Recensione: Sancta Inquisitio

Di Enzo - 28 Giugno 2006 - 0:00
Sancta Inquisitio
Band: Trinakrius
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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85

Avevamo lasciato i palermitani Trinakrius con uno splendido EP autoprodotto intitolato Inquisantism e recensito su queste pagine circa 2 anni fa (leggi qui la recensione). Ritroviamo oggi la band siciliana forte di un contratto alle spalle e di un full lenght che segna definitivamente una maturazione sia da un punto di vista artistico sia professionale assolutamente rilevante. Rispetto al precedente EP la produzione abbandona leggermente quelle classiche coordinate di matrice Heavy per abbracciare in modo più totalitario il lato Doom Metal della musica del gruppo. Il petico cantato in italiano che aveva caratterizzato il primo lavoro purtroppo e necessariamente, per ovvi motivi commerciali, lascia il posto all’inglese (ad eccezione di una traccia).

Il disco ha inizio con la scura intro Inquisantism per poi intraprendere le classiche cavalcate di matrice Doom in brani come la splendida Hereticaust, agghiacciante componimento intento a ricamare con i suoi sprezzanti riff l’appassionante e tragica storia dell’eretico protagonista del concept del disco. In The King’s devils fanno sovente capolino marcate influenze targate Candlemass attraverso testi interpretati dalla splendida e profonda voce del singer, sempre stato uno dei punti forti del gruppo palermitano. Nella seguente e malinconica L’era del male tornana invece, come accennato ad inizio review, il cantato in italiano che aveva caratterizzato il primo splendido EP del gruppo e che si snoda attraverso le tristi e mai banali melodie chitarristiche sapientemente costruite dal duo Montalto/Chiazzese. C’è ancora spazio per la pura magia musicale contenuta magistramente nei solchi del capolavoro The heretic, dove tra solfuree atmosfere di lontane matrici Black Sabbath e riff usciti come per magia da un oscuro epico abisso musicale, prende vita questo componimento all’insegna del più intransigente Doom Metal di stampo epico magistralmente portato in auge dalla sontuosa prestazione del singer. Il disco contiene, tuttavia, anche altre perle prima della sua conclusione, perle dal calibro di The maid of Orleans (splendidi i suoi intrecci strumentali) e Delirium.
L’album è chiuso in maniera impeccabile dalla splendida The executioner. Il pezzo, influenzato probabilmente da act come Pentagram e Saint Vitus, mette inoltre in evidenza la grandissima freschezza del songwriting e l’assolutamente elevata caratura tecnica di ogni musicista. Il lavoro di drumming ad opera di Claudio Florio è impeccabile e roccioso e, unito all’ancora una volta perfetta interpretazione vocale di Vitrano vanno a chiudere un platter a dir poco spettacolare, un lavoro all’insegna del più puro ed incontaminato Doom Metal, genere del quale i Trinakrius si dimostrano, ancora una volta, tra i più autorevoli ed attuali portabandiera. Lasciarsi sfuggire un lavoro del genere, per di più partorito da un gruppo italiano, non ha assolutamente senso per ogni amante del più puro e classico Doom Metal, un genere purtroppo oggigiorno, sempre più a corto di interessanti prodotti musicali.
Vincenzo Ferrara.

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