Recensione: Regression

Di Alberto Fittarelli - 24 Settembre 2005 - 0:00
Regression
Band: Smaxone
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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80

Metal moderno: una definizione tanto sfuggente quanto interessante, visto il
cul de sac in cui spessissimo questo tipo di musica tende a cacciarsi,
stilisticamente parlando. ma che cos’è il metal moderno, come può essere
spiegato a chi, come tutti noi, cerca continuamente delle definizioni precise,
delle etichette?

In passato, ed ovviamente anche di questi tempi, vi sono state diversi esempi
pratici che era facile fornire come spiegazione: pensiamo a Devin Townsend ed ai
suoi innumerevoli progetti ed album, ai Fear Factory di Demanufacture, alle
contaminazioni con l’industrial e ad alle atmosfere urbane espresse da gruppi di
ogni tipo. Non più spade, dragoni ma nemmeno moto, pupe e tutti i cliché che
potete enumerare e che – a mio modo di vedere ovviamente – hanno ampiamente
terminato il loro ciclo vitale.

Questi Smaxone arrivano da una delle nazioni che – storicamente – hanno meno
subito l’influsso del metal vecchio stampo, uscendo solo ultimamente sul
mercato: quella Danimarca che ha dato i natali ad alcune tra le band più
innovative, anche se non solo con risultati ottimi. Penso ai Raunchy, non certo
eccezionali, ma soprattutto agli Mnemic, che invece hanno conseguito traguardi
importantissimi. E proprio da una costola degli Mnemic nascono gli Smaxone,
con l’ormai ex-cantante Michael Bøgballe ad occuparsi degli screamings e
Brian Brylle Rasmussen dietro alle pelli; ma le influenze della band
derivano in sostanza da tre grandi nomi, citati poco sopra: Devin Townsend,
Faith No More e Fear Factory. Impossibile etichettarli quindi: parti robuste
sorrette dal cantato di Michael si sovrappongono alle pulitissime vocals di Claus Lillelund,
sfiorando il puro pop in brani come Smiling e sfociando invece in anthems
da brivido, come la bellissima Freedom 2003.

Ottimo l’uso dei cori e delle tastiere, tutti al servizio di una melodia che
solo ogni tanto tende a divenire stucchevole e stancare un po’, ma che nel
complesso infonde grandissima energia in pezzi di per sé già ottimi. Non ci
sono grandi cadute lungo la scaletta del disco, tutto riesce ad essere
quantomeno interessante: Regression è un disco
“leggero” nell’attitudine, in cui talvolta le influenze dirette si
palesano un po’ troppo, e che come tutte le release dotate di una certa
orecchiabilità tende ad avere una longevità non enorme; ma anche un album ben
costruito, accattivante e da consigliare senza il minimo dubbio a chi nel metal
cerca novità, freschezza ed ispirazione.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

1. I see you part 1 
2. Regression 
3. Freedom 2003 
4. Smiling 
5. Waiting 
6. Bad sensation 
7. Dead but alive 
8. Afterlife 
9. If you cold 
10. I see you part 2 
11. Searching for my marker (Japan bonus track)

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