Recensione: Revered Lames

Di Alessandro Calvi - 21 Agosto 2009 - 0:00
Revered Lames
Band: Nefertum
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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65

I Nefertum nascono in basilicata nel 2003 come cover band di black sinfonico. Ben presto, però, il gruppo comincia a comporre pezzi propri fino alla registrazione di un demo nel 2005 intitolato “Demo(n)” che, poco a poco, gli apre le porte per l’esordio discografico con la UKDivision Records e questo “Revered Lames”.

Il periodo di cover band non sembra essere stato del tutto dimenticato dai Nefertum, tanto che, fin dalle prime note, non possono non tornare alla mente nomi quali Dimmu Borgir, Emperor e Arcturus, con qualche spruzzata di Cradle of Filth. Il loro black sinfonico è, infatti, pesantemente influenzato dai gruppi sopra citati e questo si traduce, principalmente, in due dati di fatto.
Il primo è che ci troviamo di fronte a una delle pochissime band di nazionalità non norvegese a scrivere e suonare un black sinfonico puro e di classe paragonabile ai capostipiti del genere. Fatto non secondario perchè, se è vero che di gruppi che suonano black sinfonico è pieno il mondo, è altrettanto vero che fuori dalla norvegia le contaminazioni si sprecano dando vita a una pletora di differenze più o meno marcate fino a originare, spesso, sound che non hanno quasi più nulla in comune con l’originale.
Il secondo, purtroppo, non è così positivo e riguarda, inesorabilmente, l’originalità della band. Il paragone con i grandi nomi del black sinfonico, infatti, rischia di risultare un po’ negativo per i Nefertum che, in definitiva, non inventano nulla. Le composizioni sono, però, ben scritte. Le canzoni risultando orecchiabili e aggressive al punto giusto, con svariati intermezzi che variano il ritmo e donano sfaccettature alle capacità di songwriting dei Nefertum. Forse un po’ meno brillante la seconda parte del disco, in cui si concentrano le tracce meno sinfoniche e che strizzano di più l’occhio a un black contaminato col death. Brani che suonano, quindi, più uniformi e meno vari rispetto a quelli della prima metà. Il gruppo, insomma, dà l’impressione di sapere quello che fa, e non è una cosa così scontata oggigiorno.

Nulla da segnalare sotto il profilo della produzione. Ben realizzata e capace di dare profondità e spessore a tutti gli strumenti nel modo più adatto al genere proposto dalla band. Indubbiamente non un fatto così scontato al di fuori della Norvegia, ma proprio per questo capace di farsi, per fortuna, “dimenticare” durante l’ascolto.

Per concludere, l’esordio dei Nefertum con questo “Revered Lames” presenta luci e ombre. Indubbiamente ci troviamo di fronte a una band dalle grandi qualità compositive che, però, in questo caso si riflettono in composizioni che risentono ancora troppo dell’esempio dei grandi del genere. Se questi ragazzi sapranno migliorare l’originalità della propria proposta, senza tradire il genere a cui fanno riferimento, potremmo trovarci di fronte a una delle migliori band di black sinfonico mai nate fuori dalla Norvegia.

Tracklist:
01 Revered Lames
02 Slaves of Darkness
03 Beneath the Ashes
04 Crossdressphyxia
05 Blackhearted
06 Rotting Idle’s Inquisition
07 Hatedance
08 Lustful Requiem

Alex “Engash-Krul” Calvi

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