Recensione: Requiem of December

Di Giorgio Vicentini - 10 Luglio 2005 - 0:00
Requiem of December
Band: Beatrìk
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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80

I rintocchi delle campane a morto, l’organo mesto che descrive composto il dolore dei rimasti; così si apre il ritorno di una delle più belle realtà black metal nostrane, quei Beatrìk che avevano impressionato con l’esordio Journey Through The End Of Life.

Requiem of December è il titolo di queste ultime volontà, il desiderio di descrivere la morte e la sofferenza che viaggia con essa nella sua forma legata ai vivi, ma anche in quella dei prossimi al passo finale. Un viaggio difficile, serioso ed introspettivo così come imposto dalla solennità del momento, carico di malinconia per le cose perdute, di ciò che abbiamo amato e che vorremmo con noi nel momento finale (“The Last Wandering”), frammenti di noi che andranno inesorabilmente perduti e dimenticati dopo la scomparsa dei nostri affetti (“My Funeral to Come”); una visione a dir poco abbacinante per pessimismo (o lucido realismo?).

Composizioni orientate anche al funeral doom e non strettamente black oriented come all’esordio, mettendo a fuoco il lato emozionante e cadenzato con sonorità qualitativamente più chiare. Un processo di rinnovamento che vede protagonista la voce, non più legata agli stilemi dello scream consoni alla produzione passata, ma non più sufficienti per le volontà attuali esaltate da una voce disperata, sporcata dalla sofferenza. Ritmiche tipicamente funeree, intervallate da accelerazioni black sotto controllo, suoni freddi e preziosismi acustici, cornici raffinate per un epitaffio in bilico tra trascorsi stilistici noti e contaminazione doom sparse a raggiera, superando i limiti della forma black che non può arrivare laddove spadroneggia l’essenza funeral. 

Ai primi ascolti non ho sentito fluire in me quello che mi sarei atteso, carpendo del disco soltanto il lato puramente estetico, godibilissimo sia graficamente che musicalmente, appagante ed in un certo senso rilassante. Solo in un secondo momento, grazie ad una maggior dedizione, ho potuto godere di una disperazione profonda, vivibile seduti ad un banco di una chiesa buia, mentre quell’organo udito in apertura ritorna alla fine di ogni traccia facendo da collegamento alle varie visioni in musica, ricollegandoci alla realtà inconfutabile dell’abbandono prima di immergerci di nuovo in ricordi e riflessioni personali. E’ proprio vivendo questi Beatrìk che si può andare oltre la forma esteriore, saldamente legata al lato lirico e capace di dare i brividi al pari delle melodie ispirate, a tratti intime come l’arpeggio della seconda parte di “Eternal Rest”, oppure desolate, straziate e ricche della demoralizzata rassegnazione di “My Funeral to Come”, fino alla conclusione rallentata ed emotiva della terminale “Returning After a Death”.

Requiem of December raggiunge punte realmente toccanti ed una forza espressiva che trasuda partecipazione ed emozioni sentite. I Beatrìk sono in costante evoluzione e d’ora in poi anche i più distratti dovranno accorgersi che gemma siano.

Tracklist:
01. My Funeral to Come
02. Requiem of December
03. Eternal Rest
04. The Last Wandering
05. Apollonia’s December, 7th 1647
06. Returning After a Death

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