Recensione: Sacrifice to Valaskjàlf

Di Alessandro Calvi - 25 Aprile 2014 - 9:30
Sacrifice to Valaskjàlf
Band: Krigere Wolf
Etichetta:
Genere:
Anno: 2014
Nazione:
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Krigere Wolf è il nome di un gruppo catanese nato nel 2009 capace, in soli cinque anni, di realizzare un primo album autoprodotto (“The Ancient Time to Kill”), un singolo e questo loro esordio discografico intitolato “Sacrifice to Valaskjàlf” per la Fallen Angels Productions. Una band estremamente prolifica, dunque, a noi non rimane che verificare se questa sovraproduzione abbia minato in qualche modo la qualità delle loro canzoni, oppure no.

Prima ancora di iniziare la recensione, però, è giusto spendere qualche riga per affrontare un tema centrale di questo disco.
Può, una band non scandinava, che non ha nel suo passato, nel suo sostrato culturale e storico, l’impronta lasciata dai vichinghi, dal quel complesso pantheon divino e leggendario tipico dei paesi del nord Europa, fare viking metal?
Sembra difficile immagine che la risposta sia sì, così come sembra impossibile immaginare i panorami delle foreste norvegesi, le distese di nevi perenni, la nebbia che si infittisce tra gli alberi disegnando paesaggi grevi e minacciosi, in cui troll e altre creature dei boschi sono in attesa di banchettare con carne umana, ubriacandosi di sangue di cristiano, sotto il caldo sole della Sicilia. Eppure i Krigere Wolf è proprio lì che puntano.
Il loro sound pesca a piene mani da un po’ tutti i nomi più grandi della scena scandinava, senza far neppure differenza tra black norvegese o svedese e buttandoci dentro anche qualche influenza death e thrash. Senza badare troppo alle etichette, ai filoni, i Krigere Wolf si concentrano semplicemente nel fare la musica che vogliono e che, evidentemente, amano, perché è quella che han sempre ascoltato.
Così non meraviglia che si passi dal black glaciale di “Towards the Black Mass” al misto tra thrash e death di “Disciples of Sacred Fire”. Non sorprende neanche che nello stesso disco ci sia spazio per “Sacrifice to Valaskjàlf” (forse il pezzo leggermente più personale in scaletta) e “Blood of the Wolves” che sembra tratta di peso da un disco dei Dark Funeral o “Impaled Slaves” che, invece, pare quasi un tributo agli Emperor.

Come si è ormai capito, quindi, non è certo l’originalità più spinta quella che contraddistingue questo “Sacrifice to Valaskjàlf” dei Krigere Wolf, ma non era neppure, riteniamo, l’obiettivo del gruppo. Semplicemente questi giovani catanesi puntavano a fare la musica che piace a loro e credo che ci siano riusciti benissimo. Infatti, pur se ogni brano prende spunto e ispirazione dallo stile e dal sound di un gruppo diverso, non si può negare che queste canzoni sian scritte bene: si lasciano ascoltare piacevolmente e dimostrano che i Krigere Wolf abbiano le idee chiare sul songwriting. Se riusciranno anche a sviluppare una maggiore personalità nei prossimi album, siamo certi che questi siciliani saranno un ottimo acquisto per la scena musicale di tutta la penisola.

Alex “Engash-Krul” Calvi

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