Recensione: Rising To The Call

Di Stefano Ricetti - 23 Marzo 2010 - 0:00
Rising To The Call
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Anno: 2010
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79

Dopo l’incendiaria e a tratti davvero commovente prova da headliner – sul campo – all’ultimo Italian Gods Of metal dello scorso 21 marzo è un vero piacere aver fra le mani il nuovo capitolo discografico della Strana Officina. Più di vent’anni dopo l’uscita di Rock’n’Roll Prisoners vedono la luce otto canzoni inedite più due remake del passato, grazie a Rising to the Call, ultimo nato in quel di Livorno per mano della My Graveyard Productions. Da qualche anno la formazione vede fianco a fianco la coppia di veterani Mascolo/Ancillotti alle nuove leve – si fa per dire –Cappanera/Cappanera. Avendo passato pressoché indenni la prova del fuoco dell’accettabilità della Loro proposta da parte dei fan su svariati palchi italiani – fatto non così scontato come si potrebbe pensare di primo acchito -, il combo toscano torna sul mercato una seconda volta, dopo il fortunato e celebrativo The Faith, da considerarsi per certi versi come una scommessa vinta in partenza.

Viceversa, attesissimo, Rising To The Call si apre con In Rock We Trust, pezzo possente, dalle metriche tirate di stampo Motorhead con il vecchio Bud che fa il verso al buon Ozzy, trattamento similare viene riservato alla chitarra di Kappa, vicina a certe cose di Jake E. Lee. Boogeyman è uno schiacciasassi che interpreta alla maniera della Strana Officina la lezione del Signor Osbourne di cui sopra: grandissimo e granitico il suono dell’ascia di Dario, refrain ripetuto con ottimi inserti melodici. Bud passa dal cavernoso allo stridulo, come ci ha abituato  da tempo l’ugola venuta da Aston.

Pyramid si dimostra il pezzo più classico fino a questo momento dell’ascolto e riesce ad alternare delle buone melodie al solito muro di suono creato dalla premiata ditta Cappanera&Cappanera, senza scordarsi dell’importante apporto di Mattia Bigi, bassista ex Extrema sostituto del  “martello vecchia scuolaEnzo Mascolo sui primi otto brani. Apprezzabile il mood dark nel finale.   Altro brano il linea con la tradizione è Night Flyer, dal forte appeal melodico nel chorus nonché nel suo crescendo naturale, laddove l’assolo di Kappa spiana la strada alla note cesellate da quel grande istrione bluesy che risponde al nome di Bud Ancillotti, la cui dote interpretativa esplode qui con veemenza.

Beat The Hammer è semplicemente DEVASTANTE per approccio, attitudine, velocità e violenza: i Judas Priest straclassici e massicci incontrano in un ipotetico Olimpo del Metallo la solida tradizione italiana scritta dalla Strana Officina e quello che ne viene fuori è appunto il pezzo numero cinque di Rising To The Call. Sezione ritmica “Rola” Cappanera/Bigi da manuale dell’heavy metal. Per chi scrive l’highlight del disco. Senza dubbio un gran pezzo, come gli osanna all’I-GOM hanno ampiamente dimostrato.    

Cambio netto di traettoria con l’atipica Gone Tomorrow, una traccia coraggiosa sostanzialmente in linea con i primi due brani del disco, dall’andamento modernista, senza esagerare, s’intende! Da digerire dopo più ascolti il cantato lamentoso di Bud. Life: When it’s Gone è probabilmente la canzone che un po’ tutti si aspettavano: una buona dose di melodia ben calibrata per un’atmosfera avvolgente destinata poi a deflagrare, a tratti, nell’HM duro e puro della Strana. Ancora una volta sugli scudi il suono durissimo della chitarra di Dario, peraltro esaltato da una produzione eccellente. Di nuovo Daniele “Bud” Ancillotti autentico mattatore della scena. 

Intro parlato sullo stile degli oltraggiosi Wasp per Media Messiah, altro episodio fuori dai territori usuali ai quali la Strana ci aveva finora abituato. Brano che Lascia interdetti… Il salto temporale fra quest’ultimo e il passato glorioso del gruppo toscano è davvero impietoso: Amore e Fuoco – by Johnny Salani – nella sua stesura finale risale al lontano 1978 – durante un certo periodo subì anche un cambio di denominazione, trasformandosi in Il Corvo è Là – e si sente alla grande. La Strana di sempre è tutta qua, come nella mitica, successiva e finale Non Sei Normale, un brano che potrebbe concorrere a divenire l’inno nazionale dell’HM, senza dubbio. Ogni ulteriore commento risulta superfluo. Non trovò spazio su The Faith per questioni di “minutaggio” totale. Un pezzo come questo va solo ascoltato e goduto, a recensirlo si rischia di cadere nello spiacevole esercizio della lesa maestà. Risulta importante analizzarne anche il testo, e contestualizzarlo a ventinove anni fa, scoprendo che, poi, i costumi e i comportamenti da questo punto di vista non sono poi così cambiati come sembrerebbe a una prima, veloce analisi. Inaspettato finale strumentale dopo un po’ di silenzio, costituito da una ”sfumata” di Pyramid, che altrimenti sarebbe andata persa. Spaccato comunque tutto da decifrare…   

Per quanto attiene la produzione, le parti di batteria sono state registrate allo studio Larione di Firenze, esattamente lo stesso posto nel quale nacque The Faith mentre, per quanto attiene gli altri strumenti, il gruppo si è avvalso del Cavern Jatt Studio, sempre nella città gigliata. Confezione in formato digipak con booklet completo di tutti i testi. 

Strana Officina 2010: un gruppo che si sa rinventare senza scordarsi del gloriosissimo passato, costituito da un’eredità pesantissima. Bud ha rivisto, mostrando per certi versi un’inaspettata duttilità, il suo stile usuale, osando scalfire il vero trademark della Strana. Kappa non fa niente per nascondere le sue influenze a la Zakk Wylde e l’amore per l’impianto-canzone in stile Ozzy Osbourne. Sarebbe stato più semplice fare il disco che tutti volevano, cosa non accaduta. Per fare certe scelte ci vuole del coraggio e i toscani hanno dimostrato di averlo. Chapeau.  

Consigliati ripetuti ascolti del disco, per l’opportuna metabolizzazione.    

 

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti    

 

 

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Tracklist:
1. In Rock We Trust
2. Boogeyman  
3. Pyramid  
4. Night Flyer  
5. Beat The Hammer  
6. Gone Tomorrow  
7. Life: When it’s Gone  
8. Media Messiah  
9. Amore e Fuoco   
10. Non Sei Normale  
 

Line-up:
Daniele “Bud” Ancillotti – Vocals
Enzo Mascolo – Bass
Dario “Kappa” Cappanera – Guitar
Rolando “Rola” Cappanera – Drums
 
 

 

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