Recensione: Rooms Of Revelation

Di Massimo Ecchili - 19 Agosto 2010 - 0:00
Rooms Of Revelation
Band: Dreyelands
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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74

Giungono dall’Ungheria i Dreyelands, con un carico di progressive metal
classico, una preparazione tecnica di valore ed un concept tra i più
interessanti ascoltati di recente.
Formatisi nel 2003 e con all’attivo appena un ep uscito nel 2007 dal titolo Can’t
Hide Away, i cinque ungheresi compongono, registrano e mixano, coadiuvati dal
produttore Barnabás Hidasi, questo Rooms Of Revelation tra il 2007 ed il 2009;
la svolta arriva quando il materiale viene ascoltato dagli uomini della Lion
Music, ai quali non vengono dubbi sulla qualità dei musicisti e delle
composizioni. Il sodalizio porta qindi alla distribuzione di questo debut ed
alla speranza che non passi inosservato; ed è prorpio da augurarsi che così non
sia, perchè qui ci si trova al cospetto di qualcosa di veramente interessante.
Forse giova sgomberare il campo da possibili dubbi: Rooms Of Revelation è
fortemente sconsigliato agli amanti dell’originalità a tutti i costi, ed
altrettanto fortemente consigliato a chi apprezza band che si muovono su lidi
classici come i Vanden Plas.

Il concept, brillante e affatto banale, consiste nel viaggio del protagonista
attraverso le stanze di un’immaginaria casa alla ricerca del motivo per il quale
tutti i suoi amori spariscono dopo una prima, intensa, fase d’amore. L’intreccio
ci porterà a scoprire dapprima che esiste un assassino, e poi che l’omicida è il
lato oscuro del protagonista stesso, il quale sarà l’ultima vittima della
propria schizofrenia.

Dei passi nel silenzio, una chiave che gira, una porta che si apre e poi si
richiude, ancora passi. Siamo entrati nella casa che, stanza dopo stanza, ci
condurrà alla fine di questo viaggio nei meandri della mente di uno
schizofrenico. Seek For Salvation ci svela subito il contenuto delle
composizioni dei Dreyelands: progressive metal ora più arioso e condito da
tastiere che nelle sonorità ricordano l’AOR ottantiano, ora più inquietante ed
aggressivo. Le costanti sono un riffing decisamente tosto da parte di Horváth
con la sua sette corde, un drumming vivace e dinamico del bravo Gassama ed un
cantato che si muove sempre su linee vocali estremamente melodiche molto ben
interpretate da Mijic.
Non ci si discosta di molto da quanto sentito in apertura con la seguente Can’t
Hide Away, primo singolo della band, nè con la successiva Pretending, la quale
però accentua le influenze AOR grazie ad un chorus piuttosto ruffiano. Il
platter fila che è un piacere, dando però l’impressione che manchi qualche
sussulto capace di spezzare un ritmo che rischia di far calare l’interesse col
passare dei minuti. E’ lo schiaffo sonoro all’inizio di Fragments a dare uno
scossone all’ascoltatore al momento giusto, nonostante le strofe seguano il
percorso melodico che, a questo punto, è possibile riconoscere come un continuum
che attraversa le composizioni. Molto bello il break dopo la prima parte
solistica, con un riff pesantissimo ad accompagnare Mijic che, finalmente,
dimostra di essere in grado di cantare anche in modo più aggressivo. In Way To
You spicca la commistione tra aggressività e melodia, mentre Blossoms Of Decay
rappresenta l’unica ballad del disco; ottimi gli archi che, accompagnando voce e
piano elettrico, conferiscono una certa drammaticità al pezzo. Struggente il
finale del brano che, dopo l’ingresso di basso e batteria, viene interpretato
magistralmente da Mijic.
E’ interessante notare come più la narrazione continua e si dirige verso il
drammatico epilogo, più la musica si fa oscura. Vain conferma come si tratti di
una scelta precisa e pianificata: i riff si fanno pesanti ed a tratti grevi, il
cantato, pur continuando ad essere molto melodico, diventa meno arioso; le
tastiere perdono parte dell’influenza ottantiana. La traccia più lunga di Rooms
Of Revelation è anche la più riuscita, combinando bene l’oscurità appena
ricordata con l’immancabile melodia, il tutto con risultati eccellenti.
A chiudere il concept c’è Leaving Grace, ottava ed ultima stanza della casa
immaginaria ed epilogo convincente di un altrettanto convincente album.

Gran bell’esordio questo dei Dreyelands, che lascia presagire un futuro
interessante per la band ungherese. Ma, perchè un ma c’è quasi o sempre, ci sono
aspetti che non convincono del tutto. Le parti orchestrali, per esempio, non
sono state sfruttate a dovere, rimanendo sempre in secondo piano e lasciandosi
apprezzare raramente (come in Blossoms Of Decay). Altro aspetto che lascia un
po’ di amaro in bocca, viste le potenzialità dei musicisti, è rappresentato dal
fatto che Rooms Of Revelation è infarcito da clichè tipici di un genere che va,
ormai da anni, inesorabilmente perdendo di interesse per i non appassionati.
Qualche stereotipo in meno e qualche soluzione originale in più in fase di
songwriting sono auspicabili in futuro. Detto questo bisogna fare i complimenti
ai Dreyelands, che, nonostante alcuni difetti, hanno esordito in maniera
decisamente convincente, meritandosi assoluto rispetto e speranzosa fiducia.

Massimo Ecchili

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Tracklist:
01. Entering 1:29
02. Room 1 – Seek For Salvation 5:40
03. Room 2 – Can’t Hide Away 5:45
04. Room 3 – Pretending 6:36
05. Room 4 – Fragments 6:28
06. Room 5 – Way To You 7:38
07. Room 6 – Blossoms Of Decay 3:12
08. Room 7 – Vain 8:35
09. Room 8 – Leaving Grace 6:24

Line-up:
Nikola Mijic: vocals
András Ádám Horváth: guitars
Gergely Springer: bass guitar
Omar Gassama: drums
Zoltán Kas: keyboards on album

Violin 1 – Anita Horváth (Room 5, 6, 7, 8)
Violin 2 – Flóra Horváth (Room 5, 6, 7, 8)
Viola – Zoltán Hegyaljai-Boros (Room 5, 7, 8)
Viola – Gábor Somfai (Room 6)
Cello – Dániel Helecz (Room 5, 6, 7, 8)
Double bass – Bartanyi Réka
 

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