Recensione: Rise to Supremacy

Di Andrea Bacigalupo - 7 Aprile 2018 - 13:39
Rise to Supremacy
Band: Anialator
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2018
Nazione:
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65

ANIALATOR LOGO

Gli statunitensi Anialator fanno parte di quei gruppi nati praticamente con il Thrash stesso, al seguito della prima ondata, ma che non sono riusciti a sfondare, subissati dalla marea di talenti dell’epoca, nonostante fossero un gruppo di qualità discreta.

Durante il loro periodo di attività hanno sfornato due demo e due EP, ‘Anialator’ del 1988 e ‘Anialator II’ del 1989, dopodiché si sono sciolti per riformarsi nel 2015 con quattro nuovi musicisti reclutati dal membro fondatore Alex Dominguez, che ha così ridato vita al monicker.

Siglato un contratto con la Xtreem Music, gli Anialator si rilanciano sul mercato, presentando ‘Rise to Supremacy’, il nuovo EP pubblicato il 7 febbraio 2018.

Il loro è un Thrash potentissimo e violentissimo, senza compromessi, primi capostipiti Slayer, Sepultura e Possessed, reso possibile da una buona capacità tecnica di tutti i componenti.

ANIALATOR BAND

I cinque pezzi che compongono il mini album tirano fuori un po’ tutte le qualità del combo, che è a proprio agio, sia quando suona velocissimo, sia quando si sposta verso ritmiche più cadenzate.

Per quanto le composizioni siano brutali non manca una certa ricerca melodica e quello che, da un primo ascolto affrettato, sembra caos fatto a caso è invece il frutto di un lavoro preciso e ricercato, con una voce che, per quanto non possa dirsi tra le migliori, riesce a dare buona interpretazione unendo il tutto.  

La prima esplosione è causata da ‘Embrance the Chaos’, dirompente e velocissima, con una batteria travolgente e con un cambio di tempo che rallenta senza perdere potenza per condurre all’assolo.

All Systems Down’ parte meno veloce ma è pestatissima, accelerando nelle strofe e nuovamente rallentando, infondendo un senso di buio. Interessante è l’assolo.

Rise Again’ è intrisa di cambi di tempo che aggrediscono con violenza senza fare prigionieri.

Thin Skinned’ è il ‘lento’ del disco, nel senso che è il  brano dove la velocità è più controllata. Particolare menzione va allo scambio di assoli ed alla facilità con cui gli Anialator passano da un tempo all’altro. Il brano è essenziale perché dice che il combo sa muoversi su più fronti senza perdere violenza e ferocia.

La conclusiva ‘Black’ ha un tiro spasmodico, con accelerazioni, strofe cadenzate e potenza a non finire.

Rise to Supremacy’ è una buona presentazione: dimostra che la band sa suonare e che ha le idee chiare sul progetto da portare avanti. Al momento, però, sta correndo il rischio che capiti quanto già successo nella seconda metà degli anni ’80, ossia che si vada a confondere con la moltitudine di band che oggi suona lo stesso genere, somigliandosi un po’ tutte (ed ora ce né anche di più).

Per evitare questo, senza disconoscersi, deve trovare un sound che la contraddistingua e la renda notevole. Le capacità ci sono, vedremo il futuro. Per ora giudizio più che positivo.

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