Recensione: Shade Of Love

Di Alex Casiddu - 6 Agosto 2013 - 0:17
Shade Of Love
Band: Farraday
Etichetta:
Genere: AOR 
Anno: 2013
Nazione:
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74

Grecia: terra di dei, guerrieri… e rockers!
Il duo Farraday – composto dai polistrumentisti Roy Da Vis e Stathis Spiliotopoulos – debutta con “Shade Of Love” riportandoci per una quarantina di minuti in pieni anni 80.
E’ fondamentale fugare subito ogni dubbio dicendo che la band ateniese si rifà in toto al melodic rock che una trentina d’anni fa andava per la maggiore: per intenderci, quello proposto dai vari Asia, Loverboy e Danger Danger degli esordi.

La scelta dei due fondatori di suonare e cantare tutto da soli è quantomeno azzardata, il complesso potrebbe risultare freddo e assemblato furbescamente, sfruttando le moderne tecnologie.
Invece bastano i primi minuti delle iniziali “One Way Ticket To Hollywood” e “Rock U (The Old Fashion Way)” per capire di non avere di fronte degli sprovveduti e soprattutto un prodotto confezionato a tavolino.
Le luci della ribalta brillano in particolare per Roy Da Vis: è lui a prendersi carico della parte “pesante” del lavoro – voce, chitarra e tastiere – sfoderando tra l’altro una gran classe nel suonare e soprattutto nel cantare; grazie ad una timbrica nata per interpretare l’Aor e il melodic rock.
A Stathis Spiliotopoulos toccano basso e batteria, elementi fondamentali per la struttura portante di ogni song e non meno importanti.

Purtroppo c’è da sottolineare un piccolo neo in questa prima prova da studio: una produzione a tratti non molto incisiva.
Seppur ogni strumento sia ben mixato, a “Shade Of Love” avrebbe giovato senza dubbio più potenza: soprattutto per la batteria, messa un po’ in secondo piano rispetto agli altri strumenti e con un suono pericolosamente “artificiale” .
Tutto sommato ai Farraday – trattandosi del debutto – qualche peccato d’inesperienza lo si può anche perdonare: se non altro perché, per essere nuovamente rapiti dagli ateniesi, è sufficiente ascoltare la romantica titletrack e le riuscitissime “Can’t Get Enough” e “Breakin’ Down”, coi loro ritornelli ariosi e assolo da air guitar totale.

Avvicinandosi all’epilogo dell’album, qualche cartuccia “a salve” in verità viene sparata ma, considerando l’ispirazione e la buona fattura dei precedenti brani, un calo di tono è più che fisiologico.
Gli ellenici hanno ancora tempo a disposizione per regalarci la perla “There For You”: ballata resa particolare dal sax che rende elegante e raffinato questo episodio.
La chiusura affidata alla ritmata “When Passion Burns” ci guida verso le assolate autostrade d’america, in un viaggio cui partecipa la voce di Ada Livitsanou: trasposizione al femminile di Roy, con la quale forma un connubio vincente.

Per i nostri si tratta del primo disco e, seppur con diversi elementi da affinare, le premesse per sentire parlare ancora di loro ci sono tutte: ritornelli di facile presa, assoli piacevoli e ben fatti tecnicamente, tastiere pompose e parti cantate ricche di passione.
Cos’altro possiamo aggiungere se non…Farraday!    

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