Recensione: REvolution

Di Mauro Gelsomini - 8 Dicembre 2003 - 0:00
REvolution
Band: Lynch Mob
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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60

Dopo lo scioglimento dei Dokken, nel 1989, George Lynch formò questa band assieme al batterista, Mick Brown, già suo compagno nella citata band. Da quel momento prese vita una serie di scioglimenti e reunion, legati al mancato successo commerciale dei Lynch Mob, che coinvolse gli stessi Lynch, i Dokken e un progetto solista di George.
Oggi non c’è altra carne al fuoco, non c’è nessuna nuova dal fronte Lynch, se non questa raccolta rimasterizzata che, forse eccezion fatta per l’inedita “Relax” (ma potrebbe essere tranquillamente una b-side, non lo so), mi sembra solo un nostalgico tentativo di riproporre vecchi brani in un nuovo sound, camuffando a volte i motivi di un fallimento tramite artifici “moderni”, come accordature in re et similia.
Per “indorare” la pillola, i nostri propinano tra una portata e l’altra anche remake di brani dei Dokken, a cominciare dalla titletrack di “Tooth And Nail”, classe 1984, quando la band si avviava al boom discografico e si ritagliava il suo ruolo da protagonista nell’hair metal dell’epoca. E’ proprio il binomio “hair metal”/”accordature basse” che mi fa storcere il naso: da una parte non la giudico una trovata di gusto – e questa può essere una mia opinione – che ha perso tutto il pomp che fece grandi le versioni originali, dall’altra non mi sembra che si possa dare a Cesare ciò che non gli fu dato in passato con una soluzione così banale… Forse, però, il platter è stato confezionato per il pubblico americano, avvezzo e amante di sonorità quasi hardcore, qui anelate, oltre che dalla “moderna” tonalità, anche da altre soluzioni. Cito su tutte la timbrica al vetriolo di Robert Mason, al ritorno dopo la parentesi Oni Logan.
Sempre dai Dokken, si risentono “Kiss Of Death”, tratta dal quarto e accattivante album “Back for the Attack”, “Paris is Burning” (un cavallo di battaglia per il Lynch solista) e “Breaking The Chains”, dall’omonimo debut del 1982.
“Tangled In The Web”, “Cold Is The Heart”, “When Darkness Calls” e “The Secret” arrivano direttamente dall’omonimo dei L.M., datato 1992, e mettono in bella mostra, oggi come allora, una serie di assoli impressionanti, ben inseriti in un contesto hard rock commerciale, in cui le manie di protagonismo di George venivano soddisfatte, anche se la bocciatura inesorabile dipese dalla latitanza di una vera e propria hit.
Dal debut “Wicked Sensation”, di due anni prima, sono tratte “All I Want”, “River Of Love”, “She’s Evil But She’s Mine” e la titletrack, che se fossero uscite qualche anno prima avrebbero probabilmente spopolato, mentre subirono lo spettro dei Dokken rimanendo a lungo trascurate.

Risollevano un po’ il voto il fatto che i Mob siano rientrati in studio per riarrangiare le song invece di riproporle in uno sterile remaster, unitamente ai soli superlativi di Lynch, in grado di toccare la sua ESP custom come fosse una donna…

Tracklist:

  1. Tooth And Nail
  2. Tangled In The Web
  3. All I Want 
  4. Kiss Of Death
  5. She’s Evil But She’s Mine
  6. Relax
  7. Cold Is The Heart
  8. Breaking The Chains
  9. When Darkness Calls
  10. River Of Love
  11. Wicked Sensation
  12. Paris Is Burning
  13. The Secret

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