Recensione: Scenes From A Memory

Di Onirica - 6 Aprile 2002 - 0:00
Scenes From A Memory
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Anno: 1999
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99

Tanta estasi onirica farebbe brillare gli occhi di Sigmund Freud (1856-1939), autore dell’Interpretazione dei Sogni, davanti all’ultimo capolavoro del millennio ormai scivolato via con la traccia conclusiva di questo disco. Ci troviamo davanti ad undici tracce irripetibili per qualsiasi altro gruppo e per gli stessi Dream Theater che con l’uscita di quest’anno (2002) non hanno certamente superato i livelli passati. La magia nascosta qui dentro è qualcosa di inedito ed intrigante. Grazie alle note di un gruppo intramontabile attraversiamo un sonno ormai infestato dagli incubi e bussiamo alla porta dell’inconscio di un’anima in pena.

Già perchè seguendo le orme più profonde e indurite dal tempo, per la prima volta anche i Dream Theater registrano un concept album in perfetto accordo con la tradizione Progressive: la storia prende forma a partire dalla mente geniale di John Petrucci circa dieci anni fa, quando con “Metropolis pt.1” le immagini e le parole del brano che rappresenta la storia dei Dream Theater cominciarono ad invadere il pianeta Terra. Scenes From A Memory: il sacro sigillo. In termini meno apocalittici, queste le origini di un tesoro ricco di emozioni.

Una piccola premessa: inserire titoli particolari all’interno della modesta stesura descrittiva di questo album (se così si può chiamare) sarebbe per chi non conosce Scenes From A Memory quasi come acquistare uno dei libri più avvincenti e leggere solo determinati capitoli, senza partire dall’inizio. Non mi sembra la soluzione più adatta per continuare a scrivere. Ed per questa stessa ragione che non esiterò a riportare l’intera TrackList in grassetto, proprio a sottolineare il nome delle canzoni che non potrete ignorare se per arrivare fin qui avete digitato wwww.truemetal.it

Non avrei potuto affrontare questa recensione senza sapere nulla riguardo la storia di Victoria. Passati ormai due anni dalla pubblicazione di questo gioiello posso prendermi la libertà di rivelare la conclusione della vicenda, nel caso qualcuno non l’abbia ancora afferrata.

Nicholas è la reincarnazione di una ragazza vissuta nel 1928. Decide di rivolgersi ad uno psicoterapista quando le immagini di Victoria cominciano ad apparirgli insistentemente durante il sonno: la ragazza si trova in una grave crisi affettiva tra i due fratelli gemelli The Miracle e The Sleeper, nella storia rispettivamente il senatore Edward Baynes e Julian. Quest’ultimo, marito di Victoria, conduce una vita immersa nel vizio del gioco d’azzardo, dell’alcool e della droga; la disperazione costringe la giovane a chiedere l’aiuto del cognato Edward che se ne innamora. Quando però Julian chiede perdono alla moglie e il loro rapporto si ristabilisce, Edward non può fare a meno che vendicarsi con l’omicidio dei due: scrive una lettera che inserisce nella tasca del fratello come se questo si fosse suicidato dopo l’uccisone della moglie. Tornando al presente, Nicholas si rende conto di esser vissuto per svelare questo mistero sconosciuto. Attenzione al colpo di scena! Tornato a casa dopo l’ultimo incontro terapeutico, Nicholas è in breve raggiunto e ucciso dallo stesso psicoterapista, reincarnazione di Edward.

Dal punto di vista strumentale l’arrivo di Jordan scioglie come un ghiacciolo al rogo il ricordo di Sherinian. Il trio fondatore del gruppo è tanto avido da non lasciarmi parole abbastanza significative a descriverne l’operato, mentre sebbene le prestazioni precedenti di James siano decisamente più impegnative, questa volta troviamo nella stessa voce una capacità d’interpretazione che gela il sangue.

Il motivo per cui non ci troviamo nella sezione dei “classici” è giustificato da quanto detto fino a questo momento: nonostante l’alta soglia qualitativa, il disco in questione non può essere considerato un esempio da seguire primo di tutto perchè sarebbe impossibile, secondo perchè non solo è distante anni luce da qualsiasi altra composizione ma altrettanto da se stesso. Insomma è qualcosa di strano ed estraneo da sè. Mi spiego: mai come in questo caso le parole che percorrono la narrazione sono state scritte nel tentativo di accompagnare al meglio la musica, il genio compositivo è alle stelle, nessuna traccia di timore nell’artificio volto a ripetere il motivo principale dell’incisione in più occasioni. I personaggi prendono vita nelle parole di LaBrie, un volume troppo esteso per essere divorato da un genere musicale o dalle note di uno spartito. Un ferita aperta alla luce del sole, ottanta minuti da sogno e di un sogno che vi assicuro non dimenticherete al vostro risveglio.

Concludo con una domanda d’obbligo. Perchè non “100”?
La risposta non può essere che una sola: Scenes From A Memory manca dello stupore e della sorpresa che solo un gruppo ancora in fasce può creare, il fascino di una band giovanissima destinata a conquistare i cuori infuocati dei fan di tutto il mondo: in parole povere.. di Images and Words ne esiste uno solo, l’infinito non è scomponibile.

Che poi Scenes sarebbe stato l’ennesimo capolavoro questo già si sapeva..

Andrea’Onirica’Perdichizzi

TrackList:

1. Regression
2. Overture 1928
3. Strange Deja Vu
4. Through My Words
5. Fatal Tragedy
6. Beyond This Life
7. Through Her Eyes
8. Home
9. The Dance of Eternity
10.One Last Time
11.The Spirit Carries On
12.Finally Free

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