Recensione: Remaining Tales

Di Eugenio Giordano - 21 Settembre 2004 - 0:00
Remaining Tales
Band: Defender
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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65

I Defender olandesi non vanno confusi con i loro omonimi tedeschi e svedesi (autori dello spettacolare “They came over the high pass”), la band in questione rappresentò una delle realtà migliori del panorama europeo degli anni ottanta. La loro discografia è stata riunita su questo “Remaining tales” originariamente edito come album autoprodotto nel 2001 e recentemente ristampato dalla greca Unisound Records.

Gli olandesi Defender esordirono nel 1984 con il singolo autoprodotto “Tales of the unexpected” seguito dall’ep “City ad mortis” del 1987 e dal singolo “Journey to the unexpected” del 1989. Tutti questi lavori sono sati uniti in questa compilation che offre a tutti gli amanti del metal classico una grande occasione per mettere le mani su del materiale di difficile reperibilità e di grande valore artistico. I Defender avevano uno stile veramente molto vicino a quello delle band statunitensi del periodo classico, praticamente questi olandesi suonavano uno US metal dai forti tratti ritmici. La produzione del cd è senza dubbio molto curata, il sound della band olandese aveva caratteristiche oscure e dinamiche. La sezione ritmica dei Defender era senza dubbio al centro del loro suono, non si possono osservare composizioni di particolare complessità ma la formula musicale di questi ragazzi era decisamente vincente. I Defender non spiccavano per tecnica o per personalità eppure ogni brano della band possiede un mood diretto e coinvolgente che nel raggio di pochi ascolti riesce a convincere completamente l’ascoltatore. Simon Menting, il cantante dei Defender, riuscì ad esprimere un grande potenziale senza scadere nei soliti schemi vocali tipici del metal degli anni ottanta. La sua voce pontente e impostata riesce sempre a colpire nel segno sovrastando il lavoro ritmico della band, con la dovuta cautela, sotto questo aspetto, i Defender potrebbero ricordare i Riot dei primi anni ottanta. Peccato per un booklet veramente poco espressivo che offre all’ascoltatore poche informazioni, mancano i testi, e mancano pure le foto. La band si sciolse all’alba degli anni novanta senza incidere particolarmente sul destino della scena europea della nuova decade. L’ex bassista dei Defender Harm Noort ricomparirà nei Goddess of Desire stravolgendo completamente le sue origini musicali, il resto della band olandese invece si è persa senza proseguire la propria carriera in altri gruppi. Un destino tristemente comune a molte band degli anni ottanta.

Si comincia con le strepitose “Tales of the unexpected” e “The journey” due pezzi travolgenti di chiara derivazione statunitense, la band riesce a colpire immediatamente con riff aggressivi e parti vocali molto ispirate ed efficaci. L’ambizione compositiva della band emerge maggiormente nelle successive “City ad mortis” e “Deadly peril” che possiedono un mood veramente oscuro ed elegante. La cattiveria del gruppo olandese esplode in brani frontali come “In the beginning” e “Counter attack” che rimandano a gruppi statunitensi come Satan’s Host e Helloween (intendo quelli americani). L’autocelebrativa “Defender” non presenta particolari spunti personali ma senza dubbio il refrain vocale di questo brano conquisterà in pochi istanti i metallari che l’ascolteranno. I tratti malvagi dei Defender olandesi si percepiscono pure nella successiva “The redeemer” un pezzo terso di oscurità e classe, quasi si percepiscono le atmosfere plumbee ed epiche dei geniali Iced Earth di “Night of the stormrider”. Lo slow “Passing by” non offre particolari aspetti d’interesse, mentre la conclusiva “Labour liberates” rimarca i canoni aggressivi e diretti della band olandese confermando il valore di questo album.

In conclusione non posso che consigliare a tutti gli oltranzisti di dare un attento ascolto a questa ristampa perchè potrebbe riservare loro una bella sorpresa. Credo sia veramente importante rimarcare i canoni classici del metal degli anni ottanta mentre la scena europea sembra sempre più tentata da trend commerciali e compromessi che fanno veramente male al metal.

1. Tales of the Unexpected  
2. The Journey  
3. City Ad Mortis  
4. Die For You  
5. Deadly Peril  
6. In the Beginning  
7. Counter Attack  
8. Defender  
9. The Redeemer  
10. Shooting the Rapids  
11. Passing By
12. Labour Liberates 

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