Recensione: Return To Zero

Di Angelo D'Acunto - 5 Settembre 2010 - 0:00
Return To Zero
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Anno: 2010
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87

Quel che ci hanno fatto sempre capire gli svedesi è che sono bravi, e anche tanto. Difficile che, musicalmente parlando, riescano a sbagliare veramente in modo netto, qualunque sia il genere proposto (prog rock, death, doom… alla fine non ha poi così tanta importanza), nemmeno se si tratta di un “semplice” side-project, un gruppo messo in piedi appositamente per “passare il tempo”, per divertirsi quindi, magari anche proponendo un genere lontano anni luce da quello della band principale. Discorso valido soprattutto per gli Spiritual Beggars dell’axeman degli Arch Enemy, Michael Amott, progetto da sempre fedele ad un hard rock di stampo settantiano, e che torna sul mercato a circa cinque anni di distanza dall’ottimo Demons.

Return To Zero è un titolo che, come spiega lo stesso Per Wiberg nell’intervista relativa, fa capire che gli Spiritual Beggars ripartono praticamente da zero, o quasi… se l’abbandono repentino di Janne “JB” Christoffersson potrebbe far storcere il naso agli affezionati, soprattutto contando che il suo sostituto è Apollo Papathanasio (Firewind), singer proveniente dall’ambiente power metal e apparentemente poco adatto alle sonorità dei Beggars, il sound invece torna ad essere molto più vicino alle atmosfere settantiane degli esordi, senza comunque mettere troppo da parte gli spunti più heavy oriented degli ultimi dischi. Però la vera e propria sorpresa arriva proprio da Apollo: il cantante greco offre una prestazione di gran classe, con una voce che lascia perdere del tutto i registri più acuti per diventare molto più grezza, graffiante e adattissima ai suoni puramente stoner del combo svedese. Non da meno anche l’operato dei restanti elementi, con menzione d’onore per un Per Wiberg a dir poco fondamentale e che, in più di un’occasione, ruba anche la scena allo stesso Amott.
Un disco, Return To Zero, che, diciamolo chiaramente, appare sin da subito fresco e ispirato come non mai, con una tracklist che difficilmente offre momenti ridondanti, ma che, al contrario, coinvolge e convince in pieno. L’iniziale Lost In Yesterday si immerge totalmente nelle atmosfere settantiane più vicine ai primi Black Sabbath, con ritmiche cadenzate, ossessive e a tratti anche psichedeliche (da notare il break centrale ad opera di Wiberg). Sulla stessa linea anche The Chaos Of Rebirth, dove le atmosfere sulfuree lasciano spazio poi ad un finale più diretto ed heavy oriented, condito anche da un refrain pieno zeppo di melodia. Linee melodiche che fanno capolino spesso e volentieri nelle composizioni dei Beggars, come ad esempio nel ritornello “catchy” di Star Born, highlight assoluto del disco assieme a Coming Home (il riff di chitarra iniziale è semplicemente perfetto), la splendida A New Dawn Rising e Concrete Horizon, quest’ultima costruita praticamente sui suoni d’organo ad opera di Per Wiberg.

Pochi punti deboli, quindi, forse anche nessuno. Return To Zero ci mette di fronte a quanto di meglio possa offrire (alla faccia degli Arch Enemy odierni) la band capitanata da Michael Amott, con un disco che si candida, con una certa semplicità, ad essere una delle più interessanti uscite in ambito stoner/hard rock dell’anno, nonché uno dei migliori capitoli dell’intera discografia degli Spiritual Beggars. Alla faccia del side-project.

Angelo ‘KK’ D’Acunto

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Tracklist:

01 Return To Zero (Intro)
02 Lost In Yesterday
03 Star Born
04 The Chaos Of Rebirth
05 We Are Free
06 Spirit Of The Wind
07 Coming Home
08 Concrete Horizon
09 A New Dawn Rising
10 Believe In Me
11 Dead Weight
12 The Road Less Travelled

Line Up:

Apollo Papathanasio – Vocals
Michael Amott – Guitars
Sharlee D’Angelo – Bass
Per Wiberg – Keyboards, Piano, Organ
Ludwig Witt – Drums

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