Recensione: Rewakening
Ogni volta che m’appresto ad ascoltare una nuova release di un gruppo proveniente dalla Danimarca, la mente corre subito a bands emozionanti del calibro di Mercyful Fate e Artillery, o artisti come Lars Ulrich; capaci cioè di fare dell’innovazione musicale il proprio vessillo. Non proponendo sostanzialmente qualcosa di assolutamente nuovo e mai ascoltato, ma facendo propria la lezione di act che in quegli anni (ottanta …) si stavano affermando e rielaborandola secondo ciò che era il loro background culturale e musicale.
Peccato però che questo, a mio avviso, non sia il caso dei The Burning, four-piece di groove metal che, pur avendo solo un chitarrista, si autodefinisce «heavier than most twin guitar bands in today’s metal scene» …
A due anni di distanza dal non certo esaltante debutto “Storm The Walls” i danesi si ripresentano con un nuovo full-length intitolato “Rewakening”, forti di un’intensa attività live, ma soprattutto agevolati dal contratto stipulato in precedenza con la Massacre Records, in grado cioè di promuovere il gruppo con budget non trascurabili. A questo si aggiunga la buona produzione affidata a Kristian Kohle Bonifer (Crematory, Abandoned, Agathodaimon) nei KohleKeller Studios, con le parti vocali registrate da Jacob Bredahl (che aveva militato negli Hatesphere, concittadini The Burning) negli studi Smart N’ Hard. Altro punto di forza la collaborazione con l’artista sudamericano Mariano Villalba, che ha curato l’artwork dell’album.
Tutte queste incoraggianti premesse, però, non bastano a giustificare l’acquisto del CD in questione. A parte i testi banalmente anticlericali e autocelebrativi, non sono affatto migliorate le modeste capacità di songwriting riscontrate nel disco precedente. Non c’è stata quindi alcuna evoluzione compositiva e, per quanto concerne la qualità artistica, si rimane su quegli scarsi standard.
Il sound di “Rewakening” può essere descritto come il connubio tra il thrash-core e lo swedish melodic death, con una (decisa) strizzatina d’occhi a quanto fatto dagli ultimi Pantera.
L’opener “It Came From The North”, pur essendo il brano più breve e meno articolato, è tuttavia apprezzabile; possedendo carica energetica da amplificare in sede live. Nelle successive “Cloven Hoof”, “Carnivora” ed “Eight Legged Omen” si notano anche le buone capacità tecniche dei musicisti. Si ha già però la forte sensazione, confermata dai brani successivi, che il quartetto non solo si limiti a offrire tutti i vari cliché del genere (citando In Flames e Dark Tranquillity per la musica, talvolta Corey Taylor degli Slipknot per le linee vocali); ma che le canzoni stesse tendano ad assomigliarsi per andatura e struttura.
A risollevare in parte la media del platter ci pensano “Live The Boat”, dove si segnala l’apparizione come ospite di Bo Summer (Illdisposed), e la veloce title-track. Esse, tuttavia, non bastano: il giudizio di «sufficiente» rimane, purtroppo per i Nostri, una lontana chimera.
In conclusione “Rewakening”, molto probabilmente, non soddisferebbe del tutto neanche un fan sfegatato del genere. Figuriamoci un ascoltatore che si dovesse avvicinare a queste sonorità per la prima volta …
Orso “Orso80” Comellini
Discutine sul forum nel topic relativo!
Track-list:
1. It Came From the North 3:02
2. Cloven Hoof 3:20
3. Carnivora 3:26
4. Eight Legged Omen 4:53
5. Repentance (Burned On The Stake) 3:08
6. Father They Call Me The Heretic 4:43
7. He Who Whispers In The Back Of Us All 4:43
8. Evangelical Cannibal 4:07
9. Unspeakable 4:02
10. Live The Goat 4:09
11. Rewakening 4:36
12. My Apostacy 3:26
All tracks 47 min ca.
Line-up:
Johnny Haven – Vocals
Alexander Kjeldsen – Guitar
Thue Moller – Bass
Tobias Host – Drums