Recensione: Revenant

Di Daniele D'Adamo - 23 Aprile 2018 - 16:17
Revenant
Band: Inferi (USA)
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2018
Nazione:
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74

Quando si parla di Inferi, si parla di melodic technical death metal. Un’apparente eresia che invece ha la sua ragione di esistere poiché il technical death metal, al contrario del brutal, non esclude a priori l’esistenza della melodia.

Gli statunitensi, quindi, inseriscono con piena fiducia nei propri mezzi, nella matrice del technical, addirittura le orchestrazioni, per sottolineare il concetto ottenendo un risultato sicuramente interessante. Sicuramente non comune. Tant’è che, per trovare qualcosa di simile in materia, occorre rivolgersi al symphonic e/o al cinematic black metal.

“Revenant” è il quarto full-length in carriera che consolida uno stile, come si è appena visto, sostanzialmente unico, nell’ambito death. Stile che non mette da parte nulla, del death stesso. La potenza di fuoco è spaventosa, soprattutto in occasione dei violentissimi blast-beats, intrisi del sangue proveniente dall’ugola bifronte di Sam Schneider, in grado di districarsi fra le linee vocali con pari efficacia sia con un allucinato screaming, sia con un roco growling. Spesso sovrapponendole per un risultato assolutamente devastante.

Non dimenticando la propria natura, però, sono numerose le divagazioni super-tecniche che la formazione di Nashville riesce a mettere in piedi. Brani quali ‘Condemned Assailant’, per esempio, sono di una complessità estrema, fra spaventose accelerazioni, repentini rallentamenti, riff di difficile concepimento e messa a giorno, basso travolgente, anzi stordente. A contrastare questa grande aggressività chirurgica, intervengo allora le già menzionate orchestrazioni, come per esempio accade nel favoloso incipit di ‘A Beckoning Thrall’. Visionario e possente che, aumentando via via d’intensità, dà il la a una progressione superba, costruita su una selva di riff precisi che si interrompono improvvisamente per poi riprendere al fulmicotone. Una soluzione di arduo concepimento che i Nostri perseguono con nonchalance, alimentandola, anche, di guitar-solo di pregevole fattura e notevole gusto; obbedienti anch’essi al concetto di armoniosità più che di virtuosismo a sé stante.

Del resto sarebbe impossibile, senza un’adeguata anzi elevata abilità strumentistica, mettere in piedi song come ‘Through the Depths’, tiratissime sequenze di accordi incastrati in un drumming tentacolare, velocissimo, preciso come un orologio svizzero. Occasioni in cui emerge, chiara e netta, la bravura di una band che pare non abbia confini tecnico/artistici. Sicuramente allineata alle altre formazioni che praticano il technical, sicuramente non impegnata in episodi di autocompiacimento ma anzi devota alla creazione di musica accessibile a tutti gli amanti del metallo oltranzista (cfr. intro di ‘Enraged and Drowning Sullen’).

Da quanto sopra si evince che gli Inferi se la cavino anche con il songwriting, regalando alcuni brani di considerevole effetto come la già menzionata ‘A Beckoning Thrall’. Analizzando a fondo la struttura delle song, tuttavia, si può notare una certa discontinuità fra di esse. Come se ci fosse un altalenare del contenuto artistico fra un segmento e l’altro. Alcuni in grado di sostare per un bel po’ nella memoria (‘Malevolent Sanction’), altri più volatili in virtù di un contenuto specialistico un po’ troppo spinto (‘Enraged and Drowning Sullen’), quasi universitario.

Nel complesso “Revenant” è un album più che discreto, in grado fra l’altro di rendere, ma non sempre, umano un genere che si pone agli estremi della tecnica e, di conseguenza, della difficile interpretazione nonché digestione.

Daniele “dani66” D’Adamo

 

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