Recensione: Second Heat

Di Thrashing_Rage - 24 Giugno 2004 - 0:00
Second Heat
Band: Racer X
Etichetta:
Genere:
Anno: 1986
Nazione:
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86

Racer X : un gruppo quasi unico nel panorama heavy metal anni ’80. Un gruppo che non si abbassato a suonare tecnico a tutti i costi, un gruppo che con una line-up formata da gente come Gilbert-Bouillet-Alderete-Martin-Travis si impose all’attenzione della scena heavy metal americana come un gruppo imperdibile. Putroppo la fortuna voltò le spalle alla suddetta band, Paul Gilbert andò con gli scala classifiche Mr.Big e Scott Travis a forgiare acciaio in una band chimata Judas Priest. Ma la testimonianza più bella e più lucente di questa band è il secondo album, Second Heat, che vede all’azione un gruppo intento a suonare un heavy metal di classe e tagliente come dei rasoi impazziti.
Si parte a tutto gas con Sacrifice (non parliamo degli assoli al fulmicotone della coppia Gilbert-Bouillet altrimenti non finirei più di scrivere), per continuare con la più orecchiabile Gone Too Far. Un altro punto di forza della band era la grande versatilità al microfono di Jeff Martin, un cantante dotato che oltre di un gran look di un ugola al vetriolo!
Nella strumentale Scarified tutti i musicisti presenti si fanno notare grazie alla invidiabile perizia tecnica e compositiva.
La bellissima Sunlight Nights segue la magistrale ed emozionante Night Comes Down dei Judas Priest (vedrete un pò più sotto che Judas Priest tornano protagonisti di questa recensione) candidandosi ad essere una delle canzone più belle del disco.
Heart of a Lion : come già forse avete visto in alcune occasioni, io credo che questa sia una delle più belle song dei Judas Priest. Molti di voi adesso si chiederanno che c’entrano i Judas Priest con i Racer X. Ed io vi spiegherò tutto: nelle session del mitico Turbo, i Metal Gods registrano moltissime canzoni, molte delle quali sono state aggiunte come bonus tracks nei remasters; Heart of a Lion invece fu “venduta” ai Racer X (come tuttavia Proud to Be Loud fu venduta da Ron Keel ai Pantera nel periodo di Power Metal), e cosi siamo di fronte ad un heavy metal stellare, sognante soprattutto perché gli autori di questa song si chiamano Halford-Tipton-Downing (non mi immagino cosa fosse Turbo completo di queste songs…).
Con Motor Man ancora piede sull’accelatore (e ancora influenze Judas Priest), e si parte verso un viaggio fatto di motociclisti, strade infuocate e belle ragazze.
La cover di Moonage Daydream è molto buona e caratterizzata sempre dai fulminanti assoli della coppia chitarristica per eccelenza dello “shredding con moderazione”.
Il disco si conclude con la iper-melodica Living the Hard Way e la più quadrata Lady Killer.
Putroppo i dischi di reunion usciti dal 2000 in poi non sono stati proprio dei buonissimi lavori (salvo alcune canzoni prese qua e la nei tre dischi).
In conclusione un album che adoro veramente tanto, sembra proprio di respirare l’atmosfera californiana del 1986, e non posso far altro che consigliare questo disco a tutti i Priest-Maniacs sparsi per tutto lo stivale. Track-list:
1.Sacrifice
2.Gone Too Far
3.Scarified
4.Sunlit Nights
5.Hammer Away
6.Heart of a Lion
7.Motor Man
8.Moonage Daydream
9.Living the Hard Way
10.Lady Killer

Line Up:
Jeff Martin – vocals
Paul Gilbert – guitar
Bruce Bouillet – guitar
John Alderete – bass
Scott Travis – drums

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