Recensione: Rise To Ruin

Di Stefano Risso - 3 Agosto 2007 - 0:00
Rise To Ruin
Band: Gorefest
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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75

La reunion culminata con
La Muerte

non è stata solo un fuoco di paglia. Due anni più tardi i Gorefest
ritornano sul mercato ancora più cattivi e compatti con il settimo album in
carriera, Rise To Ruin, che attesta il rinnovato spirito dei
nostri a picchiare duro col death metal tipico della band, mettendo leggermente
in secondo piano le influenze che avevano segnato l’ultima parte della carriera
degli olandesi, e che avevamo in parte ritrovato in La Muerte.

Ascoltare Rise To Ruin ha lo stesso effetto di quando si torna
a gustare la torta della nonna dopo parecchio tempo. Quei sapori un po’ sbiaditi
ritornano vivi nella memoria, rinfrancando il palato e aumentando il piacere
durante la degustazione rendendosi conto che ci si può ancora saziare con un
prodotto che è rimasto pressoché immutato nel gusto e nella sostanza. E questa
potrebbe essere una sommaria descrizione dei contenuti di Rise To Ruin,
un ritorno maggiormente focalizzato sulla matrice death metal dei Gorefest,
un disco in cui i nostri ritrovano un rinnovato vigore nel suonare e comporre
musica che abbia una forte identità, potente, rabbiosa e all’occorrenza
melodica. Un platter meno vario del precedente, che potrebbe incontrare però i
favori di un pubblico affezionato maggiormente al suono robustissimo e impetuoso
della coppia Bonebakker/Harthoorn, e ai tempi granitici rotti da
improvvise accelerazioni.

Ingredienti buoni e genuini danno quasi sempre bei risultati, specialmente
se padroneggiati con cura ed esperienza. Ingredienti da ritrovare nel ruggito
fantastico di Jan-Chris De Koeijer, nel drumming equilibrato di Ed
Warby
, nei bellissimi assoli di Boudewijn Bonebakker, e nella solita
classe di una formazione storica del death europeo. Come tutte le cose fatte in
casa, l’importante è la sostanza, non tanto la forma, e infatti in Rise To
Ruin
troverete quintalate di sostanza, senza dover ricorrere a voli
pindarici fatti di tecnicismi estremi o di innovazioni radicali (come visto in
passato, non il campo più fortunato per la band). Se è il risultato che conta,
allora possiamo ritenerci più che soddisfatti, ascoltando brani come l’opener
Revolt
, impetuosa e condita da assoli pregevolissimi, o la terza The War
On Stupidity
, violentissima. Una “semplicità” di fondo che non intacca il
valore del disco, presentando riffoni da scapocciamento continuo in A
Question Of Terror
(che ricorda vagamente l’andamento di Rogue State,
ancora insuperabile) e brani di ampio respiro come Babylon’s Whores, nove
minuti e non sentirli, un pezzo che da solo vale quasi l’acquisto dell’intero
album.

I Gorefest non deludono insomma, non verranno inseriti nelle
primissime posizione nella classifica dei migliori dischi death metal dell’anno,
ma dietro ai tanti ottimi lavori/capolavori del 2007, Rise To Ruin non teme confronti.

Stefano Risso

Tracklist:

  1. Revolt
  2.  Rise To Ruin
  3. The War On Stupidity
  4. A Question Of Terror
  5. Babylon’s Whores
  6. Speak When Spoken To
  7. A Grim Charade
  8. Murder Brigade
  9. The End Of It All

 

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