Recensione: Sagas Of Iceland

Di Gaetano Loffredo - 6 Luglio 2005 - 0:00
Sagas Of Iceland
Band: Rebellion
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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65

Niente arzigogoli di turno, niente sinfonie ancestrali, niente melodia celtica, niente folklore; l’intrinseca epicità di questo disco scaturisce totalmente dalle linee di chitarra alle quali sono state aggiunte, solo in un secondo momento, le incisioni di batteria, basso e voce di Michael Seifert.

In Memoranduum Lindisfarnae, introduzione cinematografica costruita sul letto di un fiume reso candido dalle limpide note di una chitarra acustica è il dolce preludio di una battaglia sonora che sarà ben presto aperta dal richiamo di Odino; la divinità principale del Pantheon nordico, considerato il primo degli Asen ed è, nel culto Vichingo, il padre di tutti gli Dèi al quale viene tributato l’avvio del refrain cadenzato di Ynglinga Saga (To Odin we Call).
Queste, in sintesi, le battute iniziali di Sagas of Iceland, il nuovo capitolo dell’avventura dei Rebellion, creatura nata sotto il segno degli ex Grave Digger Uwe Lulis e Tomi Göttlich (e si sente) e giunta al 3° capitolo della sua vita; terzo atto che indicherà, come capirete leggendo più avanti, la strada che la formazione teutonica ha intravisto e deciso come conseguenza diretta di percorrere.
Ho come la sensazione che Rheingold dei “cugini” abbia portato alla corte dei Rebellion linfa vitale rappresentata dai non pochi spunti e non poche influenze; sono paralleli infatti, i segmenti tracciati da entrambe, mai tangenti, come la matematica insegna, ma pur sempre vicinissimi tra loro, quasi a sfiorarsi.

Le Liriche si basano totalmente su un concept che si strutturerà e ramificherà su più livelli tramite un numero perfetto di dischi (tre) ed a confermare quanto detto, Sagas of Iceland è sottotitolato “The History of The Vikings Volume 1”.
Eric il Rosso, la saga di Gang Hrolf, Earl Hacon protettore della Norvegia, la saga del Re Olaf Trygvason sono solo alcuni dei personaggi nordici qui minuziosamente descritti ed ognuno di essi forma nel contesto generale, una specie di concetto nel concetto che prevede il racconto in poche righe di vita, morte e miracoli dei Vichinghi predetti.

Musicalmente, catalogherò il sound dei Rebellion come il classico heavy power tedesco che ormai abbonda sugli scaffali dei negozi di mezza Europa oltretutto, punto a sfavore, non si allontana di mezzo millimetro dagli stilemi del genere.
L’ottimo lavoro effettuato nelle fasi di mixing, mastering e recording, giustifica in minima parte il semi insuccesso stilistico riportato dai cinque ed oserei oltretutto giudicare perfetta la scelta dei suoni e degli effetti riproposti. Ho parlato di semi insuccesso sconfortato dalla staticità compositiva e dall’infelice utilizzo di uno spropositato numero di mezzi tempi poco trascinanti a discapito di up-tempo che, a conti fatti, sono i cavalli di battaglia del quintetto.

Gli adoratori di sonorità epiche esposte dai nostri conterranei quali Domine e Raising Fear si avvicinino senza sospetti o indugio alcuno a questo lavoro infatti, la struttura delle tracce, la posizione dei solos e la predisposizione ai cori è la medesima se confrontata soprattutto con la band di Yorick & Co, sottolineando inoltre che, le parti vocali di Seifert, somigliano ad una sorta di timbrica che si frappone tra quella del nostro Rob Della Frera e quella di Chris Bohltendal dei Digger, nulla di particolarmente esaltante, appena gradevole e nei limiti della sufficienza.

I contenuti? Spartana ma efficace The Sons of the Dragon Slayer prova ad emergere aiutata dalla notevole sezione ritmica e dal classico coro genuino che precede gli assoli di turno. Davvero encomiabile lo sforzo fatto per donare a Ragnhild’s Dream “l’odore” di un brano selvaggio, grazie soprattutto alle ruvidissime asce che sono padrone anche nella manowariana Eric the Red, cavalcata epica corredata dalla buona performance del frontman.
Il disco si attesta su medie coordinate qualitative e, purtroppo, tende a stancare a causa della sua lunghezza e della ripetitività dei pezzi proposti. Il consiglio è quello di dare un ascolto a Sagas of Iceland prima dell’acquisto, magari consultando l’aggiornato sito internet che offre a titolo gratuito qualche mp3 rivelatore.

Mi aspettavo sicuramente di più da Uwe e dai suoi Rebellion, chiarifico sentenziando questo terzo atto come un disco quasi anonimo e non sempre capace di mostrare l’ascia e rotearla puntandola al cielo per dichiarare guerra a formazioni ben più attrezzate e battagliere, ergo: battaglia persa ma guerra da decidere. Aspettiamo il secondo capitolo della saga.

Gaetano “Knightrider” Loffredo

Tracklist:

01.In Memoranduum Lindisfarnae
02.Ynglinga Saga (To Odin we call)
03.The Sons of the Dragon Slayer
04.Ragnhild’s Dream
05.Harald Harfager
06.Eric the Red
07.Freedom (The Saga of Gang Hrolf)
08.Treason
09.Sword in the Storm
10.Blood Rains
11.Ruling the Waves
12.Canute the Great
13.Harald Hadrade

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