Recensione: Salt

Di Stefano Vianello - 22 Aprile 2010 - 0:00
Salt
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Anno: 2010
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80

Dopo quattro anni di silenzio, tornano sulla scena power europea i danesi Wuthering Heights con Salt, il loro quinto studio album. Dal disco del debutto nel 1999 la band porta avanti uno stile inconfondibile nel suonare la propria musica, spaziando tra sfuriate power metal, ritornelli folk e virtuosismi progressive: un marchio di fabbrica riconoscibile immediatamente.
Con il lavoro precedente, The Shadow Cabinet, il gruppo è riuscito ad uscire dall’ambiente underground della Danimarca, diventando uno dei più promettenti astri nascenti sulla scena hard and heavy europea. Il successo in gran parte è dovuto anche alla voce che si cela dietro il microfono, ovvero Nils Patrik Johansson (Astral Doors), cantante dalle ottime doti canore, spesso e volentieri equiparato per timbro vocale a Ronnie James Dio.

I Wuthering Heights stanno portando finalmente una boccata di aria fresca a un genere che ormai vive solamente della luce riflessa delle vecchie glorie: ingegno e fantasia sono i termini che meglio descrivono le loro composizioni musicali.
Per scaldare gli animi, il combo danese propone una traccia che non è la solita introduzione orchestrale da colonna sonora, ma un brevissimo brano dal titolo Away! con tanto di sfuriata di chitarre e coro epico. The Desperate Poet è la prima vera e propria canzone; ottimo il refrain di chitarre e a dir poco trascinante il ritornello, con un Johansson dalla voce potente e inarrestabile: l’assolo centrale e la parte più lenta rendono magica l’atmosfera del pezzo, sicuramente uno dei migliori del disco.
Erik Ravn, chitarrista e mastermind del gruppo, si è ispirato al simbolo del mare per descrivere la favola oscura che parla della sua battaglia personale e ha impresso nel modo migliore questi scenari nella musica: The Mad Sailor può essere considerata come il riassunto di tutte queste emozioni. Un brano dal sapore “piratesco”, carico dell’energia folk delle fisarmoniche che riempiono e rallegrano gli animi di chi le ascolta.
Ogni singola canzone riesce a racchiudere sensazioni diverse, tuttavia senza esagerare con virtuosisimi fini a se stessi: gli inserti progressivi sono meno accentuati rispetto al lavoro precedente, mentre trovano più spazio quelli folk che danno al tutto una sfumatura quasi celtica: un esempio è Water Of Live, brano acustico, quasi country, con chitarre acustiche che si intrecciano in una spensierata ballad.
Un posto d’eccellenza è occupato dalla suite conclusiva: sulla base di serrati riff di chitarra nasce Lost At Sea, sedici minuti e mezzo di spontaneo power metal, intermezzati da passaggi arpeggiati che man mano aumentano l’intensità per esplodere in ritornelli che sembrano quasi voler ricordare i canti dei bucanieri in viaggio sul mare.

Degno successore di The Shadow Cabinet, Salt è un disco fresco e interessante: l’ottimo groove e la melodia dal sapore marinaresco, rendono questo lavoro sicuramente una delle migliori uscite power metal dall’inizio di quest’anno. I Wuthering Heights sono riusciti nell’intento di dare vita ad un’opera originale e non banale allo stesso tempo, perciò tanto di cappello e chi ne ha l’opportunità, non si lasci sfuggire l’acquisto di questo album.

Stefano “Elrond” Vianello

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Tracklist:
1. Away!
2. The Desperate Poet
3. The Mad Sailor
4. The Last Tribe (Mother Earth)
5. Tears
6. Weather The Storm
7. The Field
8. Water Of Life
9. Lost At Sea

Line-up:
Erik Ravn – guitar, bass, keyboards, mandolin, backing vocals
Nils Patrik Johansson – vocals
Martin Arendal – guitar
Teddy Möller – bass
Andreas Lindahl – keyboards
Morten Gade Sørensen – drum

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