Recensione: Rise or Fall

Di Daniele D'Adamo - 2 Luglio 2016 - 23:52
Rise or Fall
Band: Dead Ficus
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2016
Nazione:
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72

Dieci anni esatti. Di fatiche, di sacrifici, di lavoro. Senza mai cambiare formazione. Per arrivare al debut-album. Questa, in estrema sintesi, la carriera dei francesi Dead Ficus e del loro maestoso “Rise or Fall”.

Già, poiché, sebbene trattasi di un’autoproduzione, il CD presenta una manifattura perfetta in tutti i dettagli. Booklet completo di tutto, compreso i testi, artwork di livello professionale, confezione curata in modo maniacale.

Ma, soprattutto, il suono. Di livello assoluto, superiore a quello di molte produzioni ufficiali, cui non ha nulla da invidiare. Anzi, si tratta di un sound pieno, corposo, adulto. Che, uscendo dagli speaker, quasi si materializza, prende forma. Grande pulizia, pure, necessaria per esprimere al meglio il caleidoscopico stile della formazione d’oltralpe. 

Uno stile centrato sul melodic death metal, ma che abbraccia praticamente tutto il metal. A 360°. Le influenze che si possono percepire in “Rise or Fall” sono difatti innumerevoli. Rock, heavy, *-core, black e death sono ingredienti sparsi un po’ ovunque, nel disco. I Dead Ficus, però, sono molto bravi a tenere assieme il tutto. Dando origine al loro personale sistema di suonare, che regge costantemente le redini delle varie song che compongono il platter. Certamente una decade passata insieme, musicalmente parlando, non può che aver giovato, in tal senso, allo stile dei Nostri.

Stile che accorpa a sé una buona dose di melodia, mai stucchevole, neppure somigliante a quella del gothenburg metal. Armonie del tutto personali, insomma, come dimostra la stupenda ‘Secrets and Illusions’, vera hit dell’intero lavoro. Ricchissima di fini ceselli, seppure sempre robusta, massiccia, come del resto lo è in ogni frangente “Rise or Fall”. Perché a rendere il sound sempre e comunque dotato di una certa aggressività, è l’ottima interpretazione di Sèbastien Saxer. Con il suo personalissimo screaming, che a volte diventa harsh vocals, costantemente sul pezzo, impeccabile nell’interpretare linee vocali assai varie e cangianti.

Lo sconfinamento nell’heavy, poi, è un’operazione che sicuramente dà molto piacere, al sestetto di Strasburgo. Lo si percepisce chiaramente in brani come ‘Burden of Life’, ove, addirittura, si ode qualche eco della NWOBHM. Del resto, la molteplicità delle derivazioni tipologiche che caratterizza così pesantemente “Rise or Fall” è, probabilmente, l’aspetto migliore del lavoro stesso. Poiché non portano allo sfilacciamento della linea di percorso che identifica i Dead Ficus

Bravi loro, quindi, a non perdersi in se stessi.

Daniele D’Adamo

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