Recensione: Saints of Los Angeles

Di Stefano Ricetti - 1 Agosto 2008 - 0:00
Saints of Los Angeles
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2008
Nazione:
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82

Inutile tentare di negarlo: Saints of Los Angeles, il nuovo dei Mötley Crüe, era uno dei dischi più attesi di questa prima parte del 2008, insieme con Nostradamus dei Judas Priest, ovviamente per quanto attiene il genere hard’n’heavy. La curiosità era tanta, proprio perché da ben undici anni i Nostri non partorivano una novella creatura con la formazione originale (Generation Swine del 1997). Saints of Los Angeles consta di ben tredici brani, creati da quattro musicisti che nella Loro vita si sono più volte misurati da vicino con la fredda falce del Grim Reaper riuscendo sempre a evitarne il fendente definitivo. Gente che per una maledetta alchimia metallica dà il meglio di se stessa solo se in compagnia degli altri tre pard, come ampiamente testimoniato dagli episodi solisti al di fuori dell’universo Crüe.

Poco importa se fra di loro ormai da tempo i rapporti siano incrinati, per via dei soliti motivi che causano da sempre gli split all’interno dei gruppi: problemi di ego, droga, donne, risse, invidia e chi più ne ha più ne metta, condendo il tutto con una malata dose di autodistruzione, come ben testimoniato nella loro feroce biografia cartacea The Dirt. Quello che conta è che un disco dalla copertina bianca con quattro donne ignude incastrate fra loro fino a formare una croce sia disponibile sul mercato. A proposito di packaging, da urlo la foto della band in bianco e nero che appare all’interno della copertina apribile, una sorta di mini-poster dal vago sapore neorealista che fa tanto vintage, con tanto di rottame di pick-up americano annesso.

I dubbi di un eventuale rammollimento dei Nostri o di un potenziale album fatto solo per soldi – come già accaduto in passato – vengono letteralmente detronizzati dalla title track, posta come pezzo numero cinque. The F***ing Crüe are back: riff mozzafiato, chorus sporco e ruffiano allo stesso tempo pronto per essere urlato con i pugni in aria ai concerti, solo di chitarra anni Ottanta da parte di Mick Mars e sezione ritmica terremotate da parte della premiata ditta Lee/Sixx. In poche parole tutti gli ingredienti che fecero della band la capostipite dell’Hair Metal in quel di Los Angeles venticinque anni fa. Non solo di certezze però vive Saints of LA: The Animal in Me è una semi-ballad agrodolce dalle connotazioni adulte lontana dall’hit strappamutande che ci si sarebbe aspettati da un disco scritto a tavolino solamente per riconquistare airplay – assolo da parte di Mars da incorniciare – così come Motherf***er of the Year rappresenta un episodio che necessita di enne ascolti per poter decollare. Altre mazzate Glam’n’Metal si trovano nel rock’n’roll d’altri tempi di Chicks=Trouble (ma va? – ndr), nella violenza iconoclasta di Face Down In The Dirt – qui il basso marcio di Nikki Sixx martella che è un piacere – e dai cori ruffiani e bastardi di What’s It Gonna Take.

Qualche passaggio a vuoto all’interno dell’album non inficia il messaggio definitivo di Saints of Los Angeles: i Crüe hanno fatto le cose sul serio e sono tornati davvero, per restare. I fantasmi di un invocato ritorno alle sonorità del passato, quelle che hanno decretato il successo planetario della Ciurmaglia Multicolore – prima che gli si ritorcesse contro – , solamente a tratti riescono ad affiorare corposi. Quest’ultima Loro fatica discografica è un disco maturo, evoluto e assolutamente al passo con i tempi odierni.

Da sottolineare che la muscolosa produzione da parte di James Michael (Meat Loaf, Scorpions) permette all’album di possedere un suono potente e pieno. Vince Neil, dal canto suo, nonostante il passare degli anni, concede agli stravizi solamente la perdita di quella perfida e trapanante acidità che passando attraverso la sua ugola costituiva il copyright dei californiani. Per il resto se la cava egregiamente, così come per gli altri tre in certi passaggi pare che il tempo si sia davvero fermato.

Saints of Los Angeles: the Crüe revenge… welcome to LA!

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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