Recensione: Requiem for my Bride

Di Enzo - 12 Aprile 2005 - 0:00
Requiem for my Bride
Band: Hellfire
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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70

I polacchi Hellfire sono giunti all’incisione del loro secondo disco che qui ci appresteremo a recensire.Ragazzi vorrei spendere qualche parola in più per la label che ha preso la band sotto le sue ali protettive, ovvero la Sonic Age Records. Questa etichetta greca è un’autenica scopritrice e promotrice di giovani talenti intenti a dedicare i loro sforzi artistici al pià purò ed incontaminato Heavy Metal (in tutte le sue genuine forme), e ciò rende davvero onore ai greci che hanno puntato molto sui giovani (ma non solo), un’etichetta di cui, davvero, si sentiva il bisogno.
Gli hellfire sono un gruppo intento a suonare un Heavy Metal potente ed impatto con numerose tendenze “thrashy oriented”. E’ indubbio che lo spirito musicale del gruppo in questione deriva prevalentemente da band quali Annihilator, King Diamond e i più veloci Exciter. Quello che ne vien fuori è un disco esplosivo, verace, sanguigno e tutt’altro che scontato.
NMusicalmente parlando, dopo una breve intro, il platter è inaugutrato dalla poderosa Road To hell (autentico tributo a King Diamond!), la produzione è ottima e degna di assoluta nota, la perizia tecnica dei musicisti è di buon livello, e la voce del singer, anche se un tantino piatta, si rivela essere comunque gradevole, aggressiva e di avere un ottimo feeling con il sound che la band propone. Attraverso splendidi e violenti refrain giungiamo alla velocissima The House un brano dal riffing ferreo quanto veloce e poderoso. E dopo la modesta Needle Dance giungiamo alla hit song Twist Of Knif, che, dopo un lento e pacato inizio, esplode in tutta la sua potenza attraverso mitici refrain accompagnati da chorus potenti e diretti. Il seguente duo di song composto da Wired Tale/Deadly Lullaby (ragionata e cadenzata) e la seguente Insidious Treat (più tenebrosa e ferrigna) formano un puro e rovente blocco d’acciaio che non lascerà assolutamente scampo ai vostri poveri timpani mentre con la successiva Defection si denota una freschezza compositiva davvero ottima raggiunta dal gruppo in virtù di un fresco songwriting che rende il brano in questione bello, travolgente ed abbastanza complesso. Chiude il disco la lunga …the Answer, un puro ammasso di metallo superveloce racchiuso nei suoi 7 minuti ed oltre di lunghezza (un pò troppo forse per brani di un certo stampo).
Gli Hellrider hanno tutte le carte in regola per imporsi sul mercato discografico europeo, il disco in questione è un lampante esempio delle qualità tecniche ed artistiche del combo polacco, certo la lunghezza di alcune canzoni lascia un pò spiazzati anche per la tipologia delle stesse, brani tirati e violenti che generalmente mal si accostano ad una durata troppo eccessiva degli stessi, ma per il resto questo album è fresco, ben suonato e ben composto, serve altro? Credo di no.

Vincenzo Ferrara

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