Recensione: Rough Justice

Di Filippo Benedetto - 18 Maggio 2004 - 0:00
Rough Justice
Band: Tytan
Etichetta:
Genere:
Anno: 1985
Nazione:
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80

E’ curioso come la storia della NWOBHM, acronimo della “New Wave Of British Heavy Metal”, sia anche una vicenda nella quale le storie personali (e artistiche) di artisti o bands si intrecciano vicendevolmente. La vicenda artistica degli Iron Maiden, per esempio, è stata in qualche modo, soprattutto nei primi anni della carriera del combo, intrecciata a quella dei Samson. Ma potremmo prendere ad esempio altre esemplari “storie”: gli AngelWitch, i Praying Mantis o i Tytan. Questi ultimi, in particolare, possono essere considerati in qualche modo un progetto nato da una “costola” degli Angel Witch. Infatti due membri originari di quest’ultima band, Kevin Riddles e dave Dufort (quest’ultimo militò anche nella promettente E.F.Band), fondarono questo interessante gruppo pienamente inquadrabile nella corrente NWOBHM. Dopo un EP di debutto approssimativamente databile intorno al 1982-1983, intitolato “Blind Men and Fools” (contenente oltre alla titletrack, altri due brani), la band riuscì ad ottenere un contratto discografico per la produzione del primo (ed unico) full lenght, dal titolo “Rough Justice” (intorno al 1985). Al momento della registrazione di quest’ultimo disco, è bene ricordarlo, Dufort abbandonò il gruppo venendo rimpiazzato da Les Binks (ex Judas Priest). L’heavy metal proposto in questo album è particolarmente interessante poiché in esso la band riesce a inserirvi, in egual misura, ingredienti come potenza e melodia, il tutto arricchito da qualche divagazione “ironica” stuzzicante.
La copertina di questo “Rough Justice” rimanda decisamente a temi epici, raffigurando un cavaliere nel atto di brandire un’ascia, il tutto sotto uno sfondo “fiammeggiante”. Dal contenuto di questa front cover è facilmente intuibile, quindi, un forte attaccamento del combo a temi “epici”. Ma passiamo all’analisi del disco.

In apertura troviamo “Blind Men and Fools”, brano accattivante giocato su un riffing efficacemente sostenuto da una base ritmica che calibra a dovere parti più sostenute con momenti più rilassati. Il refrain principale del pezzo si stampa subito in mente, essendo costruita su una melodia coinvolgente. L’assolo si innesta bene e in maniera opportuna lungo le linee portanti del brano e “trascina” lo sviluppo del brano a degna conclusione. La successiva “Money for Love” è una song grintosa e dalle armonie che anche questa volta sono costruite per fare subito presa sull’ascoltatore, merito di cori che, nel refrain, riescono a tenere alta l’attenzione dell’ascoltatore. Anche qui notiamo una prova in fase solista degnamente espressa, dimostrando una certa freschezza da parte del combo in fase di songwriting. “Women on the Frontline” viene introdotta da un frizzante riffing senza distorsione, presto sostituito da uno di più diretto e potente impatto. Quello che colpisce di questo combo è il riuscire a dare un’impronta sicuramente “heavy” alle proprie songs, alternandole ad aperture melodiche molto “positive”, creando un felice contrasto “cromatico”. Un riffing più aggressivo, sostenuto da un drumming dinamico e potente, introduce alla seguente “Cold Bitch”. Questa track risulta essere una interessante “cavalcata sonora” dove il ruolo centrale svolgono vocals calde e chitarre ritmiche “graffianti”. Con “Ballad of Edward Case” ci troviamo di fronte ad una splendida traccia dove la band dimostra abilità nel saper intrattenere l’ascoltatore assestando riffs diretti e aggressivi, quasi senza lasciar respiro. Il tocco di genio giunge all’ascolto di un simpatico coretto (sembra quasi da osteria) che si innesta improvvisamente nella song, creando una certa suspense. La sesta song, “Rude Awakening”, è giocata su tempi molto cadenzati sui quali si stende un riffing cupo e pesante. Molto interessante la parte solistica, che sembra dilatare la cupa forza persuasiva del brano. Il fascino di questa traccia, in sostanza, sta nella sapiente miscela di atmosfere cupe rese maesose da un lavoro chitarristico suggestivo. Passando a “The Watcher”, la band concentra l’attenzione dell’ascoltatore su temi musicali non troppo distanti da questi tratteggiati nella precedente song, alleggerendo leggermente i toni cupi ma senza attenuare, però, la potenza espressiva. Molto ben studiato l’inserimento degli assoli che donano dinamismo alla song compattandone il sound complessivo. Ben costruita la seguente “Far Cry”, dove la band dimostra capacità di intrattenere l’ascoltatore con un riffing sempre in bilico tra i canoni tipici della NWOBHM e un certo melodic rock elegantemente proposto.

Introdotta da un lieve arpeggio sul quale si stendono “delicate” vocals, “Sad Man” irrompe con un riffing pesante e a tratti sofferto. Il lavoro chitarristico è giocato quasi interamente su tonalità basse, donando appunto un senso di “drammaticità” molto riuscito. In chiusura interverrà nuovamente il sussurrato arpeggio introduttivo, chiudendo soffusamente la song. “Forever Gone” cambia nuovamente atmosfera, sviluppandosi lungo ritmiche incalzanti e un deciso riffing heavy rock. Le vocals interpretano bene la vitalità espressa dalla song che scorre tranquillamente sul lettore, deliziando. Una suggestiva intro, ancora una volta costruita su un morbido arpeggio, ci introduce all’ascolto della penultima “Don’t play their way”, song che poi subirà un cambio di atmosfera grazie ad un riffing roccioso sul quale si stendono “calde” vocals. Molto bella la parte, quasi in contrasto con il resto della song, in cui la track riprende il tema iniziale per poi trovare sbocco in assolo melodico e convincente. Chiude l’album la vivace “Far Side of destiny”, brano giocato su ritmiche sostenute e molto efficaci sulle quali si stende un riffing pieno di brio, potente e diretto. Come ormai prassi consolidata del disco, non manca di stupire un assolo ispirato e ben impostato che incrementa il fascino complessivo della traccia.

In conclusione, questo “Rough Justice” è un disco molto interessante che non potrà far altro che entusiasmare gli amanti della cosiddetta NWOBHM e conquistare i cuori degli amanti di un heavy rock ben interpretato da una band purtroppo non molto conosciuta, ma sicuramente degna di nota nel firmamento metal dei primi anni ottanta.

P.S. Questo album è stato ristampato quest’anno per la Majestic Rock Records.

Tracklist
1. Blind Men & Fools
2. Money For Love
3. Women On The Frontline
4. Cold Bitch
5. Ballad Of Edward Case
6. Rude Awakening
7. The Watcher
8. Far Cry
9. Sadman
10. Forever Gone
11. Don’t Play Their Way
12. Far Side Of Destiny

Line-up
Kal Swan
Stevie Gibbs
Kevin Riddles
Les Binks

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