Recensione: Rise of the Phantom

Di Stefano Ricetti - 13 Dicembre 2005 - 0:00
Rise of the Phantom
Band: Phantom-X
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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40

Basta il cantante degli Omen Kevin Goocher (chapeau per una grande band!), una produzione affidata a Sterling Wingfield (King Diamond, Pantera e Damageplan), un ottimo artwork in copertina e un contratto con la Mausoleum per fare uscire un bel disco di HM: la risposta è un no secco!

Rise of the Phantom è un bluff colossale, un’occasione buttata bellamente alle ortiche che sicuramente non farà salire le quotazioni di questa band, che vedo già relegata (se le andrà bene) a una carriera da comprimaria per il resto della propria esistenza. Ammetto candidamente di essere arrivato a fatica alla fine dell’ascolto di questo Cd la prima volta. Poi, come un buon cronista dovrebbe sempre fare, me lo sono risentito in una giornata diversa, per scacciare gli eventuali influssi malefici di una giornata storta, che avrebbe colpevolmente minato una innocente recensione e il risultato non è cambiato. HM scolastico, “loffio” trito e ritrito, tutto scontato e previsto: questo è quanto esce da questo dischetto ottico. Il genere – quanto mi dispiace ammetterlo – era proprio quello legato al metallo classico stile british che amo visceralmente (Judas Priest, Saxon, Tygers of Pan Tang, Jaguar, Diamond Head, Iron Maiden) con qualche scorrazzata in territori dark (Mercyful Fate/King Diamond, Ronnie James Dio): quindi le premesse per fare bene potevano esserci proprio tutte… ma nisba!

Perfino i chorus sono molli, senza mordente né cattiveria. Non basta nemmeno una buona intuizione come il  pezzo tributo a Dimebag Darrel (Metal Warrior) ad alzare le quotazioni di questo platter ed è un vero peccato, perché la produzione globale del lavoro è di alto profilo. Una nota di merito riguarda la coesione della band, che se ne frega di trend e mode e propone delle sonorità antiche che le hanno permesso di girare ultimamente l’Europa con dei dinosauri (in senso affettuoso, s’intende… tanto di cappello!) dell’HM come gli Anvil.

Oggi come oggi non basta più, in un mercato musicale inflazionatissimo dove la pirateria spadroneggia Rise of the Phantom rischia di fare spessore a vita negli scaffali dei negozi: paradossalmente, come accennavo in apertura di recensione, l’unica cosa da salvare è la copertina del Cd!

Stefano “Steven Rich” Ricetti

          

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