Recensione: Reptile Brain Music

Di Francesco Sgrò - 14 Dicembre 2013 - 19:10
Reptile Brain Music
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2013
Nazione:
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85

Inizialmente nato come progetto solista, creato nel 2008 dalla prolifica mente del polistrumentista Nicke Andersson (noto soprattutto per il lavoro svolto con realtà importanti come The Hellacopters ed Entombed), gli Imperial State Electric, diventano ben presto una vera e propria band completata dal bassista Dolf de Borst, dal chitarrista Tobias Egge e dal batterista Tomas Eriksson.
Dopo i primi due album, pubblicati rispettivamente nel 2010 e 2012, il combo arriva al traguardo del terzo album in studio con questo “Reptile Brain Music”, di fresca pubblicazione.
L’amore per l’Hard Rock più sfrenato e sanguigno trasuda da ogni poro di un album divertente , fresco e ben realizzato, che trova in una produzione ruvida, efficace e soprattutto in un songwriting semplice e coinvolgente i propri punti di forza.

Una sferzata di adrenalina travolge l’ascoltatore sulle note della divertentissima “Emptiness Into The Void”, opener efficace e di breve durata, con la quale la band spezza ogni indugio, confezionando un episodio frenetico ed orecchiabile, che sembra rievocare il tipico sound che decretò il successo dei Kiss nei gloriosi anni ’70.
Il divertimento è subito dopo assicurato con la bella “Underwhelmed”, brano imperniato su uno schema melodico semplice, dominato dallo spensierato chitarrismo del già menzionato Nicke Andersson, il quale fa da sfondo ad un Refrain alcolico, che ancora una volta non disdegna di catturare i preziosi insegnamenti impartiti da band come Kiss, ZZ Top e Poison, per una partenza assolutamente brillante.

Il gruppo si dimostra perfettamente a proprio agio, sfornando una manciata di canzoni strutturalmente semplici, volte a far divertire il fruitore, proprio come dimostra l’eccellente “Faustian Bargains”, la quale seguendo le orme delle canzoni appena ascoltate, non tradisce la fede dell’Hard Rock più puro, rivelandosi uno dei migliori momenti di questa terza fatica discografica, grazie ancora una volta ad un chorus melodico molto  ben riuscito.
Echi di Kiss e Led Zeppelin, caratterizzano ancora il sound della trascinante title track, sorretta da una sezione ritmica precisa e compatta, la quale risulta ottimamente in primo piano anche nella successiva “More Than Enough Of Your Love”, la quale rappresenta probabilmente l’apice di questa release, con un Refrain assolutamente irresistibile e con un lavoro chitarristico pregevole, il quale non può che ricordare il granitico sound della celeberrima “Running Free”, portata al trionfo dagli Iron Maiden nel 1980.

La vena creativa della band mantiene l’album su ottimi livelli qualitativi, grazie alla cadenzata e soffusa “Dead Things”, ballad crepuscolare dal vago sapore beatlesiano, e dai pregevoli arrangiamenti.
E’ poi nuovamente l’Hard Rock a dominare le coordinate musicali dell’opera, grazie alla bella “Apologize”, la quale presentando un refrain fumoso e orecchiabile, arricchisce notevolmente un album che non sembra avere cali di tensione, come dimostra la bella e plumbea “Stay The Night”, contraddistinta ancora dallo spirito dei Kiss del periodo “Dynasty” (1979).

Le successive “Eyes” e “Born Again” non cessano di sorprendere e avviano l’album alla conclusione che si sublima nelle note delle splendide “Nothing Like You Said It Would Be”, ancora di chiara matrice beatlesiana e la trascinante “Down In The Bunker”, posta ad estrema conclusione di un platter eccellente, che consegna al mercato discografico una band da ascoltare e tenere d’occhio nel prossimo futuro…

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