Recensione: S.I.N. (Supreme Insatiable Need)

Di Davide Nenna - 30 Agosto 2013 - 18:51
S.I.N. (Supreme Insatiable Need)
Band: Endovein
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2013
Nazione:
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70

C’è un pezzo di Bay Area sotto la Mole, una band che sembra uscita da un altro spazio-tempo…

“Supreme Insatiable Need”, opera seconda degli Endovein, riprende il discorso inaugurato dal debut “Waiting For Disaster”, ovvero un thrash devoto alla vecchia scuola americana, suonato con buona tecnica, discreta personalità e soprattutto tanta, tantissima passione. Forgiati da una lunga gavetta nell’underground torinese e da alcuni dolorosi mutamenti di line up, i Nostri dimostrano infatti di aver assimilato la lezione dei maestri del genere: Anthrax, Testament e Megadeth in primis, ma anche Exodus, Death Angel, Violence e Forbidden, senza dimenticare band dall’approccio più tecnico (Toxik, Watchtower, Annihilator).

Basta la title track per fugare ogni dubbio: una sezione ritmica martellante, affiatata e precisa, è alla base dell’Endovein sound, supportata dalla buona prova di Alex Panza, singer dalla voce acuta, inquadrabile tra J.Belladonna ed Eric AK dei Flotsam & Jetsam. Gli aficionados del thrash più lineare e diretto rimarranno spiazzati dai continui cambi di ritmo, vero marchio di fabbrica del quartetto, come in “Riot Against The Modern World”, dall’intro davvero frastornante; oppure in “Daily Show”, bordata dal sapore Testament, caratterizzata da azzeccati controcori e da alcune divagazioni soliste del bravo chitarrista Paolo Cetani, autore di una prestazione maiuscola su tutto il disco.

Con “Becoming Lucifer” sembra giunto il momento della prima ballad, ma è solo un’illusione: il brano si evolve presto in una speed song assassina, costruita sulla solita, ossessiva alternanza di rallentamenti e accelerazioni. “Path Of No Return” si distingue per il ritornello incisivo e per un breve accenno di chitarra classica, sulla scia di “Crystal Mountain” dei Death (ma si poteva forse osare di più), mentre “Restless Grudge” e “Consumed”, ricche di trame contorte e assoli fulminanti, ricordano a tratti gli Annihilator. Spetta a “Ignorance Grows Strong” la degna chiusura, tra impetuose cavalcate thrash, cori possenti e, un po’ a sorpresa, qualche dissonanza tipicamente ‘voivodiana’.

Nonostante una produzione nitida e potente, “S.I.N.” non è certamente un album immediato, ma destinato a crescere con gli ascolti. Qualche linea vocale non proprio memorabile, e una certa ripetitività nel songwriting, penalizzano il lavoro, comunque convincente, di una band che ha ancora margini di miglioramento, ma della quale la scena tricolore può andare fiera.

Il nostro bisogno supremo di Thrash è saziato, per ora… Grazie Endovein!

Davide “Dave73” Nenna

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