Recensione: Satrap

Di Mauro Gelsomini - 6 Agosto 2003 - 0:00
Satrap
Band: Gaia Epicus
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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50

Gamma Ray, fortissimamente Gamma Ray.
Già, è con quest’avverbio che definirei il debut dei norvegesi “Gaia Epicus”, il cui sound vuole essere per chi scrive un poderoso tributo alla band e – in generale – alla carriera di Mr. Kai Hansen. Sì, perché fin dalla cover, curata da J.P. Fournier (già collaboratore di Impaled Nazarene, Bewithced, Immortal, Edguy, Rain, Avantasia, Steel Attack, Nostradameus, e tantissimi altri) si può notare la somiglianza tematica con la band tedesca. Metteteci anche liriche a metà strada tra egittologia e sci-fi, e il gioco è fatto.
Strano per una band norvegese suonare questo happy metal d’annata, e mi rendo conto di quanto la casa discografica punti sul pubblico italico piuttosto che sui compatrioti del quintetto scandinavo; eh già, di happy metal si tratta, con tutti gli annessi e connessi, vale a dire una gran voglia di suonare power metal e un’attitudine giocosa fuori dal comune… O almeno così voglio sperare che sia, vista la massiccia dose di “tributi”, “inflazionamenti” o “ispirazioni” presente sull’album in questione.
Fin dall’opener “Keepers Of Time”, infatti, si fonda su riff che gridano nostalgia di “Walls Of Jericho” e trasudano del passato thrash/punk della band, con tanto di refrain alla “Guardians Of Mankind”, solo helloweeniano, e stacchetto basso/batteria che è la versione semplificata di quello di “Eagle Fly Free”…
Beh le premesse per prendere il CD e depositarlo dopo i primi sei minuti e mezzo ci sono tutte, ma la voglia vedere fino a che punto si spingono i nostri ha il sopravvento, ed ecco che arriva “Heavens Gate”, la “Send Me A Sign” dei Gaia Epicus… La solfa non cambia, ma v’assicuro che è davvero difficile resistere all’ottima fattura del power metal suonato da questi giovincelli. E allora si prosegue con “Fire & Ice”, il cui chorus potrebbe essere sostituito con quello di “Hunting High And Low” con l’inserto di qualche coretto goliardico! Sulla stessa scia “Inside The Storm”, stop and go che più teutonico non si può, e “Die For Your King”, mid tempo che mette in luce le difficoltà canore di Thomas Christian “udite udite” Hansen, chitarrista e leader della band… E’ uno scherzo…
Sguaiato e impreciso come il Maestro, seppure non dotato di una timbrica altrettanto sporcha e acida…
La lunga “Star Wars” dovrebbe essere un omaggio alla saga cinematografica, visto il reprise dei temi della “Imperial March” prima e del “Finale” poi, del compositore della trilogia John Williams.
Del tutto fuori luogo la prolissità della dream-theateriana “Innovation”, degna dei suoi ispiratori, mentre si torna a picchiare con “Cyber Future”, up-tempo cadenzato, “Freedom Calls”, indiavolato power/thrash dal ritornello arioso. Menzione a parte per “Heavy Metal Heart”, immancabile inno defender sulla scia della hanseniana “Heavy Metal (Is The Law)”, omaggiata a sorpresa sul finale… Chiude “Watch The Sky”, altro titolo molto poco equivocabile, sulle cui strofe potete cantare una song qualsiasi tratta dalle speed ones di Episode degli Stratovarius!!!
La parte più ardua è dare un voto a questo lunghissimo (quasi 70 minuti) platter: se da un lato darei un bel 70 alla godibilità che l’ascolto ha offerto a un nostalgico di certe sonorità, dall’altra non posso che punire l’eccessiva e sfrontata similarità con i loro mentori.

Traclist:

1. Keepers Of Time
2. Heavens Gate
3. Fire & Ice
4. Inside The Storm
5. Die For Your King
6. Star Wars
7. Innovation
8. Cyber Future
9. Freedom Calls
10. Heavy Metal Heart
11. Watch The Sky

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