Recensione: Red Planet Boulevard

Di Mauro Gelsomini - 31 Dicembre 2007 - 0:00
Red Planet Boulevard
Band: Lana Lane
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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75

Non si fa attendere l’ennesimo lavoro solista della Metal Lady per eccellenza, che segue “Lady Macbeth”, del 2005. La bella singer americana prosegue un cammino ormai consolidato da oltre dieci anni insieme al fido produttore/arrangiatore/tastierista Erik Norlander in un genere – il rock sinfonico – che non ha molti atri esponenti di spicco, soprattutto nel “ramo” delle female vocalist.

Se, da un lato, questo “Red Planet Boulevard” accontenterà i nostalgici di certo melodic rock, restando fedele ad una tradizione peraltro già conclamata dalla stessa Lana Lane con tutta la sua discgorafia, oltre alle molteplici apparizioni e collaborazioni in all stars projects e opere rock, dall’altro non bisogna fare orecchie da mercante dinnanzi all’evidente strizzata d’occhio per sonorità più sintetiche e tipiche di quella che potremmo definire e-music new generation, caratterizzata da un song-writing “mordi e fuggi”, e da un sound sintetizzato e approssimativo.

Fortunatamente la produzione di ultimo grido non si applica all’intero platter, evitando il rischio di far sembrare davvero poca cosa alcune song di assoluto spessore, pur denotando, a sprazzi, fastidiosi salti produttitivi che ne inficiano la qualità finale.

Spiccano per intensità le più heavy “Into The Fire” e “Capture The Sun” (la migliore del lotto), seguite a ruota dall’altrettanto dinamica “Angels And Magicians”, con la power ballad “Jessica” a fare da spartiacque alla dicotomia sonora sopra descritta. Il picco esecutivo è proprio quest’ultimo brano, piatto facile per la voce suadente di Lana, che evidentemente si lascia convincere (da Norlander?) ad interpretare brani dal sound moderno e vocalmente penalizzante come “Shine”, “No Tears Left” e “The Frozen Sea”.

Da segnalare episodi più oscuri e malinconici come “Stepford, USA”, uptempo dai risvolti dark, o la seconda epic ballad, “The Sheltering Sorrow”, debitrice di certe pomp-suite anni ’70.

La titletrack, posizionata per forza di cose in chiusura di tracklist, è un vero e proprio gioiellino, un medley strumentale dei temi portanti dei brani dell’album.

Non posso far altro che consigliarvi l’acquisto, quasi ad occhi chiusi, per la garanzia di classe e raffinatezza assicurata dalla cantante californiana, consapevole del fatto che il disco interesserà più che altro i fan di vecchia data dell’artista, ma speranzoso che possa far avvicinare al genere qualche melodic-addicted dell’ultim’ora.

Tracklist:

  1. Into the Fire
  2. The Frozen Sea
  3. Capture the Sun
  4. Jessica
  5. Stepford, USA
  6. Shine
  7. Lazy Summer Day
  8. No Tears Left
  9. Save the World
  10. Angels and Magicians
  11. The Sheltering Sorrow
  12. Red Planet Boulevard

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