Recensione: Sacred Sign

Di Beppe Diana - 11 Maggio 2002 - 0:00
Sacred Sign
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Anno: 2001
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85

Negli ultimi tempi c’è una domanda che continua ad assillare i miei pensieri notturni in modo sempre più continuo ovvero, ma è mai possibile dico io che in un periodo così florido per  la scena classic metal nostrana come quella degli ultimi sei/sette anni, debbano esistere ancora le cult metal band? E già, in questi lustri di gloria in cui oramai un disco non lo si nega più a nessuno, mi è difficile pensare che una band storica come i Salem’s Lot, dopo anni e anni di dura gavetta underground, pensate che l’anno di fondazione della band risale addirittura al 1986, passati a promulgare il verbo del true metal, stentino a trovare qualcuno disposto a credere nelle loro potenzialità,tanto da indurli all’autoproduzione di questo splendido demo.

Con un monicker che trae ispirazione da un fantastico libro del geniale Stephen King, il quartetto guidato dall’arcigno vocalist Alessandro Bordigoni, arriva con “Sacred sign” a varcare la soglia del terzo demo, dopo che una serie infinita di cambi di formazione, hanno più volte minato la stabilità della band compromettendone anche l’esistenza. Il lavoro in questione si compone di 5 tracce, tre delle quali recuperate dal vecchio repertorio, che trovano la loro giusta collocazione su territori classic/epic metal di derivazione eighties style, che più di una volta mi hanno ricordato le gesta eroiche di band storiche come Steel Assasins, Manilla Road, Cirith Ungol, ma soprattutto gli Iron Maiden degli esordi. E si, forse il sound profuso dai cari vecchi vinili della vergine di ferro per antonomasia, hanno non poco influenzato lo stile compositivo dei nostri, ma non solo, poiché anche le screaming vocals del nostro amico Alessandro, si accostano sempre più di sovente all’ugola d’orata del buon vecchio Bruce Dickinson, tanto che il paragone non mi sembra così azzardato.

 Ed è proprio il caso di dire musica dei bei tempi che furono, quando il sudore e la voglia di suonare la musica che ti scorreva nelle vene, l’heavy metal, era più forte di ogni altra cosa, e credetemi se vi dico che i nostri Salem’s Lot, in poco più di trenta minuti, riescono a ridicolizzare il 90% delle produzioni odierne, forti di un sound e di una right attitude old style, rendendosi artefici di una prova maiuscola che ha nel lavoro di squadra il suo punto cruciale, e anche se qualche volta il quartetto non raggiunge livelli qualitativamente eccelsi, riesce ugualmente a sfornare delle ottime composizioni che colpiscono al cuore come dei fendenti, facendo grande sfoggio di una carica enfatica davvero senza pari, dove epicità e atmosfere più prettamente maestose, confluiscono in modo univoco. Magari, non saranno dei genialoidi, ma quello che fanno, lo fanno bene mettendoci anche il cuore, perciò lasciatevi trasportare dall’enfasi creativa di gemme come la title track “Sacred Sign” o la splendida “Vengence for us all”, e l’epic metal non vi sembrerà più la stessa musica…. La band ultimamente stà attraversando un nuovo periodo di stasi, quindi se il demo vi risulta di difficile reperibilità, contattatemi senza problemi, vi aiuterò a promulgare il verbo dei Salem’s Lot.

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