Recensione: Resurrection through carnage

Di Alberto Fittarelli - 21 Gennaio 2003 - 0:00
Resurrection through carnage
Band: Bloodbath
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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68

Nostalgico: non mi viene in mente nessun altro aggettivo per definire in modo immediato questo disco. Stiamo parlando di personaggi che hanno fatto la storia della scena estrema svedese, sin dai primi anni ’90, dividendosi tra Opeth, Katatonia ed Edge of Sanity (più side projects vari), e che si sono ritrovati ad un certo punto della loro carriera a voler omaggiare quanto li aveva ispirati agli inizi, quell’inconfondibile gruppo di prime movers del death a cui tanto dobbiamo al giorno d’oggi.

Il risultato delle loro “alcoholic sessions” fu originariamente un mini-cd di 3 pezzi, pubblicato dalla sempre attenta Century Media, ed intitolato Breeding Death: il contenuto rifletteva l’orientamento verso la scena floridiana delle origini, Morbid Angel su tutti, e, pur senza distinguersi particolarmente se non per i nomi coinvolti, si dimostrava capace di ravvivare quello spirito che sembrava ormai perduto. Per un po’ è sembrato che l’iniziativa non dovesse avere seguito, per poi giungere alla pubblicazione a sorpresa (o quasi) di questo primo full-lenght.

La prima cosa che notiamo inserendo il CD nel lettore è la produzione: incredibile ma vero, il suono delle chitarre “a motosega”, ci rimanda al volo ai capolavori di Entombed, Dismember e compagnia bella! La perfezione digitale qui è bandita, la tecnologia serve solo a migliorare particolari che “ai vecchi tempi” dovevano per forza di cose essere trascurati: le sovraincisioni vocali, gli assoli finalmente ben definiti.
La prima Ways to the grave è il classico esempio di ciò che contiene l’intero disco: il drumming di Dan Swano regge benissimo gli ottimi riff di chitarra, tutti di scuola Entombed e non privi della giusta dose di melodia; l’attacco, dopo la breve introduzione in crescendo, è veloce e potente, con la voce di Mikael Akerfeltd che ruggisce come non mai, ricordando da vicino il buon Dave Vincent di Domination. Tutto è come ce lo saremmo aspettato nel ’90, dagli stacchi con il rullante a mille ai testi delle canzoni, disimpegnati, ironici ed imperniati su tematiche splatter, ma piene di humour nero.

I membri della band ci vogliono far credere che il disco sia nato di nuovo come puro divertimento, nei momenti liberi tra un impegno e l’altro, ma francamente se fosse davvero così dovrei assegnargli un bel 90 ed inchinarmi di fronte alla grandezza di questi personaggi; dato che però non credo che la Century Media pubblichi album senza un’accurata progettazione, non posso che valutare serenamente la bellezza sincera di tracce come Death Delirium o Buried by the dead, quest’ultima con un’interessante venatura thrash. Dopodichè giudico il disco per quello che obiettivamente rappresenta sul mercato metal odierno: in ogni caso, anche se non scommetterei assolutamente sul numero di ascolti che subirà tra un anno, ora come ora non posso che divertirmi sulle note di Resurrection through Carnage.

Tracklist:

1. Ways To The Grave
2. So You Die
3. Mass Strangulation
4. Death Delirium
5. Buried By The Dead
6. The Soulcollector
7. Bathe In Blood
8. Trail Of Insects
9. Like Fire
10.Cry My Name

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