Recensione: Rising from the Sea

Di Andrea Bacigalupo - 26 Luglio 2016 - 9:00
Rising from the Sea
Band: Exumer
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 1987
Nazione:
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68

Nel 1987 furono pubblicati album che non esito a definire immortali perché carichi di un’energia tale da tenerli in vita nelle nostre anime ancora oggi, passati quasi trent’anni. Tra questi, innanzitutto, primeggiò “Among the Living” degli Anthrax, a mio parere il più bel disco pubblicato dalla band. Sulla loro scia gli Overkill dettero alle stampe il loro secondo full lenght “Taking Over”, poi i Testament debuttarono con “The Legacy” e gli Exodus incisero “Pleasures of the Flesh”, secondo album anche per loro. I Death Angel s’imposero con il mitico “The Ultra-Violence” ed i Death con l’eccellente “Scream Bloody Gore”, fissando le basi del Death Metal.

Il Thrash trionfava ma anche l’Heavy Metal non era da meno: Ozzy Osbourne pubblicò il live “Tribute” in onore del suo grande chitarrista Randy Rhoads, purtroppo scomparso, i Grim Reaper uscirono con “Rock You To Hell”, ed i Savatage con l’immenso “Hall of the Mountain King”. Ci fu chi si rivolse ad un pubblico più ampio, come i Dio con “Dream Evil”,  i Manowar con “Fighting the World” ed addirittura i Venom con “Calm Before the Storm”, tutti album dalle sonorità un po’ più moderate rispetto al passato e ci fu chi fece parlare di se più per le proprie stravaganze che per la loro musica, come i Motley Crue che, tra un eccesso e l’altro, in quell’anno presentarono “Girls, Girls, Girls” .

Anche l’Europa, in particolar modo la Germania, si dimostrò fucina di buon metallo rovente: gli Helloween pubblicarono “Keeper of The Seven Keys part. 1” che decretò il loro successo, i Running Wild dettero il via alle tematiche sui pirati con “Under Jolly Roger”, bandiera sotto la quale navigano ancora oggi, Udo Dirkschneider lasciò gli Accept e fece uscire il suo primo album solista “Animal House” ottenendo un buon successo, mentre gli Warlock della nostra Regina Doro Pesch incisero il loro ultimo disco “Triumph and agony”. In ambito Thrash si elevarono i Kreator con “Terrible Certainty”, i Tankard con “Chemical Invasion” e gli Exumer con “Rising from the Sea”.

Questi ultimi nacquero nel 1984 a Francoforte e debuttarono a livello discografico nel 1986 con “Possessed by fire”, album in chiaro stile teutonico con un sound non originalissimo ma efficace. Rabbia, grinta, velocità mozzafiato intervallate da momenti più cadenzati, riff taglienti e buoni assoli di chitarra tenuti assieme dalla voce grezza, quasi rauca ma fortemente interpretativa del cantante e bassista, nonché membro fondatore, Mem Von Stein, resero il disco un capolavoro. Nel 1987 venne inciso l’album “Rising from the Sea”, che nulla aveva in comune con il primo lavoro, se non il monicker e la terrificante mascotte disegnata da Martin Apholt, presente in entrambe le copertine.

Intendiamoci, il combo non si cotonò i capelli per andare in tournèe con gli Europe. Quello che sfornò fu un disco di vero Thrash, veloce ed energico ma permeato da un sound non solo prossimo ma praticamente identico a quello degli Slayer. All’epoca riuscire a somigliare ad un grande gruppo non era considerato un difetto, bensì un privilegio e gli Exumer riuscirono così ad ottenere il consenso del pubblico, imponendosi con prepotenza anche oltre Germania con un album nel quale sostituirono la perdita di identità con ottime canzoni.

Il maggiore contributo a siffatta trasformazione lo dette il nuovo singer – bassista che venne chiamato a sostiture Mem Von Stein: lo statunitense Paul Arakari, tecnicamente molto preparato ma praticamente un clone di Tom Araya. Anche gli altri tre musicisti dettero il loro apporto anche se, a mio parere, i chitarristi Bernie Siedler e Ray Mensch potevano osare di più negli assoli, avendone dimostrato le capacità in “Possessed by fire”.

Il disco, della durata complessiva di circa trentasei minuti, contiene nove tracce di andamento pressoché uniforme: velocità estrema alternata a tempi più cadenzati ma potenti che non lasciano spazi a momenti di pausa. Non si distinguono pezzi in particolare, così come non ci sono fillers. Semplicemente si tratta di un bel disco senza fronzoli od orpelli inutili, da ascoltare senza fare troppi paragoni. Posso comunque segnalare l’opener “Winds of Death”, che lascia il segno per la sua potenza, i brani “The First Supper” e ”Unearthed” dove i chitarristi si ricordano di essere dei buoni solisti e “Shadows of the Past”, dove Arakari supera se stesso con una dura prova canora.    Tutti i brani furono composti musicalmente da Ray Mensch, mentre Paul Arakari scrisse tutti i testi tranne quello di “Ascension Day”, attribuito a Rafael A. Zagovec.

Purtroppo nei “maledetti anni ‘90” come tante altre band gli Exumer non ressero i tempi e si sciolsero. Compariranno ogni tanto come comete, con formazioni rimaneggiate, incidendo due demo, uno nel 1989 e l’altro nel 2009  e per esibirsi, nel 2001, al W:O:A. Poi finalmente, nel 2012, la band si riunì definitivamente, con Mem Von Stein e Ray Mensch, unici superstiti dell’originaria formazione, ed ancora oggi è in attività.  Di questo non possiamo che esserne contenti: un’altra  dimostrazione che il Thrash è ancora vivo ed ha qualcosa da dire. In ultimo si segnala che “Rising from the Sea” è stato ristampato nel 2001 con l’aggiunta di tre bonus track corrispondenti al demo  “Whips And Chains” del 1989.

Andrea Bacigalupo

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