Recensione: Scream, Bloody, Gore

Di Matteo Bovio - 14 Giugno 2002 - 0:00
Scream, Bloody, Gore
Band: Death
Etichetta:
Genere:
Anno: 1987
Nazione:
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70

Non si può, e lo dico senza timore, dichiararsi cultori di Death metal classico e non avere questo CD. Un CD che ha mille difetti, questo è vero, ma che rappresenta in maniera inequivocabile ciò che è stato un certo tipo di Death metal ai suoi albori, e che ci fa apprezzare l’evoluzione che la storica band americana ha compiuto in questo anni.

La formula è semplice, molto semplice: una sorta di Thrash molto veloce, riffing incazzato nero, voce tipica di Shuldiner e via… La varietà non caratterizza sicuramente questo CD, ma dobbiamo dargli atto di essere un esordio. E se non badiamo a troppi particolari tecnici potremo apprezzare tutta la potenza e la trasgressività della proposta. Cercare in questo CD l’innovazione o la tecnica equivale a dire di non averne capito nulla. Non siamo davanti ai Death di Symbolic, o ai Death di Human: siamo davanti ai Death che assieme ad altri nomi altrettanto importanti hanno dato il via ad un genere.

I tempi erano a malapena maturi per riuscire a digerire questo “Scream Bloody Gore”, e sarebbe un ingiustizia giudicare questo lavoro con i criteri di oggi. Dare una valutazione oggettiva a questo CD è quantomai sbagliato: non a caso lo considero un classico, un lavoro che va considerato sotto molte più sfaccettature di una qualsiasi uscita. La prima cosa da fare è dimenticare tutte le evoluzioni che il metal in questi anni ha portato con sè: questo CD non ha dietro di sè influenze particolari, ma si propone esso stesso come una sorta di punto di partenza, come effettivamente sarà, per parecchi gruppi.

A questo punto non vi rimane che assaporare a pieno la potenza che le tracce di questo lavoro vi riverseranno addosso: l’influsso fortemente Thrash fa sì che velocità ed aggressività non manchino mai, e il CD, per quanto a volte minacci di tornare un po’ troppo su sè stesso, si concluderà lasciandovi una buonissima impressione. L’unica cosa che rimpiango è di essere troppo giovane, e di non aver potuto conoscere la sensazione di ascoltare un simile lavoro nel momento della sua uscita. Non mi resta che immaginare quali potessero essere le reazioni di un ipotetico pubblico.

Tra gli episodi migliori ritroviamo l’opener “Infernal Death”, dall’incedere iniziale monolitico che poi esplode in pura violenza Thrash, la title-track e la fenomenale “Evil Dead”, miglior brano a mio avviso di tutto il CD.

Quasi sembra incredibile la strada che i Death hanno compiuto da questo “Scream Bloody Gore” a “The Sound Of Perseverance”, ultimo loro album in studio. Non posso non cogliere l’occasione per ricordare Chuck Shuldiner, fondatore di questo spettacolare gruppo, che è stato divorato dalla malattia e ci ha lasciato pochissimi giorni fa. Questo album è la testimonianza di come questo artista abbia saputo evolversi, di come abbia saputo abbandonare determinate sonorità che in sè potevano diventare futili per lanciarsi su strade sì difficili, ma anche appaganti. Onore ad un gruppo senza il quale il metal non sarebbe arrivato a dove è oggi.
Matteo Bovio

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