Recensione: Rhizomes of Insanity

Di Daniele D'Adamo - 25 Aprile 2019 - 11:12
Rhizomes of Insanity
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2019
Nazione:
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In filosofia, un “rizoma” cresce orizzontalmente e ha una struttura diffusiva, reticolare, anziché arborescente. Esso è un anti-albero, un’anti-radice, un’anti-struttura. È dalla forma molto complessa nonché in continua evoluzione, nella quale tutto può avere influenza su tutto, senza gerarchie di sorta.

Basandosi su questa metafora del significato botanico del rizoma, i francesi Fractal Universe fondano le tematiche e la musica di “Rhizomes of Insanity”, secondo full-length in carriera che segue un EP (“Boundaries of Reality”, 2015) e il debut-album “Engram of Decline” (2017).

Così, similmente a quanto sopra esposto, il combo di Nancy sviluppa il proprio death metal contaminandolo con stili musicali eterogenei, riuscendo a evolverlo verso forme non ancora sperimentate nel campo del metal estremo. Non si tratta di veri e propri stravolgimenti tali da compromettere l’appartenenza al death, tuttavia, già dall’opener-track ‘Oneiric Realisations’ si possono estrapolare eterei break dal forte sapore onirico, come peraltro suggerisce il titolo della song. Immersi, questi, in una potente raffigurazione dello stile trattato, blast-beats compresi. C’è anche da considerare che Vince Wilqui canta spesso in clean, sebbene siano predominanti – anche su un raro growling (‘A Reality to Foreclose’) – le linee in harsh vocals, sì da aggiungere, alla mistura, anche il concetto di progressive, come del resto si è più su accennato. Anche ‘Flashes of Potentialitie’ reitera il modello scolpito per ‘Oneiric Realisations’, dimostrando che la tendenza a comporre e poi eseguire qualcosa di davvero personale sia profondamente insito, nei Nostri.

E difatti così è. Uno stile così complesso necessita di idee forti e ben chiare, nella testa di chi scrive, affinché esso possa svilupparsi interamente in modo da disegnare un qualcosa che solo e soltanto i Fractal Universe possano concepire. Si può quindi dire centrato al 100% l’obiettivo di suonare qualcosa che rimandi, senza tentennamenti, a essi. Il loro modus operandi, non a caso, rinviene con veemenza in tutti i brani del disco, i quali si allineano con naturalezza al concept che tiene in piedi il disco stesso (‘Rising Oblivion’, ‘A Reality to Foreclose’).

In certi frangenti, però – forse – i Fractal Universe esagerano, come nella ridetta ‘A Reality to Foreclose’, presentante intermezzi poco significativi, anzi un po’ noiosi. Ed è qui che è insito il difetto principale di “Rhizomes of Insanity”, evidente, appunto, in certi inserti poco riusciti, nati quasi a forzare il sound nella direzione che l’ensemble ha intrapreso con così tanta determinazione. In tracce come ‘Masterpiece’s Parallelism’, invece, emerge una natura più fresca, scoppiettante, aggressiva; piacevole da ascoltare per la presenza, anche, di ingredienti melodici. A tal proposito, tali inserimenti, presenti in tutto l’arco di vita del platter, sono praticamente perfetti nel loro sviluppo, donando allo stile dell’act tricolore quella vivacità che, altrimenti, nel caso non fosse stata presente, avrebbe reso lo stile medesimo inutilmente ostico e eccessivamente lambiccato.

L’incipit lisergico di ‘Masterpiece’s Parallelism’, difatti, introduce all’attacco furibondo della sezione ritmica nel solito modo, sfilacciando l’effetto-sorpresa. Un esempio, questo, che vale per l’intero LP, nel quale alberga una sorta di altalena fra tratti lentissimi e visionari, e tratti quasi brutali, dalla notevole dose di bellicosità. Trattata chirurgicamente, ovviamente, giacché il quartetto del Grand Est non è secondo a nessuno, in termini di livello tecnico ed esecutivo. E ciò accade non tanto fra canzone e canzone ma, sempre, all’interno di ogni singolo pezzo (‘Madness’ Arabesques’).

Un approccio coraggioso, che può piacere o non piacere, senza mezze misure. Death metal… cerebrale? Sì, si può affermare senza ombra di dubbio. Sicuramente, per ciò che concerne il songwriting, i Fractal Universe devono aver studiato a fondo ogni singola nota, ogni singolo accordo, ogni singolo arpeggio. Anche questo, può risultare gradevole oppure no. Insomma, benché la musica di “Rhizomes of Insanity” sia stata matematicamente costruita secondo i canoni del.. rizoma, anche in questo caso non si può che rimandare ai gusti personali di ciascuno.

Obiettivamente encomiabile, al contrario, l’ardire di aver creato uno stile sostanzialmente unico, ricco di salti progressiti e giravolte evoluzionistiche.

Daniele “dani66” D’Adamo

 

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