Recensione: Reinventions

Di Emanuele Villa - 18 Luglio 2012 - 0:00
Reinventions
Band: Wigelius
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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80

A volte i Talent Show danno delle soddisfazioni.

È il caso del True Talent svedese, un programma sconosciuto al mondo ma capace, quest’anno, di fungere da vetrina per le doti canore di Anders Wigelius, un “poco più che ventenne” cresciuto sulle note del rock melodico di un tempo che fu.
Detto, fatto: come in una fiaba dal lieto fine, Anders viene notato dal produttore di turno (Daniel Flores), gli viene “costruita attorno” una band di talento (in cui milita il fratello Erik) e l’incantesimo è riuscito. Il risultato è “Reinventions”, una delle proposte AOR più interessanti di questa prima parte di 2012: basta ascoltare i primi secondi di “Angeline” per accorgersi di quelli che saranno alcuni tratti dominanti dell’album, ovvero grinta, melodia e un sound così marcatamente vintage da sembrare appartenente all’era d’oro del rock melodico.
Aggiungiamoci una buona produzione, suoni curati e musicisti all’altezza: ne esce un album di buona caratura.
In “Reinventions” c’è un po’ di tutto: Journey e Bad English sono ovunque, ma in alcuni frangenti si intravedono anche i Toto di “The Seventh One”, un po’ di “Hysteria”, un pizzico di Foreigner e il mix è (quasi) completo. D’altronde quando si parla di AOR non c’è molto da inventare, e qui si apprezza più che altro la fervida capacità compositiva, gli arrangiamenti curati e quell’atmosfera da “eighties” che si respira dall’inizio alla fine.

C’è chi storcerà il naso, ma gli appassionati di AOR vogliono precisamente questo, e qui troveranno pane per i loro denti. Anche la struttura dell’album ricalca quella classica del genere: c’è qualche pezzo da party (“Piece of the Action”, “Do you really know”), ma sono soprattutto le ballad a lasciare il segno, a partire da una “Angeline” che mescola sonorità contemporanee e vintage con una naturalezza impressionante, ma senza dimenticare la bellissima “My Cassandra” o “Love Can be that much”, in cui l’omaggio agli Extreme di “More than Words” è palese ma senza sfociare nello stucchevole.

Menzione specifica, poi, per “Too Young to Fall in Love”, un mid tempo “ottantiano” che colpisce da un lato per la semplicità melodica quasi disarmante, dall’altro per la sua grinta, capace di emozionare anche i fan di vecchia data. Fosse stata scritta trent’anni fa, sarebbe stato un appuntamento radiofonico quotidiano.

Un buon album per una band giovane che ha molta strada di fronte a sé. Una scelta coraggiosa quella dell’AOR marcatamente “retrò”, ma dettata da una passione che va oltre le mode e le tendenze del periodo. Ci auguriamo che abbia successo e, possibilmente, un seguito. Nel frattempo, è un acquisto consigliato.

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Tracklist:

01. Angeline
02. Talking About Love
03. Do You Really Know
04. Next To Me
05. My Cassandra
06. Piece Of The Action
07. Too Young To Fall In Love
08. Right Here, right Now
09. Love Can’t Be That Much
10. Hold On To Love
11. There’s Is No Me Without You
12. I Reach Out

Line Up:

Anders Wigelius – Voce
Erik Wigelius – Batteria
Jake Svensson – Chitarra
Chris “Wielbass” Pettersson – Basso

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