Recensione: Rendered Waters

Di Alberto Biffi - 20 Aprile 2011 - 0:00
Rendered Waters
Band: Kingdom Come
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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67

È Tornato Lenny Wolf, è tornato un amico.

Un amico pieno di passione, quell’amico nel cui sangue scorre la febbre per la pesca e ad ogni incontro ci racconta la stessa storia, di quando pescò quel pesce gigantesco, quella mattina in barca.
È tornato l’amico donnaiolo, che nonostante gli anni che passano, la calvizie incipiente e il fisico non più prestante come un tempo, ci narra di improbabili conquiste e peripezie erotiche.
Quell’amico che parla sempre e solo di calcio, al punto che ormai al solo nominarlo, non possiamo fare altro che associare il suo nome al gioco del pallone.
Lenny Wolf è l’amico che da ragazzino sognava di essere Robert Plant, o Jimmy Page, o molto più probabilmente entrambi.

Lenny ci racconta il rock da una vita e quando lo incontriamo per strada siamo indecisi se ascoltare le sue storie per l’ennesima volta o cambiare direzione, magari fingendo di rispondere ad una telefonata fittizia.
Il nostro tedesco naturalizzato americano, è la persona che tutti volevamo alle nostre feste, quando vendeva un milione di dischi con la sua band, oppure riusciva a strappare un posto nel bill del Monsters Of Rock, insieme a band quali Dokken, Metallica, Scorpions e Van Halen.
Poi le critiche, addirittura le prese in giro da parte dei “colleghi”, con un brano di Gary Moore e Ozzy, intitolato “Led Clones”, in cui questo magnifico duo chiamava in causa gruppi come Whitesnake ed appunto Kingdom Come, attaccandoli esplicitamente ed accusandoli di essere, come si evince dall’ironico titolo, dei cloni dei Led Zeppelin.

La classica trafila, di una band che scompare dalla memoria e dal cuore dei rockers, coinvolti dal grunge, o da qualsivoglia nuova ondata “trendaiola”.
Avvicendarsi di musicisti, periodi di stallo e di ritorni, fino a che Lenny, non riappare alla nostra festa, come un vecchio amico, portando con se una bottiglia di buon vino e un nuovo CD.
Allora ignoriamo il nostro pescatore e i suoi pesci sempre più grandi ad ogni suo racconto, e liquidiamo il nostro sedicente donnaiolo e conquistatore.
Abbiamo un disco da ascoltare.

I Kingdom Come, tornano con questo “Rendered Waters”, disco che lascia quanto meno perplessi, dandoci davvero l’impressione di essere su quel marciapiede, indecisi se affrontare una conversazione già sentita o cambiare strada (ascolto).
Questo CD, altro non è che una riedizione di vecchi brani, e (meno di) una manciata di pezzi inediti. Paradossalmente però, sono proprio le vecchie canzoni ad abbassare il livello qualitativo del lavoro.
Tracce che dovrebbero essere stra-collaudate ed ormai radicate nelle menti degli ascoltatori, al punto da suonare nelle nostre orecchie con il “pilota automatico”, vengono stravolte da un “mood” non maggiormente moderno, ma “solamente” più pesante e granitico.
Forse Lenny crede che per rendere appetibile un vecchio sound, sia sufficiente appesantirlo con distorsioni eccessive e un arrangiamento maggiormente “heavy”? Vorrei non pensarlo.

Il disco, registrato al Lenny’s Two Square Noise Factory studio di Amburgo, è ottimamente prodotto, ben suonato e ben cantato, con lo spettro di Robert Plant “leggermente” più lontano e distante.
“Blue Trees”, la terza traccia e primo dei tre inediti, presenta un brano dall’approccio molto “groovoso” e in qualche modo “britannico”, ricordandoci in più di in occasione una sorta di Oasis che, dismessi i panni di cloni dei Beatles, provano ad omaggiare i Dokken.
“Is It Fair Enough”, seconda nuova canzone di questo “Rendered Waters”, apre in modo molto solare, al punto da evocarci i grandi Blind Melon, per poi venir colpiti da sferzate di chitarra elettrica, che ci destano con non poca brutalità da quello stato di tranquillità apparente.
“Don’t Remember” ultima di questo trittico, è un ottimo mid-tempo in cui il buon Lenny canta davvero bene, in un alternanza emozionale di parti acustiche e ottimi soli.

Concludendo: l’album non è brutto, si lascia ascoltare, magari ancora meglio con un amico coscritto, in auto, durante una mattina di primavera, in viaggio verso un week end di relax al mare. In cui dei vecchi leoni, semplicemente ruggendo più forte, si sentano ancora giovani e vigorosi, seppur privi di denti.

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Tracklist:

01. Can’t Deny
02. The Wind
03. Blue Trees *
04. Should I
05. I’ve Been Trying
06. Pushing Hard
07. Seventeen
08. Is It Fair Enough*
09. Living Out Of Touch
10. Don’t Remember*
11. Break Down The Wall

*nuovi brani

Line Up:

Lennny Wolf – Voce
Eric Förster – Chitarra
Nada Rahy – Batteria
Frank Binke – Basso

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