Recensione: Retrospectacular

Di Alberto Biffi - 26 Luglio 2010 - 0:00
Retrospectacular
Band: Pangea
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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80

Letteralmente da Wikipedia: In paleogeografia, Pangea (dal greco antico πᾶν, forma neutra di πᾶς, “tutto”, e γαῖα, “terra”, cioè “tutta la terra”) è il nome del supercontinente che si ritiene includesse tutte le terre emerse della Terra durante il Paleozoico e il Mesozoico.
I “nostri” Pangea invece, sono un power-trio danese, dedito ad un hard rock melodico dalle mille sfumature.
La band, attiva dalla metà degli anni 90, pubblicò due lavori (“The First”, nel 95 e “Manchild” del 97) mirati maggiormente al mercato nipponico ed asiatico, che li catapultò nel gotha di quell’underground fucina di talenti e realtà nascoste.

Per il terzo disco, i Pangea rischiarono e…persero tutto. Con una produzione azzardatamente dispendiosa, la band scoprì che il mercato discografico giapponese (target della band) era collassato, ritrovandosi tra le mani un prodotto che nessuna etichetta poteva e voleva comprare.
La Lion Music ci dà ora l’opportunità di ascoltare quel “Retrospectacular”, che altresì avrebbe rischiato l’oblio e la fine ingloriosa di essere relegato in quel limbo di demo e dischi mai pubblicati ed ascoltati.

Il cd si apre con “Time’s Up”, un brano vigoroso, in cui la voce maschia del chitarrista-cantante Torben Lysholm, ci guida su di un groove molto bello e trascinante.
Iniziamo ad intuire, confermati poi dal secondo pezzo, “Hold Your fire”,che il progressive rock è un genere per nulla disdegnato dai tre danesi, i quali soprattutto a livello armonico, ci presentano soluzioni fresche, atte a tenere alta l’attenzione dell’’ascoltatore.
Torben, non ha certo una voce tipicamente metal, ecco allora che il tentativo finale di un acuto “halfordiano” ci fa bonariamente solo sorridere.

Il leader del gruppo, ottimo chitarrista, ha un timbro caldo, avvolgente e rassicurante, maggiormente adatto a cantare brani AOR, piuttosto che cavalcate metalliche.
Dotato di un estensione non eccezionale, Lysholm colma questo (relativo) limite, con una modulazione da applausi ed un gusto ed una cura per l’arrangiamento vocale davvero notevoli (“Right Between The Eyes”, terzo brano, è un esempio palese di quanto appena espresso).
Con il quarto episodio, “Blindfold”, tocchiamo territori decisamente cari a Jeff Scott Soto.
Il pezzo è fortemente debitore a band quali Talisman e Takara, in cui i cori, l’appeal catchy  e la suddetta attenzione  per i dettagli, sono determinanti.
Non ultimo, l’accostamento alle due bands svedesi è confermato da una prestazione vocale molto simile a quella dell’ex Malmsteen e Journey, con quel timbro rotondo e graffiante che non sfigurerebbe su un disco soul o blues.

In “Little By Little”, veniamo piacevolmente sorpresi da una partenza orientaleggiante, in cui il singer canta all’unisono con un sitar, per poi esplodere in un brano ipervitaminico ed intrigante. La band ha l’innato talento di incuriosirci, di spingerci ad essere vigili nell’attesa del prossimo cambio di tempo e di atmosfera, pronti a non farci sfuggire il ritornello tanto ficcante quanto sorprendente.
“Shot”, è una ballata bella e romantica,ma purtroppo stra-ascoltata. La cover di una cover di una cover di…
Ottima interpretazione da parte del trio e splendida colonna sonora per baciare la/il nostra/o bella/o.

Meglio skippare se siamo appena stati lasciati e proseguiamo oltre, asciugandoci le lacrime prima che bagnino le nostre borchie.
Su una base ritmica rocciosa ed invidiabile,costituita da Jan Engstrøm al basso e Tony Olsen alla batteria e percussioni, l’istrionico Lysholm è libero di spadroneggiare con la sua voce e la sua chitarra, proponendoci riff intricati e solos tecnici ma mai sopra le righe, catalizzando l’attenzione su di lui nella splendida “Don’t Let Go” e nella successiva “House Of Love”, brano palesemente debitore ai “Van Hagar”.
“Tnt” e “2 AM”, ripercorrono gli stessi lidi già ampiamente descritti in questa recensione. Rifframa potente e fantasioso, al servizio di brani melodici ma mai stucchevoli, soluzioni ritmiche sorprendenti ed una voce magnetica. Una spruzzata di tecnica strumentale decisamente elevata ed una voce che fa dei propri limiti la sua forza, completano il cocktail esplosivo che ci offrono i tre rockers.

I danesi riescono comunque, ancora, a stupirci.
L’ultimo brano è una sorta di semi-ballad con forti influenze country, in cui il nostro chitarrista si esibisce in uno splendido guitarwork ( fingerpicking o tapping?), chiudendo questo “Retrospectacular” in modo positivo e rilassato.
La band è compatta, unita proprio come le terre emerse in quel mega-continente dal quale i nostri hanno attinto il monicker. Abbiamo rischiato che si allontanassero andando alla deriva, ma fortunatamente rieccoli qui, vivi e vegeti a deliziarci con la loro musica.
Un lavoro assolutamente da consigliare agli amanti del buon rock melodico.

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Tracklist:

01.    Time’s Up
02.    Hold Your Fire
03.    Right Between The Eyes
04.    Blindfold
05.    Little By Little
06.    Shot
07.    Don’t Let Go
08.    House Of Love
09.    TNT
10.    2 AM
11.    It’s Too Late

Line Up:

Torben Lysholm – Chitarra, voce
Jan Engstrøm – Basso
Tony Olsen – Batteria, percussioni

 

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