Recensione: Sedna

Di Mattia Di Lorenzo - 26 Agosto 2007 - 0:00
Sedna
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Anno: 2007
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58

Ho cercato a lungo questo cd, l’ho voluto trovare a tutti i costi, sebbene in Italia la distribuzione sia molto limitata. Mi ha incuriosito l’interessante meccanismo attuato dalla band, che ha deciso di mettere direttamente sul suo sito ufficiale i sample di tutte le canzoni, con tanto di testi e possibilità di download: un espediente molto democratico per accaparrarsi qualche fan e farsi conoscere anche da chi non è interessato a comprare il cd.
Mi ha anche colpito l’età dei membri: il più “vecchio” è nato nel 1985, il più giovane nell’89. “Bambini prodigio?” Mi sono chiesto…
E anche la proposta mi pareva interessante, almeno per come era posta dalla band, sempre sul sito ufficiale: “da calmi passaggi orchestrali e sinfonici con voce lirica di soprano, a riff brutali e accattivanti, soli virtuosistici e ritmi intricati: tutto è contenuto nel debutto Sedna, e questo è ciò che rende unici i Legenda Aurea”. Un po’ esagerati, certo! Però…

Ma devo dire, mio malgrado, che questo “incredibile” Sedna mi ha un po’ deluso: non è affatto valsa la pena di girare negozi su negozi e aspettare tre mesi per averlo.
I motivi sono molteplici: il difetto più grave è la produzione, per cui i suoni sono parecchio impastati e le tracce missate in modo impreciso e raffazzonato. All’ascolto si notano numerosi vuoti nello spazio sonoro, dovuti in parte a un songwriting troppo semplificato, in parte al fatto che toni ed effetti di chitarra, basso e batteria non “riempiono” come dovrebbero. La colpa se la spartiscono equamente la band e il produttore. Ci sono anche veri e propri “errori” in fase di assemblaggio delle linee, che testimoniano un lavoro in sala registrazione troppo affrettato, forse per l’eccessiva smania di fare uscire un lavoro non ancora completamente maturo. Da esempio basti la title-track, “Sedna”, dove, in particolare nella strofa, si nota che il riff di chitarra è leggermente sfalsato rispetto alla parte vocale.
Altro difetto, lo scarso rapporto durata-prezzo: su dieci tracce due sono strumentali, e molte, sebbene apparentemente di lunghezza normale, insistono su un materiale musicale molto ridotto. La presunta suite finale, per esempio, oltre ad essere forse la traccia peggio eseguita dell’album (anche se melodicamente non è malissimo), presenta di fatto cinque minuti di musica, seguiti da un inspiegabile vuoto di un minuto e mezzo, e da una coda strumentale di dubbia efficacia.
La cifra richiesta per avere tutto questo è leggermente superiore a quella degli altri cd. Decisamente troppo.
Se si volesse continuare nella critica distruttiva, si potrebbe indicare come altri punti negativi l’eccessiva somiglianza di certi passaggi ad alcune canzoni famose dei Nightwish, o la scandalosa pronuncia inglese della cantante. O ancora, l’assenza di soli degni di nota, checché ne dicano loro (che il troppo giovane chitarrista non sia in grado di fare di meglio?), e una generale “fiacchezza” di tutti gli episodi, che sembrano procedere un po’ troppo “a rilento”, non destando entusiasmo e non raggiungendo mai una decente soglia di “cattiveria”.
Riff brutali? Ritmi intricati? Ma dove?! In definitiva si tratta di una normalissima symphonic power band, fan e imitatrice dei troppo noti finlandesi.

Ma non conviene eccedere su questa drastica linea d’indagine. Una volta spiegato il voto mediocre che si sono beccati, è opportuno spendere anche qualche parola di elogio sulla prima esperienza discografica della band svizzera.
Da questo debutto traspare una buonissima voglia di fare, nonché una dose non indifferente di talento, soprattutto nella cantante: Claudia Hofer sfoggia un cantato lirico non esente da difetti tecnicamente parlando, ma il timbro e l’emissione sono di primissima qualità. Tanto che una rivista metal belga aveva perfino avanzato il nome di questa ragazza come possibile erede dello spazio lasciato vacante da Tarja Turunen, appunto nei Nighwish.
Anche nelle canzoni non tutto è da buttar via: il cd si lascia ascoltare abbastanza volentieri, le tracce non mostrano nulla di particolarmente ricercato o impegnativo, ma alcuni elementi melodici sono apprezzabili. In certi momenti, come in “Sedna”, in “Vengeance” o nella ballad con voce maschile “It’s Over”, gli svizzeri riescono anche a svincolarsi momentaneamente dai modelli, riuscendo a creare qualcosa di abbastanza originale, seppur con mezzi semplici e con risorse limitate.

In conclusione, il gruppo è ancora immaturo, ma futuribile. Se avessero aspettato ancora qualche mese nel fare uscire il cd, con un missaggio più degno e più tempo a disposizione per la cantante per affinare l’interpretazione delle canzoni (Claudia era infatti appena subentrata a Melissa Derrer, la precedente artista della band), i Legenda Aurea avrebbero senza dubbio raggiunto la piena sufficienza. Così invece il cd rimane un prodotto “a metà”, sotto tutti gli aspetti considerabili.
Vi consiglio comunque di dare un’ascoltata al lavoro della band, visto che, come detto in apertura, sul sito ufficiale è possibile ascoltare i momenti salienti di tutte le canzoni, facendosi un’idea globale sul gruppo anche migliore della realtà.

Tracklist:
1. Intro
2. Vengeance
3. War Victim
4. Sedna
5. It’s Over
6. Years of Coldness
7. Total Eclipse * MP3 *
8. Instrumental
9. As The Leaves Fly
10. Farewell

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