Recensione: Sermons of the Devouring Dead

Di Daniele D'Adamo - 4 Novembre 2017 - 16:29
Sermons of the Devouring Dead
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2017
Nazione:
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78

Ancora una volta l’underground più profondo, in questo caso finlandese, dà luogo a un death metal pregno dell’odore dell’old school… senza essere old school. Ecco allora i Cadaveric Incubator, formati da musicisti che bazzicano da molto tempo il lato oscuro del metal estremo, guidati da Necroterror, mastermind artefice della coesione necessaria per dare alle stampe il loro debut-album, “Sermons of the Devouring Dead”.

Incredibile il sound prodotto dai Nostri: un plasma di riff, blast-beast, mid-tempo, growling, fulminee accelerazioni, pesanti rallentamenti. Un plasma dalle fattezze primordiali, rozze, involute. Una specie di marea nera, putrida, maleodorante, che copre tutto e tutti. L’insieme è spettacolarmente indistinto o quasi, death metal feroce, primigenio, scellerato ma, come più su accennato, incapace volutamente di far parte della vecchia scuola.

Certo, a un orecchio distratto quanto sopra potrebbe apparire un non-sense ma, invece, approfondendo gli ascolti senza pregiudizi alle spalle, ciò che emana “Sermons of the Devouring Dead” è semplicemente death metal ortodosso, senza compromessi, dal background venticinquennale eppure ben calato nella realtà di questi giorni.

Spettacolari i riff inventati da Humiliator, vero Campione in materia. Già subito, con l’opener-track ‘Gravestench Asphyxiation’, la struttura dei riff è intricata ma rinvenibile con una certa facilità dal mostruoso gorgo di note putrescenti che formano il brano. Arrivando a entrare nella mente per uscirne chissà quando.

Il tiro del suono del disco è irresistibile, travolgente, annichilente. Benché i  Cadaveric Incubator siano solo in tre, la potenza di fuoco è enorme, incontrollata, con gittata a 360°. Una vera e propria colata lavica le cui rocce fuse altro non sono che i tre scellerati musicisti: Necroterror (basso, voce), Humiliator (chitarra, voce) e Pentele (batteria).

Il talento di Humiliator in tema di riff si può anche rilevare dalla rutilante ‘The Covenant of Gore’, sfascio in up-tempo e blast-beats annessi che scoperchierebbe anche un carro armato. Delizia.

I Cadaveric Incubator si dilettano anche con i mid-tempo (‘Hideous Premonition’), riuscendo bene anche i tale circostanza. Tuttavia, la natura del terzetto Helsinki è votata alla velocità. È in questo caso che l’apparente caos genera una sorta di stordimento, di trance, di allucinazione (‘Massacred’, ‘Swarming Decay’).

Le tematiche affrontate, fondamentalmente gore, contribuiscono efficacemente a inquadrare il flavour del sound della formazione scandinava, consentendo allo stesso di assumere una fisionomia ben delineata, uno stile abbastanza personale.

Si aprono voragini nel terreno, si squarcia il cielo: è l’attacco dei Cadaveric Incubator!

Daniele “dani66” D’Adamo

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