Recensione: Reflection

Di Roberto Forghieri - 27 Ottobre 2013 - 13:05
Reflection
Band: Keen Eyed
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2013
Nazione:
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80

I Keen Eyed sono un gruppo Triestino che , dopo un lungo e travagliato  cammino (comune purtroppo a tante realtà metalliche del nostro bel paese) riesce ad approdare all’incisione del debutto dopo ben 28 anni dalla fondazione. Questo già la dice lunga sulla voglia di “spandere il verbo”, sulla tenacia e sull’esperienza quasi trentennale del combo alabardato.

La band ha solide radici nella sezione ritmica costituita dai fondatori Giorgio Gruden al basso e Fabio Paolino alla batteria; lungo la strada si sono aggiunti Ricky Zarba “mastro d’ascia”, Ricky Scarantino “mago delle tastiere” ed Angelo Gervasi “maestro della voce”.
Una menzione particolare per i cori di Alex Zarotti e per la piacevole rivelazione di quest’ album Marina Sabbadini, valore aggiunto ad un disco come non ascoltavo da tempo.
La band mette in gioco tutte le influenze che hanno maturato nel proprio percorso musicale: classic rock, progressive, metal-prog, epic metal e giunge. L’amalgama che ne scaturisce ha un sapore (con)vincente.

L’apertura di “Reflection” è affidata al breve strumentale “Dream pt.1” dove il viaggio onirico è condotto dalle tastiere di Scarantino, sferzate dal vento che soffia sulla terra di Sandman.
“She’s The Devil” ci approccia con riff pesanti, creando il tipo di atmosfera che ha reso celebri Blue Oyster Cult e Black Sabbath, in cui il fraseggio chitarra e tastiera ha un gusto genesisiano, ed introduce una vena melodica e malinconica allo stesso tempo che pervade tutto il cd e si celebra con “The Age Of Reason”. Un gioiello di New Progressive anni 80, raffinato, sublimato dalla grande interpretazione di Angelo Gervasi ed impreziosito dal duetto con Marina Sabbadini.
“Fishing Dreams” è un’altra perla che prosegue idealmente il discorso musicale della traccia precedente: le tastiere di Ricky Scarantino intessono la trama su cui la carismatica voce di Gervasi ricama l’ordito di un tappeto sonoro che Ricky Zarba (ancora grande affiatamento chitarra-tastiere) cesella con un assolo di chitarra maestoso.
E’ lo stesso Zarba che si incarica di introdurre “(You Make Me A Fell) I Belong To You”: una canzone stupenda che sembra uscita dalle session di “Dark Side Of The Moon” o di “The Final Cut”, grazie ancora ad una prestazione sontuosa della premiata ditta  Gervasi/Sabbadini…da brividi. E dal momento che i Keen Eyed non ci vogliono far mancare nulla, la chitarra di Zarba regala una “song within the song”, una canzone dentro alla canzone.

“Labyrinth” è un altro piccolo capolavoro di questo “Reflection”: si parte con un riff di tastiere quasi claustrofobico mentre la chitarra appesantisce quel tanto che basta a creare un ambiente gotico e dark prog, di cui i primi IQ (quelli di “Tales From The Lush Attic” e di “The Wake”) sono stati maestri, mentre l’apertura melodica ed ariosa del chorus richiama gli stilemi che hanno fatto grandi i Pallas di “The Knightmoves”.

Proseguendo con l’ascolto di “Lovely Hell”, immersi nuovamente in atmosfere progressive di inizio anni 80, i richiami a Counterpoint, Castanarc, Comedy Of Errors ed ai nostrani Arcansiel e Fearie Queen si sprecano, ma i KE mantengono una propria identità grazie ad influenze più hard che si manifestano nella presenza della chitarra che incastona riff crepuscolari e solos ispiratissimi.
Tutto ciò è possibile grazie al lavoro oscuro di basso e batteria che, pur non essendo mai invadenti, colorano ogni canzone di un suono pieno ed appagante all’orecchio di noi fruitori. Infatti con “Problems Behind” i KE accelerano un po’ verso un prog più recente (leggasi Arena) dove i sopracitati Gruden e Paolino dettano i tempi che poi la chitarra di uno Zarba sempre più ispirato concretizza  in un assolo evocativo.
Grande pathos per “Scent Of Feeling” un brano acustico che la grande voce di Gervasi rende quasi magico, le tastiere di Scarantino entrano in punta di piedi e fanno da preludio ad un finale sinfonico capace di ricordarmi l’immenso triplo live “Concerto” del menestrello Angelo Branduardi.
Ancora riff pesanti e quasi ossessivi in “Hold Me Tonight” che riallacciandosi a “She’s The Devil” ricorda le band del Sabba Nero e dell’Ostrica Blu.

Altro brano a tinte forti e cupe è “Love Token In The Dark” dove però i KE non dimenticano mai la loro identità ed aggiungono quel tocco melodico che potremmo ormai definire il loro marchio di fabbrica. Il cerchio si chiude là dove era iniziato con la strumentale “Dream pt.2” e con gli splendidi vocalizzi di Marina Sabbadini.

I Keen Eyed si congedano dal regno dell’Uomo di Sabbia. Con un sorriso di soddisfazione, riparto con la traccia numero uno e continuo a sognare…

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