Recensione: Right In The Guts

Di Orso Comellini - 10 Febbraio 2013 - 0:00
Right In The Guts
Band: Herman Frank
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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69

Battere il ferro finché è caldo. Deve essere stato questo il motto del buon Herman Frank dopo aver raccolto consensi unanimi con i due recenti e ottimi lavori degli Accept (“Blood Of The Nations” del 2010 e “Stalingrad” dello scorso anno) e il buon debutto solista “Loyal To None” del 2009. Eppure, raramente questo proverbio – che implica inevitabilmente tempi stretti – è stato foriero di grandi uscite nella storia del metallo pesante. Chi, come il dotato axeman, a questa musica ha dato tanto in più di trent’anni di carriera, dovrebbe sapere meglio di altri che per continuare ad affermarsi ad alti livelli bisogna lavorare sodo e curare ogni minimo dettaglio e che talvolta tutta l’esperienza e la malizia del caso non sono sufficienti.

Ma procediamo per gradi. Rispetto al debutto, sul qui presente “Right In The Guts” troviamo una formazione piuttosto rimaneggiata. Ad affiancare Frank, infatti, ritroviamo il solo Peter Pichl (ex-Running Wild) al basso, mentre il più esperto Stefan Schwarzmann (Accept, Krokus, Paradox, Running Wild e Udo, tra gli altri) viene sostituito dallo sconosciuto Michael Wolpers. Infine, il buon Rick Altzi (At Vance) prende il posto del più carismatico Jioti Parcharidis dietro al microfono. Da segnalare poi il cambio di formazione da quattro a cinque con l’innesto di Christos Mamalitsidis alla seconda chitarra.

A conti fatti, sono tutti cambi che, ahimè, non hanno fatto che impoverire la line-up, tuttavia sarebbe alquanto ingiusto affermare che la prova dei rincalzi sia insufficiente: sono tutti dei professionisti e si sente. Il problema semmai è che la loro prova sembra tanto quella di turnisti che svolgono il proprio compito diligentemente, prendono la propria paga e tanti saluti, specie per quanto riguarda Wolpers. Manca un po’ quel coinvolgimento e quella passione che di solito permette di emergere a prescindere dal grado di preparazione tecnica. Discorso simile anche per Altzi, singer svedese senz’altro dotato di una bella voce, votata forse più all’hard rock con i suoi toni caldi e viscosi che tanto ricordano l’approccio stilistico di David Coverdale o Jørn Lande. Manca però quella verve che caratterizzava l’operato di Parcharidis sul precedente lavoro, sebbene per il resto la sua prova sia irreprensibile.

A tutte queste considerazioni si contrappone, per fortuna, Frank con il suo stile irruento e spregiudicato da un lato e dannatamente classico dall’altro, in una miscela tipicamente teutonica. È lui a tenere in piedi la baracca, e non potrebbe essere altrimenti, grazie ad alcuni graffianti riff siderurgici e soprattutto ai suoi soli mozzafiato disseminati nelle varie tracce (sentite per esempio quello di “So They Run”). Canzoni come la (quasi) titletrack, “Right In Your Guts”, possente nel suo incedere pur sempre accattivante o la vigorosa “Black Star”, tengono alta la soglia dell’attenzione principalmente per merito suo. Talvolta, invece, è tutto il gruppo a funzionare a dovere, come testimoniano la ballata ‘ottantiana’ dall’animo blues, “Falling To Pieces”, sulla falsariga di certi successi dei Whitesnake e la successiva “Raise Your Hand”, anthem di sicuro effetto dal vivo.

Non bastano però una manciata di brani azzeccati e una prestazione positiva, anche se di mestiere, del principale interprete per innalzare sopra una comunque ampia sufficienza, un lavoro un po’ ovattato come “Right In The Guts”. Sono anche troppe le canzoni per così dire senza infamia né lode, in un’ipotetica scala di grigi che a lungo andare finisce per annoiare l’ascoltatore. Probabilmente avrebbe dovuto scegliere più oculatamente i propri compagni d’avventura o pretendere di più da loro, oppure investire un po’ più del suo tempo curando più a fondo le composizioni. Fatto sta che consiglio l’acquisto solo ai più affezionati fan, mentre a tutti gli altri, se ancora non lo aveste fatto, suggerisco di recuperare gli ultimi lavori degli Accept, perché è da quei dischi che potrete capire e apprezzare le reali capacità di Herman Frank.

Orso “Orso80” Comellini

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Tracce:

01. Roaring Thunder 3:33
02. Right In Your Guts 4:27
03. Ivory Gate 3:49
04. Vengeance 4:43
05. Starlight 3:42
06. Falling To Pieces 4:34
07. Raise Your Hand 3:57
08. Waiting 3:49
09. Hell Isn’t Far 3:49
10. King’s Call 4:01
11. Lights Are Out 4:15
12. Black Star 4:39
13. So They Run 4:42

Durata 54 min. ca.

Formazione:

Rick Altzi – Voce
Herman Frank – Chitarra
Christos Mamalitsidis – Chitarra
Peter Pichl – Basso
Michael Wolpers – Batteria
 

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