Recensione: Samaroid Dioramas

Di Vladimir Sajin - 14 Aprile 2018 - 0:01
Samaroid Dioramas
Band: Sunpocrisy
Etichetta:
Genere: Progressive 
Anno: 2012
Nazione:
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80

I Sunpocrisy sono una band italiana, di Brescia per l’esattezza, una realtà musicale di cui dovremo andare fieri qui in Italia. La qualità, l’inventiva e la profondità musicale sono tali da lasciare letteralmente basiti al primo ascolto. Considerando che ”Samaroid Dioramas” è il loro primo LP, dopo un EP del 2008 dal titolo “Atman”, lavoro già molto valido, sebbene affetto da una produzione non all’altezza e da qualche fisiologica ingenuità di cui in questo debut album non vi è traccia.

La band ha meticolosamente curato ogni aspetto relativo al proprio moniker; tale attenzione, quasi maniacale, risalta nella copertina dell’album, simile a dei dipinti di Kandinskij, nei loro live, esperienze audiovisive degne dei migliori Tool, nei loro testi assimilabili alle poesie di John Donne e nel loro sound, un vero e proprio tripudio di generi e sonorità diversi, ma amalgamati alla perfezione.

Ci troviamo di fronte un lavoro complesso e imponente, sia dal punto di vista musicale che concettuale, che ci pone davanti diversi interrogativi: “E’ possibile che tutto il mondo che ci circonda possa essere descritto, interpretato e dimostrato attraverso calcoli matematici, oppure addirittura attraverso un’unica formula numerica? E’ veramente possibile che tutto il creato sia un mero calcolo scientifico-matematico di una mente Superiore?”

Partiamo con la prima traccia ‘Apoptosis, a tutti gli effetti un’introduzione a effetto, ricca di atmosfere evocative e misteriose, un insieme di suoni che creano un caos sistematico il quale ci riporta in altri tempi, luoghi e spazi. Del resto, “apoptosi” in greco vuol dire “ caduta delle foglie e di petali dei fiori” e, dunque, morte cellulare programmata, quasi fosse possibile prevedere in anticipo, o addirittura al livello genetico, la morte di un organismo vivente.

Entriamo quindi nel vivo del disco con ‘Apophenia, un brano che si introduce possente nei meandri della nostra psiche, un ingresso violento e traumatico che rivela l’essenza di questa band: una complessa ricerca, attraverso formule sempre più complicate, che giunge poi a soluzioni apparentemente semplici e chiare; un espressivo ed emotivo growl ci accoglie con un complesso intreccio di riff e melodie che dovranno essere riascoltate centinaia di volte per poter cogliere ogni sua complessa sfumatura, dunque un’apofenia, riconoscimento di schemi o connessioni in dati casuali o senza alcuna logica iniziale.

Passiamo ora al terzo brano ‘Φ – Phi‘ in cui ci troviamo ad essere cullati e accarezzati da sonorità ambient per poi essere gettati in un melodic death intriso di assoli di chitarre, il tutto a più riprese con l’aumentare di enfasi e coinvolgimento. Un perfetto, quanto improbabile mix tra ambient, post-rock, death metal perfettamente riuscito. Del resto un numero irrazionale come Pi-greco, con il suo complesso numerico, ha contribuito ad ispirare Leonardo Pisano detto il Fibonacci nella sua “sezione Aurea “e la “successione numerica”. Ebbene tale apparente irrazionalità ha partorito le formule e i concetti più rivoluzionari dell’umanità.

Ecco ora due brani che fanno da ponte alla seconda parte del disco ‘Vertex‘ e ‘Trismegistus‘: ‘Vertex‘ per metà è un vortice cacofonico, che poi scivola verso un’ambient calmo e pacato, ed in una consapevolezza che, nel suo apice, incontra il proprio Dio. ‘Trismegistus‘ invece è un intermezzo in cui troviamo un estratto dalle opere di Ermete Trismegisto che, tra le altre cose, dice: “Quello che è sotto corrisponde a quello che è sopra, e ciò che è sopra corrisponde a quello che è sotto, per compiere il miracolo dell’unica cosa “.

Giungiamo alla seconda parte del disco con ‘Samaroid, brano diretto, d’impatto, veloce e pieno di tecnicismi mai fini a sé stessi. Il riferimento è al Seme primordiale oppure Uovo Cosmico, archetipo che simboleggia il seme della nascita primordiale del cosmo, unica esplosione, ovvero un’unica formula matematica.

La successiva omonima ‘Samaroid Dioramas‘ è l’essenza musicale e concettuale del progetto dei Sunpocrisy, racchiudendo, al suo interno, fasi di meditazione e psichedelia strumentale, intrecciata a passaggi death-metal melodico e ispirato. Dunque, un brano molto intimo e sentimentale che ci racconta un connubio perfetto e misterioso tra lo spirito e la materia, tra Dio e il suo creato, tra la Piramide e l’uomo.

Ecco, infine, l’apoteosi finale ‘Dioramas‘, ma che può anche essere letta come una vera e propria ascesa; si parte con una voce calda, morbida, chiara ed accogliente che ti trasporta nella sua splendida luce fatta di intreccio di melodie e atmosfere, ma quando capisci che non si tratta di un sogno, ma di realtà, ecco che arriva il distacco e l’esperienza vissuta diventa più struggente e traumatica, con potenti riff, ritmiche scandite alla perfezione, un viaggio che termina con un tripudio del perfetto, pulito e ricercato death metal fatto a regola d’arte.

Per concludere, questo lavoro dei Sunpocrisy è la dimostrazione del fatto che una simbiosi perfetta può nascere anche dalla combinazione di formule e concetti apparentemente incompatibili, da cui può derivare, addirittura, una realtà nuova e più evoluta. Esordire così bene crea quasi un’arma a doppio taglio, anche perché poi “il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista” (cit.). Intanto, godiamoci insieme queste sonorità, così ricche, profonde e cariche di sfaccettature, e scopriremo un lavoro olistico, che potrebbe anche ridimensionare il concetto di noi stessi e del mondo che ci circonda, ovviamente se gli permettiamo di farlo.

 

Vladimir Sajin

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