Recensione: Resurrection

Di Davide Iori - 24 Aprile 2007 - 0:00
Resurrection
Band: Chimaira
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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78

Nell’accingersi a recensire un album come Resurrection dei Chimaira non si può fare a meno di pensare a quale sia lo stato attuale della scena Thrash-Death europea e soprattutto americana. In questo periodo ci troviamo di fronte ad un’escalation di uscite di gruppi prodotti alla perfezione e dotati di tecnica strumentale ineccepibile i quali, assimilata la lezione di Slayer, Testament, Sepultura e degli altri capostipiti, stanno cercando di portare questo tipo di musica al prossimo livello, creando dischi basati su ritmiche martellanti, doppio pedale in posizione dominante e voci sempre più estreme e sempre meglio registrate. Il problema dunque, in un genere ancora nuovo, ma già inflazionato, diviene distinguersi dagli altri: non basta sfoderare una tecnica sopraffina ed un paio di riff taglienti che invitino la gente all’headbanging ed al moshpit, bisogna dimostrare di avere qualcosa in più dei propri concorrenti; ed è qui che giungiamo a Resurrection.

Innanzi tutto sottolineiamo che i Chimaira in questo disco il “minimo sindacale” lo mettono tutto e con una cattiveria degna delle migliori formazioni che attualmente calcano la scena: il trittico iniziale ci sbatte in faccia un musica che strappa la carne dalle ossa, che esprime rabbia e chiama violenza. Chitarre veloci e precise, batteria in versione mitragliatore spiccano immediatamente in canzoni strutturate per essere orecchiabili e potenti, che lasciano perdere la ricerca spasmodica del tempo dispari, prerogativa di altre formazioni, e puntano invece più sulla melodia. Ecco, la melodia: è su questo fattore che il combo americano scommette per distinguersi da tutti gli altri. Fin dalla seconda traccia Pleasure in Pain si notano i primo controcanti melodici, sebbene sempre inquietanti e molto atmosferici e, mentre si va avanti si scoprono arrangiamenti di sintetizzatori e chitarre pulite che fanno un po’ il verso o ad un certo tipo di Thrash Metal (ascoltatevi Destroy Erase Improve se volete sapere da dove vengono i suoni elettronici presenti in No Reason to Live e Killing the Beast), oppure ad elementi già sentiti, sebbene in salse completamente diverse, in gruppi come i Dark Tranquillity o addirittura gli Iced Earth (confrontate l’intro di SiX con alcuni pezzi di Horror show). Mano a mano che si prosegue non si può fare a meno di notare dove Chimaira siano andati a prendere per costruire i loro pezzi: gli arrangiamenti di chitarra su Pleasure in Pain e Black Heart fanno un po’ il verso a gruppi come Devildriver e Lamb of God nei loro dischi più recenti. In Empire infine troviamo addirittura influenze black metal.

Dobbiamo dunque bollare questo disco come un’accozzaglia di elementi già sentiti riarrangiati in salsa -core? Assolutamente no. Nonostante i Chimaira prendano un po’ dappertutto per comporre questo album, riescono anche a reinventare ciò che inseriscono rendendolo terribilmente coerente ed efficace. Resurrection giunge dunque alle nostre orecchie come un album unitario, fluido e molto atmosferico nella sua aggressività, cosa che oggettivamente costituisce un elemento abbastanza nuovo all’interno del genere, anche se potrebbe non essere la gioia dei puristi abituati ad arrangiamenti più scarni e meno melodici. Ci troviamo dunque davanti ad un lavoro che vale la pena di essere ascoltato e che gli amanti del genere non potranno fare a meno di apprezzare, sebbene non sia capace di far gridare al miracolo per la sua originalità.

Tracklist:
:
1- Resurrection
2- Pleasure in Pain
3- Worthless
4- Six
5- No Reason to Live
6- Killing the Beast
7- The Flame
8- End it All
9- Black Heart
10- Needle
11- Empire
12- Kingdom of Heartache (bonus track)
13- Paralyzed (bonus track)

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