Recensione: Sardonic Wrath

Di Giorgio Vicentini - 18 Ottobre 2004 - 0:00
Sardonic Wrath
Band: Darkthrone
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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77

Beh, innanzitutto chapeau e doppia riverenza per questi due gaglioffi che si fanno chiamare Fenriz e Nocturno Culto, che come l’erba cattiva non muoiono mai, proponendoci ancora una volta il loro marcio e trascinante black metal. Secondo poi: cosa si può dire dei Darkthrone che non sia stato già detto? Penso nulla, se non che sono tra noi per restarci ancora per molto se le cose continueranno sulla scia segnata da quest’ultimo capitolo.

Lasciamo da parte ciò che fu, quei vecchi tempi dal sapore pionieristico e romantico; ora siamo di fronte ad una band che man mano ha lasciato da parte la fiera militanza dura e pura, passando per esibizioni live con una formazione mista a quella dei Satyricon, fino ad arrivare alla creazione di un’etichetta capeggiata proprio da loro, gli stessi alfieri della misantropia e dell’isolamento black metal, che ora si dedicheranno al ruolo di padri per le giovani leve. Un progetto moderno a tutto tondo che sforna un pezzo come Sardonic Wrath, dicendo qualcosa di concreto senza dire nulla di nuovo, viaggiando entro solchi stra-abusati dalla band stessa e da altri; arrivando a far pensare che questa fedeltà sia in fin dei conti una grande fortuna. Si può criticare davvero una band che suona ciò che ha inventato contribuendo a far diventare il black metal quello che è oggi? Io penso di no. Preferirò ascoltare altri dieci dischi come questo, piuttosto che arrischiarmi ad affrontare virate stilistiche al pari di ex compagni di merende come i mitici Dødheimsgard, che ora viaggiano su sentieri d’avanguardia.

Allora ben vengano queste nove tracce crude, prodotte con qualche finezza in più rispetto al precedente Hate Them, che preferivo sotto l’aspetto sonoro, più rozzo e grezzo; composizioni semplici e lineari come si conviene, tutte personali e caratterizzate da quello stile inconfondibile da gustare più volte e senza farsi domande, soltanto per il piacere di assaporare l’ennesimo appuntamento con la band. Forse un album all’anno sarà un po’ troppo, ma è così da sempre o quasi; forse ascoltare un platter che non si discosta poi molto dal precedente non è indispensabile; però meglio un prosieguo così che il rischio di trovarsi tra le mani un disco sfatto e senza mordente come Plaguewielder oppure un mezzo passatempo poco convincente come Ravishing Grimness.

Di questo dodicesimo album, preferisco i pezzi a cura di Fenriz e cioè Sjakk Matt Jesu Krist”, lineare ed “heavy” e la migliore del lotto: “Alle Gegen Alle”, sulla quale non riesco ad evitare l’headbanging con tanto di mano cornuta al cielo godendo da pazzi sullo scream pestifero a gracchiante. Gli altri pezzi scappano via in scioltezza ma con cattiveria, come la seconda traccia col suo strano titolo Information Wants to be Syndicated”; oppure “Straightening Sharks In Heaven”, che gioca sull’alternanza di ritmi sostenuti e rallentamenti; o ancora “Mann Tanker Sitt”, che prosegue degnamente il marciume della track che la precede senza fa cadere la tensione creata poc’anzi. Si continua così fino alla fine, alternando i classici stacchi alle accelerazioni controllate, il groove e la rindondanza dei piatti.

Capitolo special guests: da segnalare la presenza di LRZ dei Red Harvest (ringraziati nei credits per aver collaborato con l’equipaggiamento usato nell’album), impegnato a curare l’intro atmosferica, oltre alla partecipazione di Apollyon, (ex Dødheimsgard ed attuale membro degli Aura Noir) co-singer nella traccia “Hate is the Law”. Nota d’obbligo sul tanto atteso artwork a cura del nostro Lorenzo Mariani la cui copertina non mi piace del tutto, l’idea degli angeli con il facepainting potrebbe essere valida anche se un po’ pacchiana, ma la realizzazione non mi sembra all’altezza. Sobrio l’interno ed il resto della grafica, che si sposa bene con la musica e l’immagine del gruppo.

In fondo la magia è sempre la stessa, magari i pezzi saranno costruiti dalle classiche “quattro note in croce”, eppure hanno sempre il loro classico “tiro”, il mordente ed una sana dose di lordura musicale. Appena ascoltato lo avevo sottovalutato, mentre con il sacrosanto rispetto dovuto, anche Sardonic Wrath ha la stoffa e tutte le carte per stare sullo stesso scaffale dei pezzi storici.

PS. […] THIS ALBUM IS DEDICATED TO THE MEMORY OF QUORTHON’S BATHORY […]

Tracklist:

01. Order Of The Ominous
02. Information Wants To Be Syndacated
03. Sjakk Matt Jesu Krist
04. Straightening Sharks In Heaven
05. Alle Gegen Alle
06. Man Tenker Sitt
07. Sacrificing To The God Of Doubt
08. Hate Is The Law
09. Rawness Obsolete

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