Recensione: Screaming for Vengeance

Di LeatherKnight - 16 Aprile 2002 - 0:00
Screaming for Vengeance
Band: Judas Priest
Etichetta:
Genere:
Anno: 1982
Nazione:
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100

Signore e signori, ecco a voi il disco HM più venduto nella storia: l’album che ha reso possibile ai Priest di entrare nell’Olimpo degli Dei del Metallo; uno dei pochi album che a distanza di 20 anni risulta sempre fresco ed originale.
Di tutto questo ne sono la prova le stupende canzoni qui contenute, che trasudano fede ed acciaio dal primo all’ultimo minuto, ed infatti l’introduttiva “Hellion” ci propone subito (tramite il guitar-work della leggendaria coppia Tipton/Downing) la specialità di questo disco: un equilibrio straordinario tra pesantezza metallica e potenza melodica.
La seguente “Electric Eye” è un poderoso esempio di quanto appena detto.
In questo caso è d’obbligo lodare come il massiccio riffing si sposi in modo splendido con la prestazione sopra le righe (per espressività e tecnica) di Rob “God Of Metal” Halford.
Tra l’altro, anche questa song (come abbiamo già visto nella recensione di “British Steel” (per quanto riguarda “Metal Gods” ) è una esplicita denuncia contro la tecnocrazia, tema molto caro ai Preti di Birmingham.
Con un’irruzione devastante delle drums da parte del baffuto Holland, infrange l’ipnotica atmosfera evocata dalla track precedente “Riding On The Wind“: una vera e propria esplosione continua di Metallo Pesante fuso che fiamma fuori dalle casse e colpisce in faccia l’ascoltatore!
Oltre alle tostissime linee di chitarra anche qui il nostro eroe Robert è incotenibile nelle sue performances vocali e firma una della pagine più belle dell’esperienza nei Priest, toccando sempre toni alti in perfetta coerenza con l’infernale guitar-work delle asce duellanti Tipton/Downing che, anch’essi, proprio in quest’album affinano ancora di più il loro stile e le loro fenomenali capacità preludendo a un brillante futuro di grandi successi.
Andando avanti troviamo un un’altra pietra miliare di questo disco: “Bloodstone“, dove il primo ed inimitabile screamer HM ci regala degli acuti spaventosi.
Il disco continua con “(Take these) Chains” e “Pain and Pleasure“: due canzoni un po’ differenti dalle tracks precendenti, ma sempre dotate di quel connubio “pesantezza & melodia” che costituisce la linea-guida di tutto l’album. Magari tra le due, la seconda song qui citata è quella più coinvolgente e interessante nel refrain e per gli assoli dimostrando che i Priests non sono bravi solo in velocità.
Ma adesso fermi tutti, sta per incombere un assalto nucleare di Metallo Pesante: l’omoina title-track “Screaming For Vengeance“!! Il Dio Corazzato di Borchie e Pelle usa le corde vocali come artiglieria pesante e colpisce senza pietà, cantando in screaming (non disumano, ma comunque alto) durante tutta la durata della canzone; si associano a lui (formando un trio destavante) i due axe-man, armati di chitarre-squartatrici, che a loro volta con incandescenti duelli di assoli raggiungono livelli altissimi di bravura tecnica e espressività compositiva. La sezione ritmica è semplicemente devastante e letalmente precisa…la sola “Screaming For Vengeance” merita l’acquisto dell’album.
Meno tirata, meno violenta e più in linea con l’album è “You’ve got another thing comin’ “; altro esempio di metallo “che grida per vedetta” tipicamente priestiano e, da qui in poi, uno dei cavalli di battaglia degli show di questi pazze, incredibili Leggende dell’Heavy Metal.
La magica e coinvolgente “Fever” si ricollega in parte ai due episodi “(Take these) Chains” e “Pain And Pleasure“, anche se questa traccia al contrario delle precedenti partecipa a quel crescendo generale di perizia tecnica e espressività che si nota un po’ di traccia in traccia nell’ascolto dell’album.
Si arriva così alla prestazione tecnica da delirio in “Devil’s Child” dove lui e solo lui, Robert Halford, imposta incredibili linee vocali, divertissime e coinvolgenti come poche altre, dove in ogni istante domina sulle strane melodie delle chitarre (favoloso l’assolo) fino ad esplodere in una performance da infarto nel secondo refrain della canzone.
Se avete la felice idea di ascoltare la ri-edizione di quest’album (collana “The Remasters”) potrete gustarvi anche due mergavigliose bonus-tracks: la fin’ora inedita “Prisoner of Your Eyes” e la versione dal vivo della fantasmagorica “Devil’s Child“, due stupende sorpresine che faranno la gioia di tutti i fans.

In conclusione questo è un disco eccezionale, sia per il suo valore storico che per la freschezza e l’originalità delle canzoni; incredibile, vulcanico e assolutamente immancabile a chi vive per l’Heavy Metal oltre che obbligatorio per tutti coloro che vanno pazzi per l’acciaio britannico dei Judas Priest.

01) The Hellion
02) Electric Eye
03) Riding On the Wind
04) Bloodstone
05) (Take these) Chains
06) Pain and Pleasure
07) Screaming For Vengeance
08) You’ve got Another Thing Coming
09) Fever
10) Devil’s Child

(bonus-tracks edizione “The Remasters”)
11) Prisoner Of Your Eyes
12) Devil’s Child (live)

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