Recensione: Red Pill

Di Daniele D'Adamo - 14 Gennaio 2011 - 0:00
Red Pill
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Anno: 2010
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78

C’è un nuovo socio, nel «circolo dei peccatori». È il combo italiano Red Pill che, come tessera d’ingresso, esibisce il suo primo full-length: “Sinners’ Club”. Se come «circolo dei peccatori» s’intende l’insieme che riunisce le band dedite al «thrash moderno» (anche «post-thrash»), altrimenti detto «groove metal», allora appare chiaro quale sia il raggio d’azione del quartetto modenese.

Ben fieri di essere nati sul suolo italico (l’album e il dischetto sono timbrati «Italian Angry Fuckin Metal»…), i Nostri dimostrano inequivocabilmente di voler fare sul serio. Tanto centrato e originale è il concetto che sta alla base dell’artwork, infatti, quanto seria e professionale è la registrazione del platter, avvenuta in toto nelle terre romagnole.

In modo simile a quanto accaduto negli ultimi anni per il death, anche nel thrash – o meglio groove metal nel nostro caso – sono ormai parecchie decine gli ensemble di casa  nostra che, scollatisi di dosso l’icona di «band-clone», hanno saputo e sono in grado di proporre progetti originali e ricchi di personalità congenite, cioè non acquisite.
Certo, le influenze che, sin dall’età fanciullesca, conformano il retroterra di ciascun musicista sono un fatto ineliminabile per definizione. Perciò, in “Sinners’ Club” non è né raro né strano pizzicare, qua e là, brandelli di Metallica, Ektomorf e Machine Head. Si tratta solo di ritagli, però: lo stile dei Red Pill, pur potendosi inquadrare nel filone del post-thrash, ha un’unicità che – circostanza assai positiva – rende arduo l’accostamento ad altre proposte similari.
A parere di chi vi scrive questa singolarità deriva, oltre a un evidente e innato talento nel songwriting, a una dura gavetta costruita nel corso degli anni dai membri del gruppo che, durante le interminabili serate live, hanno lavorato sulle cover dei più disparati complessi metal.

Dello stile, si diceva nel penultimo capoverso. Benché il sound sia innestato su di una robusta struttura retta da riff spesso memori – per la parte ritmica – del guitarwork tipico del thrash, l’insieme, pur compatto, non deborda potenza da tutti i pori. Il buon bilanciamento fra essa e la melodia è una caratteristica costante che lega assieme le varie canzoni del lavoro. Stefano Iori e Daniele Gaetani, oltre a curare con attenzione le ruvide ritmiche che competono alle loro chitarre, ne pongono altrettanta nell’esecuzione dei soli. Nicola Degli Angeli e Federico Bonora sono bravi a mettere su quelle battute avvolgenti caratteristiche, appunto, del groove; mentre Gaetani interpreta le linee vocali con sicurezza e decisione, alternando molto scream a poco clean, non mancando di insaporire ulteriormente la pietanza con un po’ di growl.

Un ottimo assaggio di quello che sarà il CD la offre l’opener. “Forget Not Forgive” ha un bel ritmo, caldo e arrotolante; in grado di ipnotizzare l’ascoltatore. Il ritornello è melodico, ma non troppo, supportato comunque da un’energica sezione ritmica e da un guitar-solo di pregevole fattura. “Love Song”, nella strofa, mostra che, quando vogliono, i quattro sanno anche «spaccare le ossa». Assai armonico, stavolta, l’azzeccato leit motiv, che contrasta, appunto, con il rutilante incedere della strumentazione. La continuità qualitativa delle melodie si dimostra uno dei punti a favore di “Sinners’ Club”, omogeneo e senza sbavature stilistiche nel passaggio fra una canzone (“Love Song”) e l’altra (“Ad Hominem”). “BOOM!” fa fede al nome e quindi investe, con tutta la sua rabbia, chiunque si trovi sul proprio cammino (davvero bravo, Degli Angeli, a lavorare come si deve le corde del basso), proponendo – quasi per contrasto – un refrain assai accattivante, che si ricorderà a lungo. Con “Mouthwatering Death” si provano soluzioni diverse per le linee vocali, fra filtraggi vari e growling d’assalto. E il chorus per palati fini? È dietro l’angolo, come sempre; quasi nascosto dai poderosi riff stoppati delle chitarre ritmiche. “The Noose” svela l’aspetto più profondo della personalità dei Red Pill; quello cioè in cui convivono la forza bruta del ritmo e la delicatezza dei toni. “Head Smasher” è un’altra hit ad alto voltaggio al pari di “Forget Not Forgive” e “BOOM!”. Come del resto ci si poteva aspettare dal titolo, arriva anche la mazzata fra capo e collo: “Caco-phonic Party” dove, davvero, si spinge con vigore. In “Useless Existence” fa capolino anche un po’ di elettronica, giusto per variare la canzone dal resto senza però mancare di rispetto allo stile delle altre. La veloce, riottosa e dissonante “Always Behind You” chiude degnamente il disco, rinnovando la freschezza del «Red Pill-sound» e la bontà dei vari motivi.

“Sinners’ Club” è un’opera moderna, perfettamente al passo con i tempi e, soprattutto, ricca di «belle canzoni». Se il buongiorno si vede dal mattino, il futuro non potrà che essere roseo, per i Red Pill.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Forget Not Forgive 3:53         
2. Love Song 4:16    
3. Ad Hominem 5.33        
4. BOOM! 4:39        
5. Mouthwatering Death 4:33        
6. The Noose 4:44        
7. Head Smasher 3:20        
8. Caco-phonic Party 3:42        
9. Useless Existence 4:46        
10. Always Behind You 3:59        

All tracks 43 min. ca.

Line-up:
Daniele Gaetani – Vocals, guitar
Stefano Iori – Guitar
Nicola Degli Angeli – Bass
Federico Bonora – Drums

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