Recensione: Searchin’Guitar

Di Riccardo Angelini - 11 Marzo 2006 - 0:00
Searchin’Guitar
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Anno: 2004
Nazione:
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40

“Chitarrista cercasi”: il testo di un annuncio appeso sulla parete d’ingresso del music-store di fiducia o lo spunto per il monicker di un gruppo? In questo caso, entrambe le cose. Sì, perché i Searchin’Guitar hanno scelto il proprio nome – tra il serio e il faceto – fin dalla loro nascita, nel 2003, a manifesto perpetuo della ricerca di un axeman che non si trovava. Infine, dopo mesi e mesi di vani tentativi, le ricerche sono state definitivamente abbandonate, ma il nome è ironicamente rimasto.

A una simile decisione va senza dubbio ascritto il merito del coraggio, dal momento che l’assenza di voce, chitarra e tastiere pregiudica inevitabilmente il versante melodico. A dirla tutta una chitarra fa capolino nel finale, nel minuto abbondante di arpeggi che passa sotto il nome di Stargate, ma si tratta di un’incursione isolata e per nulla rappresentativa della proposta sonora della band. Questa al contrario punta su un approccio aggressivo, rumorista, con distorsioni esacerbanti ai confini dello stoner. Difficile in ogni caso trovare una definizione men che indicativa, e a tal proposito la dicitura “thrash” va intesa in senso molto, molto elastico.
Senza dubbio la produzione – tremenda anche per gli standard di una band amatoriale – non va incontro alle esigenze dell’ascoltatore, ma è difficile immaginare un futuro concreto per un approccio musicale di questo tipo. Il muro sonoro eretto dai due strumentisti tende infatti fin troppo spesso ad appiattire le composizioni, dimostrandosi inconsistente dal punto di vista del coinvolgimento oltre che inadatto a valorizzare la tecnica individuale. Né convince la sperimentale Ten Days, in cui un suono già ruvido di per sé viene ulteriormente sporcato da effetti sonori – rumori – che annegano i flebili spunti melodici di tastiera e chitarra, bistrattati ospiti speciali di un brano breve quanto deludente.

Di positivo, oltre alla detta perizia tecnica che fa capolino in un oceano di martellamenti fracassoni, bisogna riconoscere la voglia di osare e di tentare nuove strade, figlia anche dell’apprezzabile tentativo di fare di necessità virtù. Il risultato tuttavia è fin qui insoddisfacente, l’effettiva innovazione modesta, la qualità delle composizioni scarsa. In chiave futura sarà indispensabile un attento riesame delle effettive mire della band: la chitarra non è indispensabile, le idee sì.

Tracklist:
1. 50 meters cable (3:47)
2. Clockwise make me sick (3:25)
3. Ten days (2:30)
4. The Sink (3:12)
5. T-Bird ’04 (4:00)
6. Stargate (1:06)

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