Recensione: Samurai

Di Alessandro Calvi - 1 Luglio 2010 - 0:00
Samurai
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Anno: 2004
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80

A solo un anno di distanza da “Have a Nice Trip”, i quattro cavalieri dell’apocalisse tedeschi tornano a farci sentire le trombe della fine del mondo con questo “Samurai”. Il tempo è stato poco per scrivere e registrare il nuovo disco, ma questi pazzi teutonici riescono a stupirci una volta di più e a sfornare quello che è ormai considerato uno degli album migliori della loro carriera.

Leggermente meno vario di “Have a Nice Trip”, “Samurai” si concentra maggiormente su brani cadenzati e trascinanti, il cui appeal sull’ascoltatore è totale fin dalle prime note. Per far questo abbiamo canzoni generalmente più veloci e che puntano spesso su un cantato sporco e aggressivo, oltre che su riff di matrice thrash e black.
Canzoni come l’introduttiva “Wahnsinn” sono velocissime e con ritmiche che potrebbero quasi essere accostate al folk, pur presentando l’uso di suoni decisamente più rocciosi e sporchi. Fin da questa prima song, i Die Apokalyptischen Reiter si presentano anche all’ascoltatore casuale come un gruppo atipico, in grado di mescolare generi e influenze diverse in maniera assolutamente unica e, naturalmente, fuori di testa. “Eruption” mantiene alta l’attenzione e con un paio di break assolutamente inaspettati rimarca la capacità dei Reiter di stupire sempre e comunque. Devastante è invece il termine che più si adatta a “Rock ‘n’ Roll”, una canzone che macina riff a velocità stratosferica e risulta una delle più trascinanti del disco.
Non è da meno l’inizio della successiva “Silence of Sorrow”, che però poi cambia registro e ci presenta l’anima più melodica ed epica dei cavalieri teutonici con un ritornello estremamente coinvolgente.
Per chi pensasse che, ormai, la proposta dei Die Apokalyptischen Reiter si fosse consolidata in un certo sound (seppur vario), ecco la prima delle smentite: “Der Teufel” è un brano assolutamente e squisitamente black-death, che però infila nella sua durata anche uno stacco doom.
Come al solito, parlando di un disco dei Reiter, si finisce a fare una sorta di lista della spesa, enumerando influenze, stili, stacchi, passaggi di ogni singolo brano, per tante che sono le caratteristiche diverse di queste canzoni. Il rischio è però anche quello di togliere un po’ del gusto della scoperta all’ascoltatore, anticipando i piatti più gustosi così abilmente preparati dagli chef tedeschi.
Limitiamoci quindi a dire che “Reitermaniacs” è una sorta di omaggio che il gruppo fa ai propri fans, sia nel testo che nella musica. Difficile poi trattenersi dal dire qualcosa anche su “Per Aspera ad Astra” o “Lazy Day” (mai sentita una canzone reggae in un disco metal, vero?) o ancora “Roll My Heart”, e questo solo per citare le tracce più “particolari” nel senso che solo un gruppo come i Die Apokalyptischen Reiter riesce a dare a questa parola.

Per i fan dei cavalieri teutonici “Samurai” è un album assolutamente imprescindibile. Per chiunque altro ancora non conoscesse i Die Apokalyptischen Reiter è un acquisto caldamente consigliato per scoprire una delle realtà più atipiche e al contempo di qualità del panorama metal attuale.

Tracklist:
01 Wahnsinn
02 Eruption
03 Rock ‘n’ Roll
04 Silence of Sorrow
05 Der Teufel
06 Reitermaniacs
07 Barmherzigkeit
08 Per Aspera ad Astra
09 Lazy Day
10 Die Sonne scheint
11 Roll My Heart
12 Hey-Ho
13 Northern Lights

Alex “Engash-Krul” Calvi

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