Recensione: Rites of the Mangled

Di Stefano Santamaria - 30 Maggio 2017 - 0:00
Rites of the Mangled
Band: Morbid Flesh
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2017
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
64

Rantolo di morte, eco di suoni gutturali dalla nera gola in cui giacciono i nostri più violenti pensieri. Così, con queste poche righe, vi presentiamo l’ultima fatica in studio degli spagnoli Morbid Flesh. Formatisi nel lontano 2002 con lo pseudonimo di Undertaker, non ci risulta abbiamo mai prodotto alcuna uscita discografica, per poi acquistare il moniker attuale nel 2007. Una demo, un Ep e un altro full-length sono la storia di una band old school fino all’osso. 

Rites of the Mangled “ è un disco monolitico, pura scuola death metal, dai fortissimi connotati anni novanta e dalla chiara ispirazione svedese. Parliamo così ad esempio dei Grave, poderoso uso della batteria con un cupo approccio di chitarra e voce. Marea avanza, fagocitando luce e speranza, spegnendo ogni suono ed immergendoci in un silenzio di morte. I brani, granitici e mai eccessivamente veloci, ricalcano perfettamente una scuola che non punta tanto sul tecnicismo o sull’esasperata velocità, ma sulle ambientazioni. 

Ravvisiamo qua e là divagazioni brutal e thrash, spostando il tiro a tratti alle divagazioni dei Bolt Thrower. Anima marcia, indifferente al dolore altrui, sorretta da una ritmica puntuale, precisa e devastante, mostra di essere armata di una chitarra che dilania e strappa, più che tagliare, l’udito dell’ascoltatore. I pezzi si equivalgono, solidità che incarna perfettamente questa marea che inesorabilmente ci soffoca, nella quale nemmeno più ci dibattiamo, inerti. 

Disco di qualità, le cui pecche sono la mancanza di idee proprie e la sensazione che non tutta l’energia ed il vigore degli artisti vengano sprigionati a pieno. L’impressione che, in certi punti, non ci si lasci a pieno andare, aleggia in più tracce, come se qualcosa ribollisse al di sotto di un manto di mestizia e non esplodesse come invece richiederebbe. 

Al di là di tutto questo, “Rites of the Mangled” farà la gioia degli amanti del genere, grazie ad un’indubbia genuinità e consistente passionalità. Auspichiamo il tempo regali loro la voglia di lasciar sfogare di più il selvaggio spirito che solo in alcuni passaggi si intravede, unitamente a qualcosa che li distingua dalla guasta e fradicia putrescenza del death metal old school.

Stefano “Thiess” Santamaria

Ultimi album di Morbid Flesh