Recensione: Rise to Power

Di Alberto Fittarelli - 11 Marzo 2004 - 0:00
Rise to Power
Band: Monstrosity
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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89

Signore e signori, ecco a voi una delle bands più sottovalutate di tutti i
tempi: sto parlando degli americani Monstrosity, brutal band fondamentale
per il suo operato, ma mai degnamente ricompensata nè dalla critica, nè dal
“grande” pubblico del death metal.

Tanto è vero che questo stesso Rise to power, ultimo album della
band, esce in Europa dopo essere stato reso disponibile sul mercato americano
già da diversi mesi; rendiamo grazie alla Metal Blade che ha colto l’occasione
di accaparrarsi un grande gruppo e relativo grande disco. Sì, perchè Rise
to Power
è per l’appunto un album che prosegue il trademark tipico di
questi 5 statunitensi, con un brutal death metal caratterizzato in primis da un
elevato grado di ascoltabilità, grazie a riffs lineari, di grande impatto e mai
intricati (come nel death floridiano classico). I Monstrosity si erano
assestati su questo sound dal precedente In Dark Purity, vera gemma del
panorama estremo, a cui però avevano fatto seguito alcuni anni difficili,
dovuti a probelmi personali dei singoli componenti e ad alcuni cambi di
formazione; ed il suo successore enfatizza ulteriormente le qualità del combo,
inanellando una serie di pezzi perfetti ed unici nel genere.

A partire da The Exordium, di nome e di fatto, che costituisce
uno dei pezzi migliori mai scritti dal gruppo: un riff portante semplicemente
splendido nella sua semplicità, sorretto da una sezione ritmica dinamica e
varia, vera responsabile della grandezza della canzone; insieme alle parti
vocali di Sam Molina, nuovo cantante reclutato per l’occasione, ed alla
chitarra di Tony Norman, con i suoi assoli sempre intelligibili, spesso
molto più melodici dello standard del genere. Melodia che, brutalizzata dalla
sezione ritmica e dalla velocità su cui viene strutturata, va a ripetersi in
varie forme anche nelle tracks seguenti: Awaiting Armageddon è
thrasheggiante e da headbanging puro; Wave of Annihilation
cadenzata e mortifera, ma in modo diverso dai Morbid Angel: più
“europea” negli arrangiamenti, più varia nella struttura. E senza
tralasciare The Fall of Eden, strumentale semi-acustico di grande
feeling, tutto l’album si mantiene su livelli altissimi, con l’apice nella title-track:
un riff lento ed accompagnato dal suono delle campane si sovrappone alle vocals
filtrate di Molina, per poi evolversi seguendo di nuovo le ottime parti
soliste delle chitarre.

Niente manca in un disco come questo: brutalità, tecnica, incisività ed
anche un certo appeal “radiofonico” (ma ovviamente parlo delle radio
universitarie americane, dove i Monstrosity sembrano spopolare). Nella
speranza che finalmente di loro non ci si ricordi più solo per aver avuto George
“Corpsegrinder” Fisher
nei propri ranghi, ma che riescano
finalmente a sfondare e ad avere una buona costanza nelle proprie produzioni,
non fatevi scappare uno dei dischi death del 2004!

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

1. The exordium
2. Awaiting Armageddon
3. Wave of annihilation
4. The fall of Eden
5. Chemical reaction
6. A casket for the soul
7. Rise to power
8. Visions of violence
9. From wrath to ruin
10.Abysmal gods
11.Shadow of obliteration

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