Recensione: Secret Voyage

Di Gaetano Loffredo - 2 Luglio 2008 - 0:00
Secret Voyage
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Anno: 2008
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La sensazione di quiete e di stasi introspettiva, un alone di misticismo generato da un chitarrista in simbiosi coi suoi strumenti e da un gruppo che lo segue in ogni singolo movimento, ad ogni singolo respiro. Ritchie Blackmore, uomo come un moderno menestrello, è tornato.
In tutta onestà, dopo il successo in termini di vendite degli ultimi due dischi, la compagnia del Man In Black e di Candice Night avrebbe potuto vivere di rendita rilasciando un disco molto più commerciale di Secret Voyage, studiato per la massa, mantenendo una certa costanza/distanza tra pezzi acustici, cover di Rainbow/Deep Purple e qualche inserto elettrico per la gioia dei vecchi fanatici. E invece…

Ripercorrendo con il pensiero gli elementi delle antiche tradizioni musicali, che hanno trovato nuova espressione e nuova linfa dopo l’avvento dei Blackmore’s Night, non possiamo non far memoria con devota ammirazione al passato dei cantastorie britannici, che da poco hanno festeggiato il decennale di una carriera in continua ascesa. Il tutto prima di andare a favoleggiare sul viaggio segreto.

PAST TIMES WITH GOOD COMPANY
La miscredenza popolare ha partorito una leggenda metropolitana che racconta di un Richie Blackmore a tal punto ipnotizzato dalla bella e iridescente Candice Night da obliare perfino il Rock, pensate: il Dio del Rock che dimentica il Rock, fino ad abbandonarsi alle danze cortigiane. Niente di più falso.
Richard Hugh Blackmore è da sempre ispirato dalla musica antica, e da sempre ne ascolta. Il progetto Blackmore’s Night non è altro che una genuina evoluzione (o involuzione se preferite, si torna indietro nel tempo) del suo percorso musicale, che ha “accusato” i primi sintomi già ai tempi di Sixteen Century Greensleeves e di Temple Of The King: Candice Night il trait d’union che ha legato rinascimento e chitarrista numero uno al mondo. Ora l’acustica non è più un segreto, sei dischi, escludendo il tributo natalizio Winter Carols, lo dimostrano.

Che Shadow Of The Moon abbia spiazzato critica, pubblico, addetti ai lavori ed etichetta discografica lo sappiamo; è oggi che ne possiamo coglierne lo spirito, godendo di brani quali Minstrel Hall, Renaissance Faire, Play Minstrel Play, rispettivamente il miglior brano strumentale acustico realizzato, una danza tradizionale rinascimentale e una revisione della famosa melodia di Pierre Attaignant.
La replica è quella di Under a Violet Moon, altra celebrazione della notte e della luna che seguiva di pari passo il primo disco, sfuggendo alle obiezioni di un pubblico interdetto: il suono era ancora acerbo ma le composizioni perfettamente lineari e riconoscibili. Candice Night ha cancellato la sua timidezza con il terzo sigillo, Fires Ad Midnight, ad oggi il disco che unisce nella forma e nella sostanza il vecchio corso di Ritchie e Candice col nuovo corso, cominciato con il capolavoro Ghost Of A Rose, ripreso con lo strabiliante The Village Lanterne e culminato con l’ultimo Secret Voyage. Non solo notte e luna dunque, ma anche natura, leggende, storia, arte, letteratura e tanta, tanta fantasia.

SECRET VOYAGE
La lanterna si riaccende, non per essere messa sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutto quanto il villaggio.
La ripartenza è di quelle eroiche, God Save The Keg introduce Secret Voyage orchestrando una melodia che ci porteremo sino in fondo: al termine il canto gregoriano sulle note della famosa Stella Splendens e l’attacco di Locked Within The Crystal Ball. Otto minuti che si trasformano nel pezzo più epico mai scritto dalla band: nuova strumentazione, liriche e arrangiamenti maestosi prima della chitarra elettrica che Ritchie fa cantare in un classico duetto con la compagna Candice. Riuscirete a scorgere il futuro nella palla di cristallo?
E’ il turno di una melodia tradizionale francese, quella di Gilded Cage che nella prima strofa fa il “verso” a “O Sole Mio”. Sale in cattedra Gipsy Rose, novella violinista, qui e nella successiva Toast To Tomorrow, la grande sorpresa del disco ispirata da un brano folk russo (che può facilmente essere equivocato con tarantelle siciliane/napoletane). Toast To Tomorrow è il pezzo più solare, fatto per ballare e cantare fino ai fuochi di mezzanotte.
A proposito, quando cala l’oscurità è Ritchie Blackmore a confortarci con Prince Waldeck’s Galliard, la nuova Minstrel Hall, ispirata da una roccaforte tedesca (Schloss Waldeck) e dalla storia del suo principe: lacrime di rugiada sulle note della chitarra acustica che sembra avere un cuore e un respiro.
Non manca la cover, è la volta di Rainbow Eyes che racchiude tutto lo stile e la magia dei Blackmore’s Night, ma le sorprese non sono finite.
Riprendiamo da quel “e invece…” lasciato in sospeso nel cappello introduttivo: i menestrelli avrebbero potuto staccarsi dal rinascimento per proporre qualcosa di più moderno e invece tornano ancora più indietro nel tempo soffermandosi più e più volte nel medioevo. The Circle sconfina nelle atmosfere tipiche del Mittelalter Rock, Sister Gypsy è una favola medievaleggiante cesellata da violino e flauto, Peasant’ Promise una melodia tradizionale inglese che si traduce in un pezzo da cinematografia fantasy: una canzone che avrebbe fatto felice lo stesso Conan.
C’è anche un tributo a Elvis, Can’t Help Falling In Love che i Blackmore’s Night si sono divertiti a rimodellare, c’è la fiaba di Far Far Away che si avvicina ai migliori brani di Enya e la chiusura di Empty Words, una ripresa ammaliante della melodia introduttiva che incorpora un assolo (manco a dirlo) fenomenale di Blackmore, che pare addirittura improvvisato al momento della registrazione.

Impensabile non consigliare un disco come questo ai “deboli di cuore”, a voi, che attraverso la musica amate spaziare fino a superare i confini della fantasia. E noi stiamo già aspettando il prossimo capitolo della saga.
Si elevi con gioia, pertanto, il nostro inno di lode e di ringraziamento a coloro che in questa solennità onoriamo come paladini di un genere che, oggi, è puro e incontaminato. Sia lodato senza fine.

Gaetano Loffredo

Tracklist:
01.God Save The Keg
02.Locked Within The Crystal Ball
03.Gilded Cage
04.Toast To Tomorrow
05.Prince Waldeck’s Galliard
06.Rainbow Eyes
07.The Circle
08.Sister Gypsy
09.Can’t Help Falling In Love
10.Peasant’s Promise
11.Far Far Away
12.Empty Words

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